Il commissario Brunner: «Daremo basi giuridiche affinché la Cedu possa giudicare in modo diverso». È l’iniziativa della Meloni, sottoscritta da Danimarca e Polonia e appoggiata dal «Financial Times». Il ministro francese Retailleau: «Chiudiamo le frontiere».
Sui migranti in Europa il vento sta cambiando, ma a sinistra non sembrano essersene accorti. Così, dopo la scoppola di domenica e lunedì scorsi sul referendum per la cittadinanza, i compagni meditano nuove iniziative a favore dell'accoglienza dei profughi. Secondo loro, il 65 per cento raggiunto dai sì sarebbe un’ottima base di partenza (parole di Graziano Delrio, interprete dell’anima cattolica e comunista del Pd) per migliorare la legislazione a favore degli extracomunitari.
Peccato che, mentre a largo del Nazareno si studia ogni escamotage per spalancare le porte agli stranieri, nel resto d’Europa si cominciano a fare i conti con l’immigrazione dissennata degli ultimi due decenni. Leggere per credere. Bruno Retailleau, ministro degli Interni francese, alla riunione con i suoi omologhi in Lussemburgo si è lasciato andare a uno sfogo che la dice lunga su ciò che pensano oggi a Parigi sul tema dell’immigrazione: «Tutti i popoli europei - indipendentemente dal fatto che i loro governi siano di destra, di sinistra, conservatori o socialdemocratici - chiedono la stessa cosa: riprendere il controllo delle frontiere». Retailleau ha poi concluso con un appello: «Se non lo facciamo (se cioè non torniamo a fermare i clandestini alle frontiere, ndr), i cittadini ci cacceranno e ci sostituiranno con partiti di estrema destra e populisti». Difficile sentire qualche cosa di più chiaro, soprattutto considerando che fino a ieri la Francia, per bocca del precedente ministro degli Interni, accusava l’Italia di trattare in modo disumano i profughi. Secondo Retailleau, oggi è indispensabile ripensare alle regole di Schengen, che sono state decise quando «eravamo in un altro mondo. Le cose ora sono cambiate, da quando possiamo vedere che l’immigrazione può essere parte delle armi della guerra ibrida». Conclusione: «Dobbiamo rendere le nostre regole molto molto molto (ribadito tre volte, ndr ) più rigide».
Fino a poco tempo fa non sarebbe stato immaginabile un simile discorso, per di più da un francese. Ma l’aumento della criminalità, gli scontri registrati anche dopo la vittoria del Paris Saint-Germain, l’avanzata del Rassemblement national inducono a cambiare rotta. Le parole di Retailleau non sono le sole a far comprendere che il vento è mutato. Magnus Brunner, commissario europeo per gli Interni, in Lussemburgo ha anche aperto il fronte con la Cedu, ovvero la Corte europea dei diritti dell’uomo. Secondo il rappresentante di Bruxelles, i giudici emettono spesso troppe sentenze a favore dei migranti, si tratta dunque di «fornire basi giuridiche affinché la Corte possa giudicare in modo diverso». Il senso è chiaro, anche perché nove Paesi, su iniziativa dell’Italia e della Danimarca, hanno chiesto di rivedere l’interpretazione che la Corte europea dei diritti umani dà in materia di espulsioni, ritenendo che da parte della Cedu ci sia «un’ingerenza eccessiva».
Del resto, proprio ieri, il Financial Times ha preso posizione a favore di una riforma dell’organismo a cui hanno aderito ben 46 Paesi, in quanto le sue sentenze «stanno ostacolando la possibilità di espellere criminali stranieri o di controllare l’immigrazione illegale». Secondo il quotidiano finanziario britannico, l’iniziativa di Giorgia Meloni, sottoscritta dalla danese Mette Frederiksen e dal polacco Donald Tusk, sembrerebbe non così campata in aria, perché forse la Cedu è andata oltre il perimetro entro cui, per la tutela dei diritti umani, ha operato per ben 72 anni. «I critici affermano che l’articolo 3 della Convenzione sia stato usato come un divieto di rimpatrio di chiunque». Con il risultato che si mettono sullo stesso piano i richiedenti asilo, i migranti economici e persino i criminali già condannati.
In pratica, quella che fino a ieri era la posizione del governo italiano, lungamente osteggiata dalle opposizioni e dalla magistratura italiana, che proprio delle sentenze della Cedu si fa scudo, ora sta diventando la posizione di molti Paesi, anche governati dalla sinistra. Solo Elly Schlein e compagni non l’hanno ancora capito e dopo la sberla del referendum inseguono altri insuccessi.