2025-11-19
Ecco cosa succede a far felice l’Ue: case coi pannelli solari... sott’acqua
Massimiliano Fedriga (Ansa)
Come in Emilia, pure il Friuli ha pensato alle rinnovabili anziché alla gestione dei fiumi.Credo che uno degli errori in democrazia sia trasformare in tifoserie da stadio le diverse visioni che stanno a fondamento delle diverse gestioni della cosa pubblica. La propria squadra ha sempre ragione e l’altra sempre torto e, siccome non si è infallibili, i leader non sbagliano mai perché, ove sbagliano, o nessuno li critica oppure le critiche non fanno testo perché «vengono dall’altra parte»: e che volete che dica l’altra parte? Il risultato è che l’elettore - incapace di obiettare alla propria parte - smette di andare a votare. Se ne avvantaggia la sinistra, i cui elettori votano anche se la loro parte propone loro uno spaventapasseri. Tutto sto giro di parole ci serve perché ci tocca dire che il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha sbagliato tutto sulla politica energetica in Regione.Fedriga ha tanti meriti; e la regione nelle mani, che so, di una Deborah Serracchiani, sarebbe sprofondata nel disastro. Giusto per non parlare a vuoto, cito la signora del giugno 2014, quand’era presidente, sulla gestione della sanità: «Abbiamo bisogno di una riconversione di posti-letto, tenuto conto che quelli per casi acuti sono utilizzati troppo poco, al 50%. In questo modo rispetteremo i parametri del governo centrale sul rapporto tra popolazione e posti-letto. L’obiettivo è tagliarne 1.000 e portarli da 3.8 a 3 per 1.000 abitanti». Il governo di allora era quello di Matteo Renzi (continuatore di quello di Enrico Letta). Come sappiamo, l’obiettivo fu raggiunto con successo, un successo i cui frutti si son ben raccolti con la pandemia. Giova ricordare che negli ospedali in Germania e in Sud Corea vi sono, rispettivamente, 8 e 12 posti-letto per 1.000 abitanti. Se sulla sanità Fedriga ha il merito di aver cercato di rimediare, anche con qualche successo, alle miopi scelte di chi lo ha preceduto, errori ha commesso in politica energetico-climatica.Oggi ne piange le conseguenze, con l’alluvione che ha colpito la regione. In ottemperanza ai diktat di questa disgraziata Unione europea in mano alla fallimentare Ursula von der Leyen, anche Fedriga s’è speso - e ha speso il denaro dei contribuenti friulani - nel velleitario proposito di cambiare il clima a suon di impianti fotovoltaici. Negli ultimi tre anni sono stati oltre 300 milioni di denaro sprecato con l’obiettivo - cito le sue parole - «di coniugare tutela ambientale, visione strategica e responsabilità territoriale». Le leggi regionali in proposito avrebbero lo scopo di «promuovere l’uso razionale dell’energia e assicurare la più ampia diffusione delle fonti rinnovabili, nell’ottica delle finalità di sviluppo sostenibile previste dall’Unione europea e della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici».Oggi assistiamo al disastro di case sommerse dalle acque, dalle quali emergono tetti coperti di pannelli fotovoltaici che sono stati installati col preciso scopo dichiarato di evitare quel disastro. Che lo scopo non sia stato raggiunto ci pare fin troppo evidente da quel che vediamo non solo oggi in quel di Gorizia, ma anche da quel che vedemmo ieri in Emilia-Romagna. Tra le due realtà c’è però una differenza. In Emilia-Romagna credono veramente che per evitare sia le alluvioni che le siccità il denaro pubblico andrebbe speso non nel governo delle acque ma nei parchi eolici e fotovoltaici. I loro dirigenti lo dicono chiaramente: «Se si fa così si è di sinistra, se non si fa così si è di destra (copyright Pierluigi Bersani). Il povero Fedriga, come molti altri amministratori locali, molto più pragmaticamente accetta di spendere denaro che o spende così o non può spendere: «Nell’ottica delle finalità previste dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici», appunto.La butto lì e faccio l’ingenuo, ma ci provo: e se invece gli amministratori locali si mettessero tutti d’accordo e restituissero il denaro già etichettato dalla Ue, e si dicessero disposti a prenderlo solo se fossero poi lasciati liberi di spenderlo secondo le esigenze locali e non secondo i diktat di Bruxelles? Che lo faccia uno solo, non avrebbe alcun esito, ma se fossero tutti d’accordo… Alla fine, questo è il sovranismo, visto pericoloso come il fumo negli occhi. A far felice Bruxelles, però, si fa piangere Bologna, ieri, Gorizia, oggi, e chissà chi domani. Dobbiamo scegliere: prima l’Italia o prima Bruxelles?