2025-11-15
Il Dragone «sputa fuoco» su Tokyo
Scintille per Taiwan. Il premier giapponese rivendica pace e stabilità nell’isola: «In caso di attacco, reagiremo». Ira del governo cinese: convocato l’ambasciatore.La tensione tra Cina e Giappone è tornata a livelli di allerta dopo una settimana segnata da scambi durissimi, affondi retorici e richiami diplomatici incrociati. Pechino ha infatti avvertito Tokyo del rischio di una «sconfitta militare devastante» qualora il governo giapponese decidesse di intervenire con la forza nella crisi di Taiwan, accompagnando il monito con un invito ufficiale ai cittadini cinesi a evitare viaggi in Giappone «nel prossimo futuro».Una mossa che certifica il rapido deterioramento dei rapporti bilaterali. A complicare ulteriormente il quadro si aggiunge una valutazione proveniente dagli Stati Uniti. Secondo fonti di Washington, il leader cinese Xi Jinping avrebbe ordinato alle forze armate della Repubblica popolare di essere «operative per un’azione entro il 2027». Le stesse fonti precisano, tuttavia, che «operative» non significa «preparate a lanciare con certezza un’invasione entro quella data», ma indica piuttosto la volontà di Xi di dotare l’Esercito popolare di liberazione di una capacità d’intervento pienamente funzionante nello scenario taiwanese. Una prospettiva che si intreccia con l’attuale escalation verbale tra Pechino e Tokyo. Venerdì il governo giapponese ha convocato l’ambasciatore cinese per contestare un post incendiario diffuso da un importante diplomatico di Pechino a Osaka contro il primo ministro giapponese Sanae Takaichi. La crisi è esplosa dopo che Takaichi, intervenendo in Parlamento la settimana precedente, aveva definito un eventuale attacco cinese a Taiwan come una «minaccia diretta alla sopravvivenza nazionale», affermazione che Pechino ha interpretato come un via libera a un possibile intervento armato giapponese in difesa dell’isola. La risposta cinese non si è fatta attendere. Xue Jian, console generale a Osaka, ha ricondiviso un articolo su X commentando con la frase «il collo sporco va reciso», parole poi cancellate ma ritenute da Tokyo «inaccettabili e gravemente offensive». Alcuni commentatori sono andati ancora più in là: un influente analista cinese ha bollato Takaichi come «strega malefica». L’indignazione nipponica ha portato alla convocazione dell’ambasciatore cinese, mentre un gruppo di parlamentari giapponesi ha persino invocato l’«espulsione immediata» di Xue dal Paese. Finora, il governo si è limitato a chiedere che Pechino adotti «misure adeguate», senza chiarire quali. Il portavoce della Difesa cinese, Jiang Bin, ha rilanciato accusando Takaichi di aver espresso posizioni «temerarie e destabilizzanti». Jiang ha ammonito Tokyo sostenendo che qualsiasi interferenza del Giappone nella «questione interna» di Taiwan porterebbe il Paese a una «pesante disfatta militare» contro un Esercito popolare di liberazione «determinato e dotato di ferrea volontà». Parole che hanno ulteriormente alzato i toni. Giovedì scorso Pechino ha compiuto un gesto senza precedenti negli ultimi due anni, convocando l’ambasciatore giapponese in Cina per presentare una «protesta formale» contro le posizioni del premier giapponese. L’ultimo richiamo risaliva all’agosto 2023, dopo la decisione del Giappone di disperdere in mare le acque trattate della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Il ministero degli Esteri cinese ha espresso «profonda preoccupazione» per l’evoluzione della politica di sicurezza giapponese, criticando l’ambiguità di Tokyo sul possibile acquisto di sottomarini nucleari, considerato da Pechino un «cambio di rotta negativo» per gli equilibri regionali. La Cina ha anche diffuso un avviso ai cittadini, sconsigliando viaggi in Giappone per i «rischi significativi» legati alle tensioni politiche. La stampa statale ha attaccato Takaichi, richiamando le ferite storiche e la sensibilità cinese su Taiwan, segnalando un orientamento ritenuto destabilizzante a poche settimane dell’incontro Xi-Takaichi.
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