2021-10-05
Guerra sbriciola Speranza: «Il piano pandemico doveva essere attivato»
Nel suo libro, l'ex funzionario Oms demolisce l'operato del ministero: dalla mancata attuazione del protocollo del 2006 ai disastri su mascherine e ingressi dalla Cina. I nodi stanno venendo al pettine: sono robusti, intricati e suscitano parecchio dolore quando la spazzola tenta di scioglierli. Nel nuovo libro di Ranieri Guerra (Bugie, verità, manipolazioni. Controstoria della pandemia, oggi in uscita per Piemme) i nodi sono una marea, e molti di essi s'attorcigliano su un'unica testa: quella del ministro Roberto Speranza. Guerra, come noto, è stato direttore generale della prevenzione sanitaria al ministero della Salute dal 2014 all'ottobre 2017, poi è andato a lavorare per l'Organizzazione mondiale della sanità. L'11 marzo del 2020, l'Oms lo ha inviato in Italia in qualità di special adviser, un consulente speciale che avrebbe dovuto aiutare il governo ad affrontare l'emergenza sanitaria. La faccenda non è finita benissimo. Del caso di Francesco Zambon il nostro giornale ha raccontato ogni dettaglio, così come della storia del piano pandemico italiano risalente al 2006 e non aggiornato. Per settimane tv e giornali hanno inscenato una sorta di scontro a distanza tra Guerra e Zambon: ora nessuno dei due lavora più per l'Oms. Entrambi hanno scritto libri per mettere nero su bianco la loro versione dei fatti. Il libro di Guerra, non per nulla, è pieno di riferimenti al testo di Zambon e contiene anche parecchie punzecchiature indirizzate all'ex ricercatore. Ma c'è un aspetto del volume che risulta molto più interessante, e di cui tutti gli italiani meriterebbero di essere a conoscenza. Le pagine firmate da Ranieri Guerra, infatti, sembrano procedere a una sistematica demolizione dell'operato del governo e del ministro Roberto Speranza. Guerra, infatti, non si limita a difendere sé stesso, ma elenca gli errori commessi dal ministero della Salute, e - paradosso dei paradossi - in alcuni casi la sua analisi coincide con quella di Zambon. Insomma: da un verso o dall'altro, il lavoro di Speranza e colleghi ne esce sbriciolato. Vediamo come, punto per punto. GLI INGRESSI IN ITALIAGuerra fa presente che il virus in Italia aveva già iniziato a circolare nel dicembre del 2019. Sappiamo che in quel periodo sono giunte in Italia direttamente da Wuhan circa 2.000 persone, senza alcun controllo. Sappiamo che alla fine di gennaio del 2020 i voli diretti dalla città cinese furono sospesi, ma sui passeggeri sbarcati qui prima di quella data non fu mai fatta alcuna verifica. Sentite che cosa scrive Guerra: «Il 31 gennaio 2020 […] il ministro della Salute Roberto Speranza ricevette un messaggio molto dettagliato della Rappresentanza italiana (dell'Oms, ndr) a Ginevra, alla stesura del quale avevo contribuito. […] In quell'occasione avevo anche suggerito di dirottare sull'aeroporto di Pratica di Mare i voli in arrivo a Roma con passeggeri sospetti di essere contaminati, per non intasare Fiumicino, e di prestare massima attenzione ai voli indiretti - ovvero quelli provenienti dalla Cina e in arrivo presso scali di paesi terzi - dato che l'Italia aveva sospeso quelli diretti dal paese in questione». Ovviamente, nulla di tutto questo è stato fatto. E infatti Guerra prosegue: «Nella mia visione del problema, l'analisi degli ingressi in Italia era un punto cruciale: paradossalmente, invece di chiudere i voli diretti dalla Cina sarebbe stato meglio il contrario, cioè farli arrivare e operare uno screening di tutti i passeggeri, identificando e isolando i positivi. Con la chiusura dei voli diretti, invece, i passeggeri avrebbero cercato altri canali di ingresso nel paese, magari terrestri, sfuggendo a questo tipo di controllo. Se si fosse scelta la prima delle due strade che ho appena descritto, la gestione dei canali sanitari aeroportuali sarebbe stata affidata al personale del ministero della Salute, che aveva ricevuto una formazione specifica: mi ero occupato io stesso di esercitazioni con gli aeroporti sanitari di Malpensa, Fiumicino e Catania, e anche altri aeroporti, come quello di Venezia, erano stati equipaggiati in tal senso e dotati di mascherine e di tutti i dispositivi medici necessari». IL PIANO DEL 2006Siamo solo all'inizio, tuttavia. Guerra passa presto a esaminare la questione del piano pandemico italiano. Nel gennaio del 2020, scrive, un piano contro le pandemie influenzali c'era. Risaliva al 2006, ma attivandolo contro il covid avrebbe potuto comunque portare risultati. L'affondo è feroce: «Attivare subito quel tanto “vetusto" piano del 2006, su cui si è concentrata la narrazione dominante, avrebbe significato guadagnare tempo sul virus, che, come abbiamo visto, correva silenzioso da mesi, e dare avvio a tutta una serie di attività preparatorie essenziali, volte a bloccare le manifestazioni di massa, creare percorsi alternativi ospedalieri, equipaggiare la medicina territoriale, reclutare operatori sanitari aggiuntivi, rafforzare le strutture di terapia intensiva e garantire gli approvvigionamenti di materiale: ad esempio, le tanto ricercate mascherine». Dunque, dice Guerra, quel piano - benché non aggiornato - poteva servire. Non solo: «Se ci volevano veramente due mesi per la revisione, come ha dichiarato il ministro Speranza, perché oltre due anni dopo la mia partenza dal ministero il piano non era ancora stato aggiornato?». Già, perché?NESSUNA REAZIONESecondo Guerra, in ogni caso, i problemi dell'Italia non si fermano certo al piano pandemico. Anzi, sembra suggerire nel libro che l'Italia sia rimasta sostanzialmente pietrificata per settimane, quando invece avrebbe potuto agire. «Il ministero della Salute svolge la sua azione con circolari e ordinanze e sarebbe stato ben equipaggiato per affrontare l'epidemia. Tuttavia, si è visto qualcosa soltanto dal 20 gennaio in poi, con l'attività di verifica della task force sui passi più opportuni da compiere», scrive Guerra. «I verbali delle riunioni tenutesi al ministero della Salute sono molto espliciti al riguardo: premesso che fino al 20 gennaio non è stato fatto nulla di concreto, da quella data in poi ci sono stati 10-15 giorni di attività accelerata, ma molto teorica - all'incirca fino all'1-2 febbraio, quando si è completato il passaggio operativo alla Protezione civile. Da allora possiamo contare un'altra ventina di giorni in cui credo si sia compiuta molta attività analitica: risalgono a questo periodo la preparazione dei modelli con la Fondazione Kessler, sulla base dei quali è stato sviluppato il piano nazionale Covid, circondato da una cortina di mistero». L'ex inviato dell'Oms non ci va leggero. Il brano che segue è devastante: «In quelle settimane non era ancora iniziata la mia missione italiana per conto dell'Oms, ma analizzandole a posteriori mi sento di definirle tra le più controverse nella gestione della minaccia pandemica, perché piene di segnali contrastanti: se da un lato si lavorava ai parametri che avrebbero dovuto guidare le chiusure, si svolgevano le prime verifiche ed esplorazioni sulla disponibilità delle mascherine, dall'altro si continuavano a giocare le partite di Champions League col pubblico, si brindava in gruppo contro la paura, si preparavano spedizioni di mascherine per Paesi amici, senza prima preoccuparsi di averne delle scorte sufficienti per il personale sanitario e la popolazione, e così via, né tanto meno, si eseguivano controlli sulla disponibilità e l'implementabilità di protocolli ospedalieri adeguati per la gestione di pazienti affetti da patologie respiratorie». LE BUGIE DI SPERANZARiepilogando. Secondo Guerra, l'Italia avrebbe dovuto attivare il piano pandemico del 2006, e non lo fece. Avrebbe dovuto tracciare e controllare chi arrivava in volo dalla Cina, e non lo fece. Avrebbe dovuto preoccuparsi di reperire mascherine, e non lo fece anzi inviò quelle che aveva ai cinesi. La disfatta è totale. C'è, infine, un altro sassolino che l'ex dirigente del ministero ha deciso di levarsi dalla scarpa, e riguarda proprio il ministro Speranza. «Considero il ministro della Salute Roberto Speranza una brava persona, pulita e in buona fede», scrive Guerra. «Premesso questo, non ho ancora capito come sia riuscito a dire la pura verità sul piano nazionale Covid in un'intervista a Lucia Annunziata, nella puntata del 18 aprile 2021 del format Mezz'ora in più, e a rivedere almeno in parte la sua posizione il 27 aprile, nello strano discorso tenuto in Parlamento». In pratica, Guerra accusa Speranza di aver mentito: prima il ministro ha difeso il piano del 2006, poi ha dichiarato che sarebbe stato inutile. «Da quando è terminata, mio malgrado e per ragioni che ritengo bizzarre, la mia missione italiana per conto dell'Oms», dice l'ex funzionario, «non sono più in contatto col ministro Speranza. Se avessi occasione di parlargli ora, sarebbero diverse le domande che vorrei fargli. Ma come, ministro? E soprattutto: perché? […] Perché vantarsi di aver approvato in tempi record un piano pandemico antinfluenzale nel 2021, quando lei è il ministro della Salute dal 5 settembre 2019?». A questa e altre domande, il ministro farebbe bene a rispondere. Perché le voci critiche rispetto al suo operato, a questo punto, cominciano a essere un po' troppe. E alcune, tempo fa, erano voci amiche.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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