
Mossa tattica di Mosca che attende i risultati delle riunioni di lunedì prima di decidere. Meloni: «L’Italia non è esclusa».Mancano 48 ore al secondo round di colloqui tra Russia e Ucraina a Istanbul, in programma lunedì prossimo, 2 giugno, e più si avvicina il momento della verità più tra le parti in conflitto si intensifica la battaglia tattica, a colpi di dichiarazioni, minacce, aperture e chiusure. Nulla di strano: la posta in gioco è altissima e sia Mosca che Kiev, in caso di raggiungimento di un’intesa, mirano ad ottenere il risultato più vantaggioso (in prospettiva russa) e meno svantaggioso (in prospettiva ucraina). La delegazione russa è già partita alla volta di Istanbul, mentre da parte ucraina non c’è ancora la conferma ufficiale della partecipazione al tavolo organizzato dalla Turchia. «La Russia continua a ignorare», ha detto ieri Volodymyr Zelensky, «tutti gli appelli internazionali al cessate il fuoco e continua a commettere omicidi. Inoltre, da oltre una settimana, i russi non sono in grado di presentare il cosiddetto memorandum che avevano promesso di preparare subito dopo lo scambio dei prigionieri, 1.000 ucraini per 1.000 russi. L'Ucraina non ha ricevuto alcun documento da loro e neanche la Turchia». Tocca alla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, rispondere con una mossa tutta tattica: «Confermiamo», ha replicato la Zakharova, «che la delegazione russa, guidata dal consigliere presidenziale russo Vladimir Medinsky, sarà a Istanbul il 2 giugno per tenere il secondo round dei negoziati. Arriverà con una bozza di memorandum e altre proposte per un cessate il fuoco». Zelensky vuole vedere le proposte russe prima che inizino i negoziati, la Russia promette di portarli a Istanbul. Altra partita a scacchi, quella che si gioca intorno all’ipotesi di un vertice tra Vladimir Putin, Zelensky, Donald Trump e Recep Tayyip Erdogan. Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha prospettato questo scenario: «Riteniamo che i colloqui di Istanbul», ha detto Fidan, «potrebbero essere coronati da un incontro ospitato da Erdogan con Trump, Putin e Zelensky». Da Mosca la risposta è stata picche: «Il presidente russo Vladimir Putin», ha risposto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, «è pronto ad un vertice con quello ucraino Volodymyr Zelensky e quello americano Donald Trump solo se saranno prima raggiunti risultati nei negoziati diretti tra le delegazioni russa e ucraina a Istanbul». La pervicacia con la quale Zelensky vuole sedersi al tavolo insieme a Putin e Trump, secondo il vicepresidente el Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedev, ha diversi motivi: «Un colloquio a tre», sottolinea Medvedev, «significa una potente legittimazione dell’insetto (Zelensky, ndr) a scapito dell’autorità dei presenti. Zelensky vuole rinviare le elezioni, avere il diritto di continuare a rubare il budget e consolidare l’idea che anche un insignificante afide ha il diritto di firmare documenti sui risultati degli eventi militari, il che garantirebbe l’intoccabilità di Zelensky in futuro». Mosca non vuole altri partecipanti al tavolo, come dimostra anche la reazione alle dichiarazioni dell’inviato Usa per l’Ucraina, Keith Kellogg, che ha sottolineato come Trump sia «frustrato» nei confronti della Russia per la «irragionevolezza» di Putin. Kellogg ha poi annunciato la presenza a Istanbul dei consiglieri per la sicurezza nazionale di Gran Bretagna, Germania e Francia. Immediata la replica della Zakharova, secondo la quale «non vi sarà una mediazione della Turchia né di nessun altro, i rappresentanti di Usa, Gran Bretagna, Germania e Francia potrebbero essere presenti solo per consultazioni tra loro». Kellogg ha comunque precisato che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato è fuori discussione, incassando l’apprezzamento del Cremlino. E l’Italia? Ieri sera si è svolta una riunione in videoconferenza a livello di consiglieri diplomatici dei leader di Ucraina, Francia, Germania, Italia e Regno Unito, in vista della riunione in programma a Istanbul nei prossimi giorni. Una call che segue una riunione che si è svolta l’altro ieri. A chi le ha chiesto delle parole di Kellogg, che non ha citato l’Italia, Giorgia Meloni ieri da Astana ha dato una spiegazione tecnica: «Non è un’esclusione italiana», ha detto la Meloni, «credo che il motivo sia che stanno lavorando con il formato E3, formato già consolidato. Questo gioco di fare sempre finta che l’Italia non conta niente io non lo condivido, poi ci sono questioni sulle quali chiaramente alcune nazioni fanno un lavoro e si sono portate avanti di più rispetto ad alcune disponibilità su questo sapete, insomma, l'Italia come è mossa». Mentre la Meloni rispondeva, c’è stato un visibile momento di nervosismo dello staff, finchè è intervenuto il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio, ricordando che l’Italia partecipa alla call, in un quadro in continua «evoluzione». Ieri sera a buttare benzina sul fuoco è stato l'ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vassily Nebenzja: «A Istanbul lunedì possiamo scambiare memorandum sugli approcci di entrambe le parti al processo negoziale», ha detto Nebenzja, «intanto, continueremo a combattere per tutto il tempo necessario».
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