
Pure le toghe di Md attaccano il Jobs act. Ddl Salari della Lega in Aula entro fine mese.Si scalda il clima attorno ai referendum dell’8 e 9 giugno prossimi, in particolare quelli che riguardano il tema del lavoro. Al punto che anche Magistratura democratica, la corrente di sinistra dell’Associazione magistrati, è scesa in campo aderendo al comitato promotore della consultazione popolare promossa dalla Cgil e sostenuta dal M5S, Avs e da un Pd spaccato al suo interno, unendosi a coloro che chiedono di cancellare il Jobs Act. L’esecutivo di Md, in una nota, ha fornito la motivazione di questo impegno, quasi anticipando i dubbi legittimi di quanti potrebbero interrogarsi su cosa abbia a che fare la mission dei magistrati con il posizionamento sul referendum. «Intendiamo partecipare al dibattito pubblico sui temi referendari cercando di contribuirvi, come associazione di magistrati, con il nostro specifico sapere tecnico - si legge nella nota di Magistratura democratica - Lo facciamo pensando che sia non solo un diritto ma un nostro dovere. E nel disegno costituzionale dei diritti, il lavoro è al centro, fondamento della Repubblica democratica. Ma non qualsiasi lavoro, non ogni scambio tra la fatica umana e un compenso quale che sia: nella Costituzione il lavoro è via di emancipazione dal bisogno». Md non si limita a fare una dissertazione sul tema del lavoro, dando spessore alle argomentazioni con il richiamo alla Costituzione, dimenticando che i cinque referendum riguardano leggi ordinarie, ma arriva al punto di prendere posizione sul Jobs Act: «I referendum di giugno hanno il merito di rimandare a questa idea del lavoro, chiamando elettori ed elettrici a ripudiare un modello regolativo molto diverso, affermatosi nel nostro ordinamento ormai da decenni e di cui i decreti attuativi della riforma nota come Jobs Act costituiscono l’esempio ultimo e perfetto: un modello in cui il lavoro - scrivono i magistrati - è un fattore della produzione come altri, è una merce che può essere sempre usata quando serve e sempre dismessa quando non serve più, al più con una spesa predeterminata, generalmente modesta». Una presa di posizione precisa, alla faccia di chi continua a credere che Md non faccia politica. Un favore al Pd, senza dubbio, che ieri con la segretaria Elly Schlein è partito lancia in resta contro il premier Giorgia Meloni, che pure ha incassato la promozione dell’agenzia di rating Standard and Poor’s. «L’invito all’astensione significa che Meloni e il governo hanno paura del popolo oltre a essere un tradimento dei principi costituzionali che fissano il voto come un dovere civico», arringa Schlein. Una stoccata che arriva proprio a ridosso del question time in Senato durante il quale il premier ha ribadito «la priorità, per la maggioranza, della crescita occupazionale, della tutela del potere d’acquisto e dell’aumento degli stipendi». Facendo un bilancio dell’attività di governo, Meloni ha evidenziato che «sono aumentati di oltre un milione gli italiani che lavorano. Di questi la metà sono donne. È il livello massimo di occupati di sempre, si tratta di lavoro stabile, aumentano i contratti a tempo indeterminato, diminuiscono i lavoratori precari, da ottobre 2023 i salari dopo tre anni hanno ripreso a crescere più dell’inflazione consentendo una timida ripresa del potere d’acquisto».Entro maggi, inoltre, la Lega presenterà in Parlamento il ddl Salari, annunciato dal sottosegretario Claudio Durigon, che dovrebbe essere diviso in due: uno con le misure per i giovani a firma Luca Toccalini, e un altro per aumentare i salari, a firma Tiziana Nisini. Tra le misure, contributi zero per tre anni per le imprese che assumono under 30, flat tax al 5% per cinque anni per i nuovi assunti con reddito fino a 40.000 euro, ma anche un anticipo per il lavoratore degli aumenti previsti dai rinnovi contrattuali. Fdi, invece, per affrontare la questione salariale, punta all’approvazione della legge delega sul «salario equo» entro la fine di maggio. Un provvedimento già approvato dalla Camera e da mesi in attesa di approvazione al Senato.
Cristian Murianni-Davide Croatto-Andrea Carulli
Il proprietario del negozio Union Fade di Milano Cristian Murianni: «Una borsa Hermès degli anni Venti vale più di una odierna. Dentro c’è la cultura, la mano, il tempo. Noi viaggiamo in tutto il mondo alla ricerca di vestiti autentici e rari».
Siska De Ruysscher
La morte assistita, in certi Stati come il Belgio, è già diventata una «soluzione» all’incapacità di trattare patologie guaribili. Tipo la depressione di cui soffre Siska, 26 anni, che invece riceverà l’iniezione letale. E il Canada pretende i parenti-spettatori.
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- Il commissario Ue al Commercio vede Lollobrigida e apre all’inserimento di controlli e reciprocità nel trattato di libero scambio col Sudamerica. Coldiretti per ora non si fida.






