2019-08-22
Rinnegate le parole di Casaleggio sr: «Piuttosto che stare con i dem esco»
In un'intervista a Gianluigi Nuzzi nel 2013, il fondatore diceva: «Ipotesi impraticabile». Oggi il figlio sarebbe pronto a benedire l'unione pur di non perdere Palazzo Chigi.Dal sogno del referendum propositivo senza quorum alla paura del voto. Ecco come si è ridotto il Movimento 5 stelle, che aprendo ora le braccia a un possibile governo con il Pd rinnega quanto sostenuto dal «padre» Gianroberto Casaleggio. Il fondatore, infatti, nel luglio 2013 appariva in un video sul canale Youtube di Beppe Grillo in cui diceva, intervistato da Gianluigi Nuzzi, che sarebbe uscito dal partito se l'allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avesse ottenuto l'appoggio dei grillini al Pd. Che cosa direbbe se fosse ancora vivo? È evidente che la coazione a ripetere che di solito appartiene al rapporto padre-figlio, soprattutto quando l'eredità è politica, non ha smosso Casaleggio junior, che in molti descrivono come terrorizzato dagli ultimi sondaggi che danno le casacche gialle tra il 7 e l'8 %. Nei giorni scorsi la dirigenza del Movimento al gran completo - oltre a Davide Casaleggio, il capo politico Luigi Di Maio, il presidente della Camera Roberto Fico, la vicepresidente del Senato Paola Taverna e i capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva - aveva raggiunto Beppe Grillo nella sua villa di Marina di Bibbona e il risultato era stata la chiusura totale nei confronti di Matteo Salvini, sfociata nelle dimissioni di Giuseppe Conte. Tutti si erano «ritrovati compatti» nel definire il leader del Carroccio «un interlocutore non più credibile». L'accusa era quella di aver prima staccato la spina al «governo del cambiamento l'8 agosto tra un mojito e un tuffo». Ora però, con l'esperienza di governo gialloblù giunta ufficialmente al termine e le consultazioni in atto al Quirinale, lo scenario vede i pentastellati in preda alla «febbre da governicchio» con il Partito democratico, già pronto a scommettere su un esecutivo giallorosso tramite l'accordo in cinque punti proposto da Nicola Zingaretti. Il Movimento intanto ieri si preparava all'appuntamento al Colle, in programma oggi, con una riunione dei capogruppo alla Camera. Ma cosa accadrebbe ai consensi dei 5 stelle se davvero andassero a braccetto con «il partito di Bibbiano»? Il rischio è quello di vedersi schiacciati dai dem, forti di un partito che, nonostante le difficoltà, gode di un'ideologia, di un'organizzazione e di un tipo di militanza più forte della loro, forse perché ereditata dalla sinistra comunista. Sempre nello stesso video citato in principio, Casaleggio senior ribadiva la necessità di introdurre in Costituzione addirittura il vincolo di mandato, per «evitare di presentarsi con una coalizione, un movimento o un partito con un programma e il giorno dopo tradire gli elettori che lo hanno eletto per fare quello, cambiando casacca». Che il Pd non voglia andare al voto non stupisce più di tanto, ma che si rifiuti un movimento che è nato lottando contro la Casta fa ridere o forse piangere per il tradimento del popolo italiano e non solo del suo fondatore. «Democrazia diretta significa spostare il peso verso il cittadino», proseguiva Casaleggio nell'intervista, sottolineando che la democrazia che aveva in mente il suo Movimento faceva di ogni cittadino un «politico in prima persona». Ma ora, è evidente, si preferiscono gli inciuci.
Tyler Robinson dal carcere dello Utah (Ansa)
Tedros Ghebreyesus (Ansa)