2025-09-12
Tax credit, le inchieste sono cinque. Nel 2024 boom di aiuti ma incassi flop
Non solo il caso Kaufmann: la Procura di Roma ha aperto diversi fascicoli su società di produzione che hanno goduto di faraonici sussidi. C’è pure la Cacciamani, ad di Cinecittà. Intanto i film italiani spariscono dalle sale.I documenti li aveva recuperati la Guardia di finanza a giugno. Sono rimasti in un cassetto per settimane. Ora, a distanza di tre mesi, cominciano a filtrare e la tempistica ha un sapore politico. La Procura di Roma, dopo gli esposti presentati anche da esponenti del Movimento 5 stelle, sta lavorando su oltre 100 film finanziati con il tax credit: pellicole che in molti casi hanno registrato incassi ridicoli, qualcuno neppure arrivato in sala. Cinque i fascicoli aperti a piazzale Clodio. Procedimenti ancora embrionali, ma con un’attività istruttoria già avviata. Nessun nome nel registro degli indagati, almeno per ora.Nel mirino ci sarebbero società di produzione che hanno beneficiato di contributi milionari. Tra queste ci sarebbe la One more pictures, casa di produzione che ha beneficiato dei fondi del tax credit, dietro alla quale c’è una struttura societaria complessa. La società, guidata fino a giugno 2024 da Manuela Cacciamani, alla quale il governo ha affidato il ruolo da amministratore delegato di Cinecittà (e per questo ha lasciato tutte le cariche societarie). L’impresa è controllata da Axed srl, una holding con sede a Latina, capitale sociale da 2 milioni di euro e amministratore unico Gennaro Coppola, lo stesso di One more pictures. Axed ha un oggetto sociale sterminato, dalla consulenza aziendale alla produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi, e un azionariato frastagliato: Mc&Jack srl è socio di maggioranza con circa il 60%, poi ci sono Coppola con una quota del 32% e una galassia di soci minori, italiani e stranieri, tra cui Lynx overseas investments Ltd e Var group. Per questo filone e per altri (uno dei quali è coordinato dal pm Antonio Verdi), gli investigatori del Nucleo di polizia valutaria hanno recuperato la documentazione negli uffici del ministero della Cultura: schede di produzione, bilanci e delibere.La richiesta è stata indirizzata a Mario Turetta, allora capo del dipartimento per le Attività culturali e, per poche settimane, anche reggente della Direzione generale Cinema, dopo le dimissioni di Nicola Borrelli (il sostituto nel ruolo di direttore generale per il Cinema e l’audiovisivo sarà Giorgio Carlo Brugnoni). Un passaggio delicato: la macchina dei finanziamenti era in piena transizione di vertici proprio mentre partivano le verifiche. Sotto la lente anche il caso più eclatante: il film Stelle della notte, diretto sotto pseudonimo da Francis Kaufmann, alias Rexal Ford, il regista finito in carcere per il duplice omicidio a Villa Pamphili.Le inchieste arrivano a terremotare un settore, quello del cinema italiano, che da anni vive in una crisi dalla quale fatica (eufemismo) a uscire. Le pailettes della recente Mostra del cinema di Venezia non sono servite a nascondere i numeri, tutt’altro che rosei. A fornirli è stato, negli stessi giorni della kermesse al Lido, l’Istituto italiano per l’industria culturale (Isicult), un centro di ricerca indipendente che ha diffuso alcuni numeri molto crudi. Nel 2024, gli incassi dei film italiani sono stati 130 milioni di euro, con un lieve incremento rispetto ai 121 milioni del 2023, ma ben lontani dai 183 milioni di euro dell’anno 2019, pre-Covid. E questo nonostante il fatto che nel solo 2024 il totale dei contributi pubblici ottenuti dalle pellicole classificate nelle graduatorie del ministero per ottenere l’ormai famigerato tax credit (lo strumento normativo per finanziare le produzioni cinematografiche è stato introdotto nel 2008 e consolidato con la legge Franceschini del 2016) sia arrivato a quota 285 milioni di euro. Una cifra mai raggiunta negli anni precedenti, come certifica la ricerca I numeri del cinema e dell’audiovisivo italiano - Anno 2024 diffusa a fine agosto dalla Direzione generale cinema e audiovisivo del ministero della Cultura. Contributi a pioggia, ma sale cinematografiche senza film italiani. Durante i mesi estivi di giugno, luglio e agosto, secondo la rivista online Boxofficebiz.it, gli incassi al botteghino sono stati abbastanza penosi. «L’estate di quest’anno ha registrato 85,6 milioni di euro di incassi a fronte degli oltre 110 milioni raccolti nelle due annate precedenti. Dunque, un calo di circa il 22%», scrive il sito, «Diversi titoli hanno registrato performance assolutamente positive da Jurassic World – La rinascita a Dragon Trainer, senza dimenticare I Fantatisci 4 che, sommate, hanno permesso al mercato di tenere nei mesi di giugno e luglio, mentre agosto si è dimostrato ben più debole». Per un confronto coi mercati esteri: «Ad agosto in Spagna sono stati incassati 42,8 milioni di euro (quasi il doppio che in Italia), mentre in Francia sono stati staccati 9,97 milioni di biglietti (tre volte quelli venduti in Italia)», si legge ancora sul sito.Incassi flop, dunque, ma anche scarsità di pellicole made in Italy. È come se le case di distribuzione facessero come la televisione: in estate i programmi più visti e amati dal pubblico chiudono per ferie, ci si rivede tutti a settembre. E così è stato, quest’anno, anche per i film tricolore: nessun titolo presente nella Top 10 nonostante gli incentivi di Cinema revolution (un’iniziativa finanziata dallo stesso Mic con una dotazione superiore ai 20 milioni di euro) che consentono di vedere i film di produzione nazionale a 3,5 euro nel periodo estivo. Così i lungometraggi italiani hanno incassato nel complesso (co-produzioni incluse) solo 1,7 milioni di euro, con una quota di mercato del 7,7%. Una miseria. Ora le inchieste potrebbero finalmente finalmente far luce su un doping chiamato tax credit.
La Uss Gravely (DDG-107), una nave da guerra lanciamissili della Marina degli Stati Uniti, arrivata al porto di Port of Spain in Trinidad e Tobago (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
Nei giorni scorsi, militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Napoli, nell’ambito delle attività di controllo economico del territorio e di contrasto ai traffici illeciti, hanno sequestrato, a Lettere, 142 kg. di infiorescenze di cannabis già pronte per il confezionamento e la vendita, oltre a 5.750 piante in essicazione e 390 piante in avanzato stato di vegetazione e maturazione, per un peso complessivo di oltre 1.000 kg., nonché denunciato un soggetto incensurato per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti.
In particolare, i finanzieri della Compagnia Castellammare di Stabia hanno individuato, sui Monti Lattari, un capannone strutturato su due livelli, convertito in laboratorio per la lavorazione di cannabis. Il manufatto era dotato di una rete di fili di ferro al soffitto, essiccatoi e macchinari di separazione. All’interno della serra sono state rinvenute le piante in vegetazione, incastonate tra fili di nylon per sostenerne la crescita e alimentate con un percorso di irrigazione rudimentale.
Dai riscontri delle Fiamme Gialle è emerso che la produzione era destinata al consumo di droghe per uso personale dato che, nel prodotto finito, risultavano già separate le infiorescenze dalla parte legnosa, pronte per il confezionamento in dosi.
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Donald Trump e il premier cambogiano Hun Manet al vertice di Kuala Lumpur (Getty Images)