
Associazioni di sinistra e radicali contestano il servizio sanitario locale: «Troppi obiettori negli ospedali e scarsa diffusione della pillola Ru486». E si rivolgono al difensore civico perché «faccia rispettare la 194».Tutelare i diritti di tutti, ma non di chi difende il diritto alla vita. L'aborto deve essere garantito, la pillola del giorno dopo distribuita in modo capillare e se la Regione non si adegua, arriva la diffida. Associazioni e movimenti politici delle Marche che fanno capo ai radicali e all'estrema sinistra si sono rivolti al difensore civico per ottenere ragione delle loro proteste. Non si occupano di casi di malasanità o delle mancanze, a volte anche gravi, che caratterizzano il sistema sanitario italiano, ma pretendono che - per le donne che vogliono abortire - i medici siano sempre pronti e che quello che è un diritto, certamente sancito dalla legge, non venga in nessun modo messo in discussione dalle scelte di coscienza dei medici. Che esercitano però, a loro volta un altro diritto: obiettare. La questione, questa volta nasce ad Ancona ma il tema è nazionale: il numero dei medici obiettori in Italia è importante. Già tra i 2013 e il 2014 si era stabilizzato intorno al 70% del personale sanitario, con concentrazioni diverse a seconda della Regione e delle strutture (pochi nei consultori, tanti negli ospedali). Per una media del 70% di medici obiettori registrati a livello nazionale ci sono realtà regionali con tassi ancor più elevati: nel Molise è obiettore di coscienza il 93,3% dei ginecologi, il 92,9% nella provincia autonoma di Bolzano, il 90,2% in Basilicata, l'87,6% in Sicilia, l'86,1% in Puglia, l'81,8% in Campania, l'80,7% nel Lazio e in Abruzzo. Percentuali ben diverse da quelle europee: per esempio in Francia dove l'obiezione di coscienza è al 7%, nel Regno Unito è al 10% e nei Paesi scandinavi l'obiezione di coscienza non si registra del tutto.Il trend è confermato anche negli ultimi anni e riguarda non solo l'aborto chirurgico, ma anche la somministrazione della pillola del giorno dopo, la Ru486 che permette alla donna di abortire a casa, con i rischi che può comportare la mancanza di una adeguata assistenza medica.A decidere di protestare contro quella che ritengono una violazione dei diritti delle donne sono le sigle pro aborto di Ancona. Hanno scritto prima una diffida indirizzata alla Regione, all'azienda Sanitaria locale e al Ministro della Salute (allora Beatrice Lorenzin) per intimare di cambiare direzione sul tema aborti. Poi si sono rivolte al difensore civico, che ha dato loro ragione. A firmare la lettera sono in tanti, tra cui Articolo uno Mdp, Associazione radicali Marche, Partito comunista Marche, Sinistra italiana Marche, associazione Luca Coscioni, Comitato pro194 provincia di Fermo, Possibile comitato di Ancona, Rifondazione comunista Marche. «Finora siamo stati anche troppo pazienti: la Regione Marche è fuori dalla legge, dallo stato di diritto e opera nell'illegalità», hanno scritto. «I consultori non svolgono più la funzione per la quale erano previsti e a causa dell'alto numero di personale obiettore di coscienza, il servizio dell'interruzione di gravidanza non è garantito e questo in contrasto con i dettami della legge». Inoltre, aggiungono, «in contrasto con quanto prescrive la legge, la Regione Marche non ha ancora autorizzato l'utilizzo della pillola Ru486, in tutto il territorio regionale, ma al momento solo in via sperimentale all'ospedale di Senigallia». E questo, secondo le associazioni, è un fatto grave.A dare loro man forte è stato il difensore civico Andrea Nobili, che ha inviato un sollecito al direttore generale dell'Azienda sanitaria regionale chiedendo «il rispetto di interessi collettivi che si ritengono violati, trascurati, compromessi». Come si dovrebbe ottenere tale rispetto? Per esempio come ha fatto l'Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, nel Lazio, che ha emesso un bando di concorso destinato esclusivamente a due medici non obiettori. Un atto pilota a cui ora altre Regioni guardano come modello. Incostituzionale? Forse. Ma per l'azienda sanitaria, che ha vinto già due ricorsi intentati contro l'atto, è tutto regolare: «Dovevamo garantire la possibilità di interrompere la gravidanza, perché è un livello essenziale di assistenza, e con un alto numero così altro di obiettori era complicato». Ma davvero la percentuale pur alta di medici obiettori impedisce l'esercizio del diritto all'aborto? A quanto pare, in realtà, non è così. Secondo i dati rilevati dal ministero della Salute nel 2014 (ultimi disponibili e riferiti comunque a percentuali invariate di obiettori tra il personale sanitario, ndr) «non emergono criticità nei servizi di interruzione volontaria di gravidanza», in quanto le Ivg «vengono effettuate nel 60% delle strutture disponibili, con una copertura soddisfacente, tranne che in due Regioni molto piccole». Nella media nazionale, infatti, «il numero dei punti ivg, paragonato a quello dei punti nascita, mostra che mentre il numero di aborti è pari a circa il 20% del numero di nascite, il numero di punti Ivg è pari al 74% del numero di punti nascita, superiore, cioè, a quello che sarebbe rispettando le proporzioni». E allo stesso modo «sono in diminuzione i tempi di attesa tra rilascio della certificazione e intervento».Negli ultimi anni l'aborto è in diminuzione in Italia e il tasso di abortività è fra i più bassi tra quelli dei Paesi occidentali. Ad abortire sono soprattutto le donne straniere «a carico delle quali si registra un terzo delle interruzioni di gravidanza totali in Italia».
Christine Lagarde (Ansa)
I tassi restano fermi. Forse se ne parlerà a dicembre. Occhi sulla Francia: «Pronti a intervenire per calmare i mercati».
Peter Mandelson, amico di Jeffrey Epstein, e Keir Starmer (Getty)
Il primo ministro: «Rimosso per rispetto delle vittime». Pochi giorni fa lo difendeva.
Il problema non sono i conti pubblici, ma il deficit della bilancia commerciale. Dovuto a una moneta troppo forte, che ha permesso acquisti all’estero illimitati. Ora per tornare competitivi serve rigore, ma senza poter smorzare le tensioni sociali con la svalutazione.