2024-09-29
Relativismo, donne, tecnocrazia: adesso Francescso parla da «ratzingeriano»
In Belgio, Papa Bergoglio ripropone molte delle tesi di Bendetto XVI E loda il no all’aborto di re Baldovino: «Rifiutate leggi omicide».Non è la prima volta che papa Francesco sfugge ai tentativi di incasellarlo: progressista? Conservatore? Forse, semplicemente cattolico, cioè universale: capace di parlare a tutti. Alle loro differenti sensibilità. Perché, come ha detto ieri in Belgio, «l’unità nella Chiesa non è uniformità, ma è trovare l’armonia delle diversità». Fatto sta che sia nel discorso che ha tenuto nella Basilica del Sacro Cuore di Koelkelberg, sia in quello di venerdì, dinanzi ai professori universitari di Lovanio, il Pontefice ha usato toni e argomenti insolitamente «ratzingeriani». Benedetto XVI lo ha pure citato esplicitamente, ricordando una «regola del discernimento» che il suo predecessore scrisse «molto prima di diventare Papa»: «Dove manca la gioia, dove l’umorismo muore, qui non c’è nemmeno lo Spirito Santo […] e viceversa: la gioia è un segno della grazia».Già la meta del suo ultimo viaggio, nel cuore di un’Europa non semplicemente secolarizzata, ma ormai ostile alle sue radici religiose, non appariva casuale. Benché l’interesse dei media si sia concentrato soprattutto sui mea culpa per lo scandalo degli abusi del clero, ieri Jorge Mario Bergoglio ha affrontato con acume anche il problema del laicismo militante. «Siamo passati», ha constatato, «da un cristianesimo sistemato in una cornice sociale ospitale a un cristianesimo “di minoranza”, o meglio, di testimonianza». Ma proprio nello spirito del Papa tedesco, il Santo Padre ha sottolineato che questo arretramento non va percepito come una sconfitta; semmai, «la crisi […] è un’occasione preziosa - nel linguaggio biblico si dice kairòs, occasione speciale». Una lettura in linea con la «profezia» giovanile di Ratzinger. Nel 1969, l’allora professore di teologia sostenne che la Chiesa del futuro avrebbe attraversato un «enorme sconvolgimento», diventando socialmente e politicamente irrilevante. Tuttavia, aggiungeva, «quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata». Una comunità modellata sull’esempio dei cristiani dei primissimi tempi, testimoni radicali, fino al martirio, di un’alternativa integrale alla logica del mondo. Solo così, alla gente, «quel piccolo gregge di credenti» sarebbe potuto sembrare «qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno», concludeva Ratzinger, «come una speranza per sé stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto».È una tesi echeggiata dalle parole di Francesco, che ha invitato i cattolici a «ritornare all’essenziale, cioè al Vangelo, perché a tutti venga nuovamente annunciata la buona notizia che Gesù ha portato al mondo». In effetti, il lieto annuncio - è la critica più sensata che si può muovere a un conservatorismo che non sia difesa della fede, bensì nevrosi formalistica - non si esaurisce in un luogo e in un tempo specifici. Lo dice Dio nell’Apocalisse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Perciò, ha ammonito ieri il Pontefice, per essere bravi sacerdoti non bisogna soltanto «gestire un patrimonio del passato», ma essere «pastori».Certo, su questo terreno può aprirsi un solco col pensiero di Benedetto XVI. Un conto è diventare «sale della terra» in virtù di una profonda adesione al Vangelo; un conto è pensare che, per rendere il cristianesimo più appetibile, lo si debba adeguare ai tempi. Sì alla santità, no al marketing. Perciò non va fraintesa l’esortazione di Francesco a una «conversione ecclesiale, per avviare quelle trasformazioni pastorali che riguardano anche le consuetudini, i modelli, i linguaggi della fede». È una creatività che non deve tradursi in cedimenti di principio. Purtroppo, a volte è accaduto in questi anni, dalla questione della comunione ai divorziati risposati, alla benedizione delle unioni irregolari. E la contraddittorietà di alcuni interventi dello stesso Papa non aiuta a orientarsi. Per dire: ieri, Bergoglio ha sottolineato che «il processo sinodale […] non deve avere tra le priorità qualche riforma “alla moda”, ma chiedersi: come possiamo far arrivare il Vangelo in una società che non lo ascolta più o si è allontanata dalla fede?». Allora, che bisogno c’era di spingere i confratelli a confessare, durante la celebrazione che si terrà martedì in Vaticano, i peccati «contro la sinodalità»? Perché dare la sensazione che il Sinodo avrebbe legittimato il sacerdozio femminile, per poi dichiarare agli accademici belgi, ansiosi di vedere accresciuto il ruolo femminile nella Chiesa, che la Chiesa «è donna», ma «non è un’azienda multinazionale» e che «ciò che è caratteristico della donna non viene sancito dal consenso o dalle ideologie»? Addirittura, che «è brutto quando la donna vuole fare l’uomo»? Due giorni fa, peraltro, il Pontefice argentino ha sviluppato un ragionamento ancora più ratzingeriano. Con i docenti di Lovanio, Francesco ha denunciato le due derive della cultura contemporanea. Da una parte, essa è «segnata dalla rinuncia alla ricerca della verità. Abbiamo perduto», ha lamentato, «l’inquieta passione del cercare, per rifugiarci nella comodità di un pensiero debole - il dramma del pensiero debole! -, per rifugiarci nella convinzione che tutto sia uguale, che una cosa valga l’altra, che tutto sia relativo». È quella che il Papa chiama «stanchezza dello spirito». Dall’altra parte, i richiami alla verità scadono spesso «in un atteggiamento razionalista, secondo cui può essere considerato vero soltanto ciò che possiamo misurare, sperimentare, toccare, come se la vita fosse ridotta unicamente alla materia e a ciò che è visibile». È il «razionalismo senz’anima, in cui oggi rischiamo di cadere nuovamente, condizionati dalla cultura tecnocratica […]». L’affondo è severo: «Quando si riduce l’uomo alla sola materia, quando la realtà viene costretta dentro i limiti di ciò che è visibile; quando la ragione è soltanto quella matematica, quando la ragione è quella “da laboratorio”, allora viene meno lo stupore - e quando manca lo stupore non si può pensare; lo stupore è l’inizio della filosofia, è l’inizio del pensiero». Sembra di riascoltare Benedetto XVI. Le sue sferzate all’«economicismo tecnocratico», che tende a «svalutare la persona», «concepita come un essere “fluido”». Le sue intemerate contro lo scientismo, la separazione di fede e ragione. E il suo discorso alla Missa pro eligendo Pontifice del 2005, allorché si scagliò contro la «dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».Di questo tour del Papa, qualcuno ha notato pure altri due dettagli eloquenti. Intanto, la battuta al vescovo ausiliare di Treviri, il quale gli portava omaggi e preghiere della Conferenza episcopale tedesca. «È cattolica?», ha scherzato Bergoglio, castigando col riso gli esponenti più «a sinistra» della Chiesa, da sempre in rotta con Ratzinger. Poi, l’elogio a re Baldovino del Belgio: nel 1990, pur di non sottoscrivere la norma che liberalizzava l’aborto, il sovrano si fece dichiarare temporaneamente inabile a regnare. Il Santo Padre ne ha lodato «il coraggio» di «lasciare il suo posto per non firmare una legge omicida». E ha esortato i belgi a imitarlo, «in questo momento in cui si fanno strada leggi criminali», specie sull’eutanasia. È lo stesso Francesco che, nel Sud Est asiatico, finiva per equiparare tutte le religioni monoteiste, vie diverse che portano all’unico Dio? Ma che Pontefice è Bergoglio? Canto e controcanto? Papa e antipapa? Progressista e conservatore? O è solo cattolico, cioè universale?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.