2018-06-01
Padoan, i soldi all’estero
e l’autarchia
di «Repubblica»
Il quotidiano prima se la prende con Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico del Carroccio, poi consiglia ai lettori di investire su oro e prodotti finanziari americani o tedeschi.Polemiche sul leghista perché detiene obbligazioni straniere legalmente e nei depositi titoli di banche italiane. Silenzio invece sul ministro uscente Pier Carlo Padoan che ha 50.000 euro e una proprietà immobiliare oltreconfine.Lo speciale contiene due articoli.Occhio: se avete intenzione di fare politica, dovete essere certi di avere una situazione finanziaria immacolata. Niente titoli di stato tedeschi, zero obbligazioni americane, divieto assoluto di azioni francesi. Prima di pensare a qualche incarico ai vertici dello Stato fareste dunque bene a controllare il vostro stato patrimoniale, perché un domani qualcuno potrebbe rimproverarvi di avere in portafogli qualche investimento straniero, segno evidente di intelligenza con il nemico. Se infatti è vero che con l'Europa unita sono cadute le frontiere e c'è la libera circolazione degli uomini e delle merci, al momento non esiste ancora la libertà di mettere i propri soldi dove si vuole. Chi lo fa, chi cioè investe fuori dai confini nazionali, se ricopre un incarico politico rischia di vederselo rinfacciato. Ne sa qualche cosa Claudio Borghi Aquilini, uno dei consiglieri economici di Salvini. Ex trader della Deutsche bank poi divenuto docente della Cattolica, Borghi è un sovranista, cioè uno di quelli che sognano di riportare in Italia le decisioni economiche che oggi sono trasferite a Bruxelles. Non solo. L'ex funzionario della banca tedesca è tra coloro che teorizzano l'uscita dall'euro e la riscoperta della lira. Fin qui nulla di strano: chiunque può coltivare le proprie idee, anche quelle meno realizzabili. La parte «imbarazzante» della faccenda l'ha spiattellata però ieri mattina il quotidiano La Repubblica, che a freddo ha riprodotto la dichiarazione patrimoniale che lo stesso Borghi ha presentato al consiglio regionale della Toscana, dove fino al 4 di marzo ricopriva l'incarico di capogruppo della Lega. Nella pagina pubblicata dal giornale diretto da Mario Calabresi risultano in bella evidenza due investimenti all'estero. Sì, avete letto bene: 350.000 euro di obbligazioni non italiane e 50.000 euro di titoli ugualmente stranieri. Apriti o cielo: ma come, il sovranista che vuole uscire dall'euro, i suoi soldi li porta all'estero? Bella coerenza. Invece di comprare azioni italiane e buoni del tesoro della nostra Repubblica, aiuta lo straniero. Il povero Borghi ha provato a spiegare che l'investimento è stato fatto in Italia, con una italianissima banca, e che il portafogli è custodito in Italia anche se le obbligazioni sono di un altro Paese, ma è stato tutto inutile, perché i censori hanno tirato diritto.Tuttavia in questa faccenda ci sono una serie di cose buffe. La prima è che a tirare fuori la storia è stato Davide Serra, un finanziere italiano molto caro a Renzi, ma soprattutto un tipo che ha il suo quartier generale a Londra, da dove muove pacchi di milioni spostandoli in tutto il mondo là dove ci sia da far affari. Che Serra rimproveri a Borghi di avere poche centinaia di migliaia di euro in titoli stranieri è un po' come il bue che dà del cornuto all'asino, perché gran parte dei soldi che Serra muove sono investimenti italiani che grazie a lui sono finiti oltre frontiera. Tuttavia questo è niente. Il meglio è stato scoprire che se Borghi ha 400.000 euro in valuta, il nostro ministro dell'Economia ne ha molti di più. Pier Carlo Padoan, l'uomo che secondo il ragionamento di Serra e dei vari censori dovrebbe difendere l'italianità degli investimenti, i risparmi li tiene anche, come spiega Maurizio Tortorella qui sotto, in conti e immobili all'estero.Però la parte più comica di questa vicenda non è rappresentata né da Serra né da Padoan, ma da Repubblica che mentre da un lato denuncia gli investimenti di Borghi, dall'altro li caldeggia. A pagina 11 dello stesso quotidiano che vorrebbe imporre l'autarchia degli investimenti, sotto il titolo «Spread in corsa e instabilità, come tenere la rotta del risparmio» si possono infatti leggere i consigli degli esperti per difendere i propri soldi. E che si trova in quelle righe? Il suggerimento di investire all'estero i risparmi. «Ipotizzare l'uscita dall'euro per l'Italia rappresenta uno scenario inedito nelle conseguenze e molto poco rassicurante», scrive il giornale debenedettiano. «La nuova lira infatti subirebbe una svalutazione del 15-25% e visto l'alto debito pubblico, il 132 % del Pil, l'ondata di vendite proveniente dall'estero sarebbe davvero massiccia, con effetti pesanti. Per chi ritiene però che si possa davvero giungere a una scelta del genere, il consiglio degli operatori è piuttosto netto: l'unica protezione è mettere quanta più distanza possibile dall'Italia. Ad esempio investendo in dollari, oro, beni rifugio in generale, titoli di stato americani - i Tresury bond rendono il 2,7 % - ma anche Bund tedeschi». Proprio quello che ha fatto Borghi. Dunque da un lato La Repubblica attacca il deputato leghista per aver comprato titoli esteri, dall'altro suggerisce ai lettori di seguirne l'esempio. È vero che, come dimostra Di Maio, questi sono tempi di grandi giravolte, ma che le opinioni cambino appena girata pagina ancora non lo sapevamo. Sarà anche la Repubblica delle idee, ma devono essere idee un po' confuse.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/repubblica-inciampa-sullautarchia-2574006412.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="padoan-ha-una-casa-e-soldi-in-francia-il-pd-pensa-ai-bond-esteri-di-borghi" data-post-id="2574006412" data-published-at="1758142826" data-use-pagination="False"> Padoan ha una casa e soldi in Francia. Il Pd pensa ai bond esteri di Borghi Cinguettii come granate, post come trincee: la guerra è scoppiata ieri, a cavallo fra Twitter e Facebook, perché proprio ieri Repubblica ha scoperto che Claudio Borghi Aquilini, deputato leghista ma soprattutto responsabile economico del Carroccio nonché autore del manuale Basta euro! (che Matteo Salvini ha usato come formidabile strumento propagandistico nelle ultime campagne elettorali), ha investito i suoi risparmi - poco più di 400.000 euro - in obbligazioni estere, ovviamente denominate in euro e forse anche in sterline britanniche. La notizia, sui social network, ha innescato una polemica al calor bianco: da una parte i detrattori di Borghi Aquilini e dei partiti cosiddetti sovranisti, indignati per la presunta «doppiezza» di chi attacca l'euro gridando alla difesa degli interessi nazionali e poi investe in fondi esteri; dall'altra i sostenitori dell'economista leghista. In realtà, a scoprire il «castelletto» di Borghi Aquilini, e a sottolinearne maliziosamente il carattere esterofilo e filo euro, era stato mercoledì il finanziere renziano Davide Serra: era stato proprio Serra a pubblicare la «dichiarazione ufficiale della situazione patrimoniale» che Borghi Aquilini aveva dovuto depositare nell'ottobre 2017 in qualità di consigliere regionale in Toscana. «Scusi, onorevole», aveva cinguettato velenosamente Serra, «sono certo non sia vero che lei ha tutti i suoi risparmi all'estero e che lei finanzia Stati esteri, come da sua dichiarazione allegata. Visto che lei vuole uscire dall'euro, può confermare che ha tutti i suoi risparmi in debito italiano e in conti in Italia?». Borghi Aquilini gli aveva subito risposto: «Scusi, caro Serra, ma con quale logica uno, che ha sempre denunciato l'assoluta pericolosità di un'Eurozona che con le regole attuali non dà garanzie ai risparmiatori, dovrebbe metterci i propri risparmi?». Apriti cielo. A quel punto, avuta la conferma della propensione del leghista «verso obbligazioni e titoli di Stato esteri», il popolo di Twitter e Facebook è partito all'attacco. Per 24 ore, Borghi Aquilini ha letteralmente ballato la rumba, incalzato da decine e decine di commenti. Alcuni gentilmente ironici: «Onorevole, come mai investe i suoi risparmi all'estero?». Altri duri: «Questi ci fanno scemi. Si riempiono la bocca della parola sovranità e poi fanno acquisti massicci di titoli e obbligazioni straniere». Altri ancora irriferibili, come nelle peggiori tradizioni della rete. Inutilmente Borghi Aquilini ha cercato di spiegare che non aveva affatto espatriato illegalmente il suo patrimonio e che quei soldi sono stati in gran parte investiti «per l'acquisto di una casa». A poco è servito anche il comunicato che, esasperato, il deputato leghista ha diffuso nel primo pomeriggio di ieri: «In merito ad articoli ingannevoli e diffamatori, preciso che: 1. non ho mai portato all'estero alcuno dei miei risparmi, che da sempre sono in depositi titoli di banche in Italia. 2. Tutti i mei risparmi e proprietà sono sempre stati correttamente resi pubblici e accessibili a tutti da quando sono stato eletto consigliere regionale in Toscana nel 2015. 3. Mettere in relazione le mie scelte d'investimento con l'attuale situazione politica è ridicolo, in quanto la mia più recente dichiarazione pubblica risale al 2017, quando la nostra futura vittoria elettorale era solo un sogno e al governo c'era saldamente il Pd che, con provvedimenti scriteriati quali l'adozione del bail in, aveva reso rischiosi i titoli degli emittenti italiani come ben possono testimoniare decine di migliaia di risparmiatori azzerati da tali provvedimenti». Tutto inutile, la polemica sul Borghi Aquilini incoerente e presunto esportatore di valuta non è minimamente calata. È stato allora che il leghista ha scelto il coup de théâtre e, sempre sui social, ha impugnato l'arma finale. Cioè la dichiarazione dei redditi 2017 del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, preceduta da poche parole maiuscole, e al fulmicotone: «Fermi tutti. Trovati i risparmi del ministro Padoan, del Pd. Regolarmente piazzati proprio fiscalmente all'estero». In effetti, nel riquadro Rw, e cioè là dove vanno indicati gli investimenti all'estero, il modello unico del titolare dell'Economia riporta cifre significative: 50.000 euro in un caso, addirittura 750.000 in un altro. Sono gli investimenti di Padoan in Francia: e cioè un conto corrente bancario il cui valore nominale viene indicato in 40.000 euro iniziali poi accresciuti a 50.000 al termine del periodo, e di un immobile il cui valore catastale è di altri 759.680 euro. Di entrambi, Padoan è titolare o proprietario al 50% (e probabilmente la moglie possiede l'altro 50%). «Se fa scandalo la detenzione di attività detenute all'estero», ha chiuso Borghi Aquilini, «segnalo che, al contrario di me, il ministro Padoan dichiara di non detenere alcuna attività finanziaria in Italia ma di possedere beni fisicamente posizionati all'estero». Padoan non ha risposto. Ma la guerra non finisce qui. Maurizio Tortorella
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)