
Nonostante le promesse di Christine Lagarde, Isabel Schnabel smonta il Next generation Eu: «Poche risorse e non prima di settembre». Mentre aumenta il ritardo Ue sulle bozze. Negativo Enrico Giovannini: «Difficoltà nel programmare».Esistono i sogni e poi esiste la realtà. Ai primi appartengono le immagini, ormai sbiadite, del luglio 2020, che ritraevano Giuseppe Conte, novello Signor Bonaventura, di ritorno da Bruxelles con un assegno da 209 miliardi sotto braccio. La seconda si sta facendo largo ormai da qualche settimana e, a proposito di quei fondi, è ben descritta da Isabel Schnabel quando avverte che «può darsi che il sostegno europeo si riveli insufficiente». È di estrema importanza e gravità che tali parole arrivino direttamente dall'Eurotower di Francoforte, in un'intervista rilasciata al quotidiano francese Les Echos dall'economista tedesca, membro di primo piano del comitato esecutivo della Bce.Il monito lanciato dalla Schnabel si riferisce non solo all'insufficienza dei fondi ma soprattutto alla lentezza della loro erogazione. «Ciò che conta ora è che i fondi europei concordati vengano erogati il più rapidamente possibile. Questo è assolutamente fondamentale. Non possiamo permetterci un ritardo, questo sarebbe dannoso. Prima vengono messi a disposizione i fondi, meglio è». Il confronto con il piano lanciato negli Usa da 1.900 miliardi di dollari comincia a diventare imbarazzante. Oltreoceano, ha promesso Joe Biden, 100 milioni di assegni saranno depositati entro il 25 marzo. Nella Ue siamo ancora alle bozze dei Recovery plan nazionali e la Schnabel ammette un evidente ritardo di almeno un anno nel recupero del livello di Pil ante epidemia, rispetto agli Usa. Pochi giorni dopo le rassicurazioni di Christine Lagarde, ieri è arrivato uno dei membri del comitato esecutivo a lei più vicino a ricordarci che il Ngeu è ancora il libro dei sogni e che gli strumenti sul tavolo sono quelli di sempre: la politica di bilancio degli Stati membri, adeguatamente sostenuta dagli acquisti dei rispettivi titoli pubblici da parte della Bce. La Schnabel è di una chiarezza cristallina quando afferma che «il rischio più grande al momento è ritirare troppo presto il sostegno dei bilanci pubblici. Questo è un errore che è stato fatto in passato e che dobbiamo evitare questa volta». Sorvolando sulla leggerezza con cui viene fatto passare «un errore fatto in passato» che ci è costato otto trimestri di recessione all'inizio dello scorso decennio, la Bce ci tiene a far sapere che nemmeno l'aumento dei tassi potrà essere di ostacolo: «Tollereremo tassi di interesse più elevati solo se non rischiano di rallentare la ripresa. Questo è il motivo per cui abbiamo annunciato un aumento significativo dei nostri acquisti nell'ambito del programma di acquisto di emergenza in caso di pandemia (Pepp) nel secondo trimestre». Quando rimarca che «abbiamo deciso di non preannunciare alcun importo perché la flessibilità rimane una delle caratteristiche più importanti del Pepp», la Schnabel sa che la Bce è sola e si tiene pronta a fare uso di munizioni in misura potenzialmente illimitata.Nessun problema per quanto riguarda la legalità del Pepp rispetto ai Trattati: «Sono convinta che anche il nostro nuovo programma di acquisto di attività - il Pepp - sarà considerato conforme al Trattato, perché è stato concepito come misura di emergenza in una situazione estrema. In una situazione eccezionale, i responsabili politici devono adottare misure eccezionali».Il termine di tale programma avverrà «quando giudicheremo terminata la fase di crisi pandemica e quando saremo riusciti a contrastare lo shock del percorso inflazionistico». Probabilmente mai, ci permettiamo di ipotizzare.Le preoccupazioni dell'economista tedesca trovano riscontro nelle notizie che giungono da Bruxelles, riportate da Bloomberg. Secondo tale fonte la maggior parte dei piani di spesa nazionali presentati finora necessita ancora di lavoro per essere approvati, aumentando il rischio di ritardi negli esborsi ad alcune delle economie più in difficoltà. E ci sono problemi anche dove non ci si aspetta di trovarli: la bozza di piano della Germania è tra quelle ritenute inferiori alle aspettative, con Grecia e Spagna che hanno i piani più solidi. Così si continua a combattere tra l'esigenza di effettuare gli esborsi a partire dalla metà del 2021 e la necessità che questi piani soddisfino gli obiettivi chiave del Ngeu. La Germania (ma anche altri Paesi) ha scoperto a proprie spese che le riforme richieste da anni ai Paesi mediterranei, sono precondizione di accesso ai fondi per tutti, e comincia a manifestare fastidio per l'insistenza della Commissione nel subordinare l'erogazione degli anticipi al rispetto delle riforme e dei termini concordati dai leader dell'Ue la scorsa estate. Siamo al 18 marzo e Austria, Olanda, Lituania non hanno ancora presentato nemmeno la prima bozza dei rispettivi Recovery plan e il processo di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali della decisione sulle risorse proprie, senza la quale l'Ue non possiede le garanzie idonee a emettere titoli con rating tripla A sui mercati, è ancora fermo a 9 Paesi su 27.Ma anche sul fronte interno il confronto con la realtà procede spedito. Il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, intervistato dal Sole 24 Ore, si è reso conto che c'è un problema di «scarsa capacità del nostro Paese di programmare a medio e lungo termine». Avverte che ci sono «ancora alcune partite da chiarire con la Commissione proprio su cosa siano infrastrutture sostenibili» e conclude che «se non interveniamo in qualche modo sugli aspetti procedurali, i tempi di realizzazione delle opere saranno difficilmente compatibili con la scadenza del 2026».Quando finalmente realizzeremo che in Italia si può e si deve investire senza farsi dettare le regole da Bruxelles, restando impantanati per mesi o anni, non sappiamo quanta parte del Paese sarà ancora in piedi.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).





