2024-09-28
«Repubblica» tifa per l’autonomia se serve a schedare i non vaccinati
Il quotidiano attacca governo e Garante per lo stop alla registrazione dei giovani che rifiutano l’anti Hpv in Puglia. Il diktat era in contrasto con le norme nazionali, ma il giornale contrario al ddl Calderoli ora frigna.scelta di schedare gli studenti non vaccinati contro il Papilloma virus umano (Hpv), causa di infezioni a trasmissione sessuale. E attacca il governo in quanto si è opposto all’iniziativa. «È legge una strategia d’urto per conseguire la più ampia vaccinazione contro il Papilloma virus umano mai utilizzata in Italia, poiché subordina a un colloquio informativo finalizzato alla vaccinazione anti-Hpv l’iscrizione a scuola dei ragazzi da 11 a 25 anni», annunciarono lo scorso maggio i consiglieri della Regione Puglia Fabiano Amati di Azione e Pierluigi Lopalco del Pd, promotori della proposta. Emiliano la definì «legge urgente», promulgandola. Il Garante per la protezione dei dati personali e il governo si opposero, ma per la Repubblica si è trattato di un grave errore. «Iniziativa più che meritoria è quella della Regione Puglia che, con una legge regionale, prevede che l’iscrizione a scuola e all’università, tra gli 11 e i 25 anni, sia subordinata a un attestato che dica o che l’aspirante studente si è vaccinato o che ha rifiutato di vaccinarsi», scrive Minerva. Precisa che «l’intento è ovvio: non certo quello di obbligare a una vaccinazione (cosa che pur avrebbe senso visto che salva vite e fa risparmiare molti soldi al Ssn), ma di poter spiegare come stanno le cose e registrare la informata volontà del cittadin*. Bello, no?». L’utilizzo dell’asterisco per opacizzare le desinenze maschili e femminili è in chiaro ossequio alla cultura woke, mentre fa meno sorridere l’auspicio di un obbligo vaccinale in giovanissima età (è raccomandata la somministrazione a partire dagli 11 anni), quando la grande maggioranza delle infezioni «scompare spontaneamente, circa il 50% nel corso di un anno e circa l’80% in due anni», dichiara il Gruppo italiano che promuove l’attività per lo screening del carcinoma della cervice uterina (Gisci). Nel materiale informativo, l’associazione chiarisce che l’infezione «in una minoranza di casi provoca lesioni a livello del collo dell’utero […] Ci vogliono, però, molti anni perché le lesioni si trasformino, e solo pochissime delle donne con infezione da Papilloma virus sviluppano un tumore del collo dell’utero». Per il quotidiano del gruppo Gedi, bisogna accogliere a piene mani un vaccino anti Hpv che è «sicuro, efficace e offerto gratuitamente». Sciaguratamente, però, «col favore del solleone e gli influssi dell’anticiclone Caronte il 28 luglio, il governo ha impugnato la legge davanti alla Corte costituzionale. Perché? Strizzare l’occhio ai no vax? Mettere i bastoni tra le ruote alla Regione che tenta di salvare vite e risparmiare soldi, ma è governata dal centro sinistra? Bah. Di certo, la mossa del governo non ha senso», si afferma nell’editoriale. Nessun cenno all’avvertimento formale inviato dal Garante della privacy, in risposta alla documentazione presentata dopo l’apertura dell’istruttoria a fine maggio. «Violano la normativa privacy i trattamenti di dati personali previsti dalla legge regionale pugliese», scrisse l’Autorità. Sarebbe bastato sensibilizzare gli studenti sulla necessità di vaccinarsi, non condizionarne l’accesso agli studi, tanto più perché l’anti Hpv non rientra tra i vaccini obbligatori ai fini dell’iscrizione scolastica. Minerva preferisce ignorare i rilievi sollevati dal Garante per la violazione, con quella legge, del Regolamento europeo sulla privacy. Convinta che la scuola sia il luogo giusto dove spiegare come funziona il vaccino, chiede costernata: «Perché il governo non vuole fare educazione alla salute nelle istituzioni scolastiche?». Figuriamoci, l’esecutivo addirittura ha impugnato la legge pugliese sulla schedatura, scrive Repubblica, e parla di «beffa» in quanto si sarebbe mosso «su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, che, con l’autonomia differenziata, vuole dare alle Regioni la libertà di fare assolutamente quello che vogliono in materia di salute».È evidente il cortocircuito alla base di una simile affermazione. Proprio Emiliano si muove deviando in autonomia dalle direttive centrali. Lo si è visto nella scelta (impugnata dal governo e pure contestata dall’Autorità garante della concorrenza del mercato) di approvare a marzo la legge che sanciva la gestione pubblica dell’Acquedotto Pugliese. Così pure nella legge regionale anti Covid, che a giugno avrebbe giustificato il rifiuto della Asl di Lecce di fare entrare in ospedale alcuni tirocinanti, perché sprovvisti della quarta dose del vaccino. Altra violazione rilevata dal Garante. Per non parlare della legge contro la transomofobia, approvata a luglio pur di essere in controtendenza rispetto a Roma.Non ultimo. Nelle scuole, allora, oltre che dei benefici si dovrebbe parlare dei rischi degli inoculi, visto che stiamo parlando di giovanissimi. Secondo il report sui vaccini (non Covid) dell’Aifa pubblicato lo scorso luglio, nel 2022 le segnalazioni di eventi avversi post vaccino anti Hpv hanno rappresentato il 70,5% delle segnalazioni e quelle con almeno un evento grave erano il 22,8%. Gli eventi più gravi hanno colpito ragazzini con età media 11 e 12 anni. Scrive Aifa: «Il maggior numero di segnalazioni si è osservato nella fascia di età per la quale è raccomandata la vaccinazione», ovvero fino ai 17 anni». Soprattutto, venivano riportate patologie del sistema nervoso.