2024-09-17
Riecco Ermini: fa l’avvocato dei dem
Al processo ad Andrea Delmastro per il caso Cospito, il legale degli esponenti del Nazareno è l’ex deputato, già vicepresidente del Csm e neo presidente della holding di Aldo Spinelli.Se si vuole toccare con mano il groviglio amoroso tra Pd-magistrati e grandi opere pubbliche basta andare al tribunale di Roma, dove è in corso il processo contro il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, per l’affaire Cospito. All’udienza di ieri, a far domande ai testimoni, come legale di quattro deputati del Pd ammessi come parti civili c’era David Ermini. Sì, proprio lui, l’ex renziano e deputato dem, indimenticato vicepresidente di un Csm travolto dal caso Palamara, ex consigliere di Emily Schlein per la giustizia e fresco di incarico come presidente della holding di Aldo Spinelli, il reuccio dei porti liguri e toscani che è tra i protagonisti dell’inchiesta che ha travolto Giovanni Toti. E a proposito di Liguria, come non bastasse, tra i quattro piddini che si sono costituiti in giudizio contro Delmastro c’è pure Andrea Orlando, candidato del campo largo a prendere il posto di Toti. All’incontenibile Ermini manca solo di difendere qualche Ong importa-migranti contro il governo e al prossimo giro finisce dritto alla Corte costituzionale.Ieri si è tenuta una nuova udienza del processo contro Delmastro, accusato di aver spifferato all’amico Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, una serie di informazioni sul 42 bis applicato all’anarchico Alfredo Cospito. Donzelli, poi, nel corso di un intervento a Montecitorio, avrebbe utilizzato queste notizie, che i pm ritengono fossero coperte da segreto d’ufficio. Ieri, sentito come testimone, Donzelli non ha avuto dubbi: sia prima che dopo l’intervento in Aula, «Delmastro mi ha confermato che non erano notizie segrete e che aveva chiesto conferma in proposito al magistrato Sebastiano Ardita», toga stimatissima e che per giunta è considerato un po’ il papà del carcere duro per i boss. Ma a parte questo, c’è un fronte insidioso con il Pd, perché Donzelli svelò che quattro suoi esponenti, Walter Verini, Debora Serracchiani, Andrea Orlando ed Enrico Lai, avevano incontrato Cospito dietro le sbarre. Gli interessati fecero notare che rientra tra le normali prerogative dei parlamentari andare a visitare i carcerati, oltre al fatto che Cospito aveva problemi di salute e c’erano anche delle ragioni umanitarie. Del resto, chi ricorda la stagione degli anni di piombo sa che ogni partito ha sempre mandato i propri deputati a trovare i terroristi di destra o di sinistra. Ma nel pieno delle polemiche, con il Pd che faceva di tutto per far dimettere Delmastro, da Fdi arrivarono parole forti e si parlò di «inchino del Pd ai mafiosi». A rendere la storia decisamente surreale è che Verini e Serracchiani hanno scelto come loro avvocato proprio Ermini, che ieri si è presentato in aula a far domande a Delmastro. Nulla di illegale, ma ai tempi del vecchio Pci, quando l’avvocato del partito era Guido Calvi, non avrebbero mai consentito un pasticcio simile. Per mesi, il centrosinistra e i giornali che lo appoggiano hanno cercato di far credere che se a Genova e in Liguria gli armatori e i gestori delle banchine fanno quello che vogliono è perché erano amici del solo Toti, mentre il sistema è decisamente trasversale ai partiti. E mentre alcuni ministri e il centrodestra denunciavano un accanimento delle toghe contro Toti, per mesi agli arresti prima di dimettersi e patteggiare come Spinelli, il Pd rispondeva che era tutto normale e che bisognava rispettare il lavoro della Procura. Poi arriva l’ex senatore Ermini, ex vicepresidente del Csm, ex renziano, ex consigliere della Schlein, legato all’ex guardasigilli Orlando, da oltre 10 anni gran ciambellano dei rapporti tra centrosinistra e toghe di area, e nel giro di poche settimane fa bingo: presidenza della holding di Spinelli, l’accusatore di Toti, e difesa degli ex compagni di partito in un processo che potrebbe costare a Delmastro il posto in Via Arenula. Ma non potevano rivolgersi all’avvocato Antonino Ingroia, così, per cambiare?
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea (Getty Images)
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)