2024-05-07
Putin gonfia i muscoli e ordina simulazioni di conflitto nucleare vicino al confine
Mosca alza la posta: «È la risposta alle vostre provocazioni». Secondo i rumors, Legione straniera francese già in Ucraina.Il 9 maggio si avvicina e Vladimir Putin mostra i muscoli. Lo zar, in vista del giorno in cui in Russia si celebra il 79° anniversario della vittoria sulla Germania nazista che ha posto fine alla seconda guerra mondiale, è tornato a minacciare l’Occidente agitando lo spettro di un conflitto nucleare. Il presidente russo ieri, stando a quanto reso noto dal ministero della Difesa, ha ordinato alle truppe dell’esercito di stanza nelle basi al confine con l’Ucraina di portare avanti alcune esercitazioni sull’utilizzo di armi nucleari tattiche: «Durante l’esercitazione saranno attuate una serie di misure per mettere in pratica le questioni relative alla preparazione e all’uso delle armi nucleari non strategiche», si legge nel comunicato del ministero, che ha precisato come questa sia una mossa in risposta alle «minacce provocatorie» da parte dell’Occidente in queste ultime settimane: «Abbiamo il più grande arsenale di armi nucleari del mondo. L’operazione mira a garantire l’integrità territoriale e la sovranità della Russia in risposta alle dichiarazioni provocatorie e alle minacce di alcuni funzionari occidentali contro la Federazione russa». A pesare su questa decisione, secondo il ministero degli Esteri russo, il fatto che gli F-16 americani che saranno forniti a Kiev saranno considerati e percepiti come portatori di armi nucleari». Anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha spiegato che queste esercitazioni sono una conseguenza alle dichiarazioni provenienti da alcuni Paesi appartenenti alla Nato in merito all’invio di soldati occidentali in Ucraina: «È una spirale di tensione senza precedenti e richiede misure speciali». Un’eventualità, quest’ultima, su cui è tornato a esprimersi con la proverbialità che lo contraddistingue, Dmitry Medvedev. L’ex presidente russo e ora vice segretario del Consiglio di sicurezza nazionale ha detto senza mezze misure che se truppe occidentali combattono sul territorio ucraino ciò comporterà l’ingresso diretto dei loro Paesi in guerra alla quale Russia dovrà rispondere: «Ahimè, questo non accadrà sul territorio dell’Ucraina» - ha minacciato su Telegram Medvedev - «Stati Uniti, Francia, Regno Unito non potranno nascondersi. Ci sarà una catastrofe mondiale». Uno scenario che, tuttavia, non sembra preoccupare un’Ucraina che sul campo di battaglia è sempre più vicina alla sconfitta. Il primo ministro Denys Shmyhal, in un’intervista alla Bbc, ha affermato che Kiev mostrerà gratitudine a quei partner che decidono di schierare le proprie truppe nel Paese invaso dalla Russia oltre due anni fa: «Finora abbiamo chiesto ai nostri partner solo attrezzature militari, ma se arriverà il momento, saremo assolutamente grati e saremo felici». Quello tra Mosca e Occidente è dunque un clima sempre più teso. Ieri da Parigi, dove è in corso il trilaterale tra Emmanuel Macron, Xi Jinping e Ursula von der Leyen, sono arrivate le reazioni alle minacce nucleari sbattute in faccia da Putin. Il presidente francese, intervistato dal The Economist, ha detto: «Ora la Russia stessa utilizza la parola guerra e la fa sua. È uscita da tutti gli schemi ed è tornata sostanzialmente alla logica della guerra totale. Oggi la Russia è una potenza di destabilizzazione e con il suo comportamento e le sue scelte è diventata una minaccia per la sicurezza degli europei». Per conto dell’Unione europea, il portavoce del Servizio di azione esterna ha emesso un comunicato in cui invita il Cremlino a interrompere l’escalation, chiedendo di fermare i comportamenti irresponsabili come l’uso della minaccia nucleare; mentre la von der Leyen ha chiesto al presidente cinese Xi di esercitare la propria influenza su Mosca affinché ponga fine alle ostilità. La Nato, attraverso la portavoce Farah Dakhlallah, ha definito la retorica di Mosca «pericolosa e irresponsabile» - stessi aggettivi utilizzati dal dipartimento della Difesa americano - che costringe l’Alleanza a rimanere vigile.Chi sta provando in queste ore a gettare acqua sul fuoco è il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che, intervenuto in conferenza stampa, ha spiegato che l’Italia, così come l’Europa, non è in guerra con la Russia, ma difende il diritto internazionale, precisando che è quasi pronto un altro pacchetto di armi non offensive da inviare a Kiev con l’obiettivo di fermare l’attacco russo e che «pertanto le armi devono operare all’interno del territorio ucraino e non devono essere usate per offendere in quello russo». Intanto, dal fronte circola un’indiscrezione secondo cui soldati francesi starebbero già combattendo in Ucraina. Si tratterebbe di circa 100 militari provenienti dal terzo reggimento di fanteria e appartenenti alla Légion étrangèr, ossia la legione straniera francese che avrebbero affiancato l’esercito ucraino a Sloviansk, città situata nel distretto di Kramatorsk all’interno dell’oblast di Donetsk. In tutto ciò, nelle ultime ore le forze russe hanno conquistato altri due villaggi: Kotlyarovka nella regione di Kharkiv e Solovyovo nella regione di Donetsk. Mentre il servizio segreto straniero russo Svr ha rivelato che gli Stati Uniti si starebbero attivando per sostituire Zelensky alla guida del Paese.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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