2021-06-01
Radicali e Lega assieme per fare un referendum sulla giustizia
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Matteo Salvini e Maurizio Turco (Ansa)
Sei quesiti per una drastica riforma della giustizia, con una raccolta di adesioni che partirà dal primo fine settimana di luglio e ha l'obiettivo di un milione di firme. È quanto hanno annunciato in un'inedita alleanza il segretario del Partito radicale Maurizio Turco e Matteo Salvini, leader della Lega.I sei referendum saranno presentati domattina in Cassazione: puntano soprattutto a limitare lo strapotere delle correnti delle toghe all'interno del Consiglio superiore della magistratura, a rafforzare le norme sulla responsabilità civile dei magistrati e a creare una separazione delle carriere dei pubblici ministeri da quelle dei giudici, ma intendono anche porre freni più stringenti alla custodia cautelare, abrogare la legge Severino su decadenza e incandidabilità dei condannati (in certi casi anche in primo grado) e concedere il voto ai non magistrati all'interno dei consigli giudiziari, ovverosia le «organizzazioni territoriali» del Csm. Impostati tecnicamente dai radicali, i sei referendum hanno trovato in Salvini uno sponsor entusiasta: «Saranno una grande occasione non solo per il centrodestra», ha detto ieri, «ma per 60 milioni di italiani». Uno dei temi, la riforma del sistema di voto per i magistrati che devono essere eletti al Csm, è in realtà materia di un controverso disegno di riforma già impostato a suo tempo dall'ex ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede, e anche di un progetto cui sta lavorando il suo successore, Marta Cartabia. Anche per questo la sinistra del composito schieramento che sostiene il governo di Mario Draghi, e cioè Movimento 5 stelle e Partito democratico, s'è messa ad accusare la Lega di voler usare i referendum per destabilizzare la maggioranza. Come a smorzare le polemiche, ieri Salvini ha risposto che «i referendum in realtà saranno uno stimolo al Parlamento, al governo e al ministro Cartabia, su cui contiamo». Poi ha aggiunto: «Alla Camera e al Senato giacciono tante proposte di riforma, ma questi sono temi di cui purtroppo non si sta occupando». Turco ha ricordato la proposta di riforma d'iniziativa popolare per la separazione delle carriere, presentata dai radicali con l'Unione delle camere penali, l'organizzazione dei penalisti, e firmata da 75.000 italiani. Anche di quella proposta si sono perse le tracce. «Sono certo comunque che i referendum faranno da acceleratore per tutta la riforma della giustizia», ha detto Salvini, «e già questo sarebbe un risultato positivo».È evidente, però, che il leader leghista non si sarebbe impegnato in prima persona e con tanta forza sul progetto referendario radicale, se non ne fosse convinto e se non puntasse al risultato politico. Difatti Salvini ha spiegato che per questa che ritiene «una battaglia di libertà e giustizia», da venerdì 2 luglio e «dalle Alpi a Lampedusa» la Lega metterà in piazza i suoi 800 sindaci e 5.000 amministratori comunali, e saranno organizzati «almeno 3.000 banchetti». L'obiettivo che il segretario leghista si pone, un traguardo ambizioso visto che i tre mesi per la raccolta scadranno il 31 agosto, non sono le 500.000 firme previste dalla legge, ma «un milione di adesioni». Gli organizzatori vogliono fare del primo week-end di luglio una maratona che da venerdì 2 a domenica 4 riesca a portare a casa almeno 250.000 firme. «Se ci riusciremo, vorrà dire che la gente è pronta per riformare la giustizia», ha aggiunto Salvini. E si è detto ottimista: «Nei giorni scorsi mi hanno detto che aderiranno esponenti del Pd e dei Cinque stelle», ha rivelato, «e lo stesso hanno fatto tanti magistrati. Penso che avremo molte adesioni bipartisan. Spero soltanto che non si parta con il pregiudizio».I radicali, abituati al silenzio dei media sulle loro iniziative, si sono augurati che di questa campagna referendaria finalmente si parli. Con una battuta, Salvini ha detto che chiederà aiuto perfino a padre Livio Fanzaga, voce di Radio Maria. Contro i sei referendum sulla giustizia, però, nei giorni scorsi si è già mossa la Commissione Affari sociali della Camera, dove una maggioranza M5s-Pd li ha esclusi dall'ampliamento dei termini (un mese in più per le difficoltà del Covid) garantito invece al referendum sull'eutanasia. Se la sinistra pare propensa più a sabotare che ad aderire, si vedrà presto come si comporterà il resto del centrodestra. I temi referendari sono nel bagaglio culturale garantista di Forza Italia. E Pierantonio Zanettin, capogruppo azzurro in Commissione Giustizia, si dice «pienamente d'accordo sui contenuti», anche se «personalmente» avrebbe preferito che la campagna fosse organizzata insieme. Più perplesso pare Enrico Costa, deputato di Azione: «Il piano A sono le riforme in Parlamento», dice. Se queste venissero sabotate, il referendum sarebbe il piano d'emergenza contro l'ostruzionismo dei portatori d'interessi giustizialisti. Le proposte referendarie annunciate da radicali e leghisti fanno parte del pacchetto di emendamenti di Azione al disegno di legge penale e a quello sul Csm. Basta votarle». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, per ora non si pronuncia. In maggio aveva detto: «Mi sembra un'iniziativa interessante». Ma da allora tace.
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