2025-08-09
Renzi allo stremo: basta Italia viva, viva Silvia Salis
Per restare vivo (politicamente, ovvio), Matteo Renzi è pronto a far morire Italia viva, il partito che ha creato sei anni fa. Lo ha annunciato lui stesso, come un Crono moderno che mangia i suoi figli, spiegando di voler alimentare la tenda riformista, in vista delle prossime elezioni. Che l’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd lavori per il 2027, quando si rinnoverà il Parlamento, è evidente. Le elezioni comunali o regionali gli interessano poco o nulla: al massimo, come è successo a Genova, si imbuca nella coalizione per ottenere un po’ di visibilità e, soprattutto, per poter dire che il suo contributo alla vittoria è stato determinante.In realtà, ormai Renzi non porta voti. Anzi, secondo alcuni è addirittura uno scaccia voti. Significativa è stata la sfida lanciata un anno fa per il sindaco di Firenze. In casa sua, l’ex premier sperava di riuscire a imporre una fedelissima o, quanto men, di stringere un’alleanza con il Pd che gli consentisse di ottenere per i suoi qualche buon assessorato. Invece Sara Funaro, sostenuta da Dario Nardella, primo cittadino uscente che da amico è divenuto nemico carissimo di Renzi, ha tirato diritto da sola, senza bisogno di aiutini nemmeno al secondo turno, lasciando la candidata renziana Stefania Saccardi al 7%, poco più di quanto ha portato a casa Cecilia Del Re, altra concorrente progressista. Insomma, là dove è nato, il renzismo ha dimostrato di essere più morto che vivo. Del resto, negli stessi giorni in cui era costretto a mettere da parte il sogno di ripartire da Firenze, l’ex segretario ha dovuto registrare un’altra scoppola. La lista messa insieme con Emma Bonino e compagni per entrare in Europa ha lasciato fuori sia lui sia gli alleati, con il risultato che gli Stati Uniti d’Europa (questo il nome scelto dalla combriccola), dopo non aver superato la soglia di sbarramento, si sono dissolti come neve al sole. Una batosta cui è seguito un fuggi fuggi generale al punto che oggi, rispetto ai 45 parlamentari su cui potevano contare nella precedente legislatura, le truppe renziane sono ridotte a sei deputati e otto senatori. Un pugno di pretoriani che, però, difficilmente potrà essere eletto al prossimo giro. Inchiodata da anni al 2%, Italia viva, nel caso in cui corresse da sola, certificherebbe il decesso. Dunque, Renzi non può che inseguire per l’ennesima volta l’idea di un nuovo partito centrista, nella speranza di mettere insieme i cespugli sorti alla destra del Pd. L’ex premier sogna di fare collezione di centrini e, ovviamente, di tirare le fila di quella che ha chiamato tenda riformista. Il progetto alla fine è sempre lo stesso di cui parla da anni senza successo, ovvero un terzo polo per il quale lui ha già pronto pure il leader da gettare nella mischia, ovvero Silvia Salis, una sindaca costruita in laboratorio che a Genova si sta distinguendo nel rinunciare, pur di non scontentare sinistra e Verdi, a ogni opera di sviluppo della città, in quanto decisa dalla precedente amministrazione.Rinunce e rinvii che condanneranno il capoluogo ligure, dopo anni in cui sotto la Lanterna erano partiti progetti di crescita. Ma del resto, se lo sponsor della Salis in formato candidata premier è Renzi, cioè uno che ha creato Italia viva ma è pronto a farla morire pur di riuscire a tornare in Parlamento, che volete che sia il decesso di Genova: solo un effetto collaterale di un leader che non si rassegna alla sconfitta e a mantenere la promessa di lasciare la politica.Ps. In questi giorni l’ex premier si agita molto anche per il caso Almasri, rilasciando dichiarazioni a raffica per la liberazione del presunto torturatore libico. È apprezzabile l’impegno in difesa dei diritti umani. Chissà quando deciderà di mostrare la stessa indignazione con quel principe rinascimentale accusato di aver fatto a pezzi un giornalista nell’ambasciata araba in Turchia. Ah, dimenticavo: a Riad non mi risulta che i detenuti li trattino meglio che in Libia. In genere, agli oppositori tagliano la testa. Ma Renzi, che è spesso ingaggiato per tenere le sue fondamentali conferenze, invece che della dinastia Bin Salman preferisce parlare della dinastia Meloni. È meno pericoloso.
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
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La Fondazione per la scuola italiana, ente non profit finanziato da privati, ha lanciato un bando da 600mila euro per sostenere le venti filiere più significative del modello di formazione tecnico-professionale 4+2. L’iniziativa è realizzata con il supporto scientifico dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire).
Con l’ultimo Decreto legge Scuola, il percorso 4+2 — che consente di conseguire il diploma in quattro anni e proseguire con due anni di specializzazione presso gli ITS Academy — è entrato a regime, affiancando i tradizionali percorsi quinquennali. Il bando è rivolto agli istituti capofila che abbiano sottoscritto un accordo di rete con gli altri soggetti della filiera. Le candidature devono essere presentate entro il 24 ottobre e saranno valutate da una commissione di esperti nominata dalla Fondazione.
La graduatoria terrà conto di diversi criteri, tra cui il numero di ore di laboratorio nelle discipline STEM e nelle imprese, la progettazione di unità didattiche interdisciplinari, la formazione specifica dei docenti, il sistema di monitoraggio, i progetti di economia circolare e quelli di internazionalizzazione. Le venti filiere vincitrici, selezionate nel limite di cinque per indirizzo e tre per regione, potranno investire i fondi per rafforzare la didattica innovativa, avviare programmi di scambio con l’estero e potenziare l’orientamento dei diplomati.
«L’obiettivo non è solo premiare i progetti più efficaci, ma diffondere buone pratiche replicabili a livello nazionale», ha spiegato il presidente della Fondazione, Stefano Simontacchi, sottolineando anche l’attenzione alle aree svantaggiate nella ripartizione dei fondi.
Secondo Francesco Manfredi, presidente di Indire, il consolidamento del modello 4+2 passa da «un accompagnamento scientifico qualificato, monitoraggi costanti e un lavoro metodologico condiviso». L’obiettivo è costruire percorsi formativi capaci di rispondere meglio alle esigenze culturali e professionali delle nuove generazioni.
Il bando si inserisce nell’accordo tra la Fondazione e Indire per l’attuazione del Piano nazionale di accompagnamento alla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale. Parallelamente, la Fondazione porta avanti il programma EduCare per sostenere singole scuole con progetti su laboratori didattici, efficientamento energetico e sicurezza infrastrutturale.
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