2020-10-10
Radiato in poco meno di due ore. E adesso lavorerà con i Radicali
Piercamillo Davigo (Ansa)
Nel collegio del Csm il pensionato Piercamillo Davigo. Pronto il ricorso alla Corte dei diritti dell'uomo.Non sono trascorse nemmeno 24 ore dalla rimozione di Luca Palamara dalla magistratura che l'ex leader di Unicost ha già trovato un altro impiego. La discesa in campo con il Partito radicale, come annuncia lui stesso nel corso della conferenza stampa organizzata nel pomeriggio di ieri, in seguito alla decisione della sezione disciplinare del Csm. «I valori che mi hanno portato ad essere magistrato: equità, senso civico e amore per la giustizia sono quelli che oggi come cittadino metto a disposizione della collettività e del Partito radicale, in virtù del richiamato principio della giustizia giusta. Accolgo con entusiasmo questo invito ad aderire a quelli che sono sempre stati i temi storici del Partito radicale». E ancora: «Accetto di buono grado il vostro invito di far parte delle commissione Giustizia». È metà pomeriggio quando Palamara annuncia la sua nuova collaborazione, nel corso di tutta la mattinata, insieme al suo difensore Stefano Giaime Guizzi ha partecipato all'ultima udienza del procedimento disciplinare a suo carico. Le repliche di accusa e difesa si consumano in meno di un'ora. Con la procura generale della Cassazione, rappresentata da Piero Gaeta e Simone Perelli, che descrive il celebre incontro dell'hotel Champagne svoltosi nel maggio 2019 e afferma «lo svolgimento di altri analoghi incontri» a quello cui presero parte Palamara, gli onorevoli Luca Lotti (all'epoca indagato per l'inchiesta su Consip), Cosimo Ferri e gli ex cinque consiglieri del Csm. Terminate anche le esposizioni difensive i giudici si ritirano in camera di consiglio, che dura due ore e mezzo. Poi il presidente della sezione giudicante (in cui siede il pensionando Piercamillo Davigo) il laico in quota M5s, Fulvio Gigliotti legge il dispositivo: «La sezione disciplinare visto l'articolo 19 decreto legislativo 23 febbraio 2006, numero 109, dichiara il dottor Luca Palamara responsabile degli illeciti a lui ascritti e gli infligge la sanzione disciplinare della rimozione. Indica il termine di giorni 90 per il deposito della motivazione della sentenza». Nel pomeriggio, come detto, Palamara organizza la sua conferenza stampa nella sede del Partito radicale. «Sono stato espulso dalla magistratura con la decisione odierna rispetto alla quale», annuncia Palamara, «con i miei legali ricorreremo tanto alle sezioni unite della Cassazione quanto alla Corte europea dei diritti dell'uomo». Ma non è finita qui: «Ventitré anni di carriera sono stati messi in discussione per una cena alla quale ha partecipato un parlamentare. Ribadisco di non aver fatto accordi con nessun membro del Parlamento affinché un ipotetico procuratore della Repubblica si interessasse ad un processo». Al termine del suo primo intervento riprende la parola l'avvocato Giuseppe Rosso Di Vita, poi è il turno delle domande dei giornalisti. A chi chiede a Palamara di fare i nomi di altri politici da lui sentiti durante la sua esperienza di magistrato, spiega: «Non sono qui oggi per fare delle accuse contro qualcuno, sono qui per raccontare e circostanziare dei fatti. Non penso che in questo momento sia necessario da parte mia indicare il nominativo (di altri referenti politici ndr)». Nella sua versione Palamara racconta che ci sono dei ruoli che «inevitabilmente portano ad avere interlocuzioni con il mondo della politica». Il riferimento è alla sua esperienza da presidente dell'Anm e da consigliere superiore a Palazzo dei marescialli, in quelle circostanze «è stato fisiologico discutere e confrontarmi in occasione delle nomine e dei problemi della giustizia». In una larga parte dei suoi ex colleghi Palamara ha notato un certo fastidio. «Non nascondo nulla se dico che la pubblicazione delle chat ha molto infastidito all'interno della magistratura, perché forse non è stato messo in conto che le chat sarebbero potute venire fuori e dare la rappresentazione di quelli che erano i sistemi correntizi». Poi Palamara si toglie un altro, l'ultimo, sassolino dalla scarpa, affermando: «Mi duole molto aver letto che dei magistrati che oggi ricoprono importanti ruoli, anche alla procura della Repubblica di Roma come aggiunti, mi definiscono con epiteti non carini, interloquendo con altri procuratori. Per loro avrei assunto una difesa che non dovevo assumere». Infine il ringraziamento al difensore del procedimento disciplinare, Stefano Giaime Guizzi, «un uomo coraggioso». L'ultimo pensiero a chi gli ha chiesto se fosse pentito per quanto successo: «Il pentimento è una parola che faccio fatica a metabolizzare».
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