2025-09-12
Lollobrigida lancia l’euroalleanza del riso
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Oggi a Vercelli il ministro raduna i produttori europei. Obiettivo: contrastare gli accordi commerciali dell’Ue, che col Mercosur spalancano il continente a prodotti di basso valore provenienti da Oriente e Sud America: «Difendiamo qualità e mercato».«Non basta la leadership produttiva, serve anche quella politica e partiamo da Risò, il primo festival internazionale che porta a Vercelli buyers da tutto il mondo e i migliori operatori, per lanciare un’alleanza tra i Paesi risicoli europei a difesa della qualità e del mercato»: parole di Francesco Lollobrigida. Per la prima volta si mette insieme il riso come economia, il riso come gioiello enogastronomico, il riso come civiltà rurale ma anche come ricerca per dare forza al protagonismo produttivo dell’Italia. Siamo il primo produttore del miglior japonica (il riso a chicco grosso), ma dobbiamo batterci ad armi impari, per colpa dell’Ue, contro i produttori di indica (è il riso a chicco lungo, inadatto per esempio ai risotti, ma anche al sushi) che arriva da Oriente dove si coltiva tenendo i contadini in semischiavitù e senza alcun rispetto per l’ambiente.Risò apre oggi e prosegue fino a domenica con una serie di declinazioni che vanno dall’assaggio alla Borsa fino ai seminari sulla ricerca. A tenere insieme tutto, la volontà del ministro per la Sovranità alimentare di sfruttare l’alleanza europea per contrastare le fughe in avanti dell’Ue col Mercosur - che resta, per quel che riguarda l’Italia, un «sorvegliato» speciale - con gli accordi bilaterali a dazi quasi zero con Paesi come Vietnam, Birmania, Cambogia che ci invadono con prodotti di scarsa qualità e a prezzi insostenibili per i nostri risicoltori.«Per contrastare questa situazione», spiega Lollobrigida, «offriamo agli altri Paesi produttori europei lo schema Italia che ruota attorno all’Ente risi, un’istituzione che non ha pari in Europa, che promuove la ricerca agronomica e scientifica, monitora il mercato e fa da volano per le imprese. Se mettiamo insieme il nostro riso - l’Italia fa il 58% della produzione europea - con la Spagna (27%), il Portogallo e la Grecia (7% ciascuno) con i Paesi balcanici e li “leghiamo” con un’attività simile a quella dell’Ente risi, abbiamo l’opportunità di contrastare sia il dumping che ci viene da Oriente, sia le quantità che arriveranno dal Sud America affermando tre principi per noi inderogabili anche in rapporto al Mercosur: stessi standard produttivi, stessi obblighi sociali, stessa garanzia di salubrità». A conferma che questa fermezza c’è di tutto il governo: ieri il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha detto: «Per il Mercosur continueremo a vigilare sulle misure che riguardano l’agricoltura da cui dipenderà il nostro giudizio finale». L’Italia produce circa 1,5 milioni di tonnellate di riso, valgono un miliardo e mezzo di euro all’anno, di cui quasi la metà vengono esportate. Gli ettari coltivati sono 226.000 concentrati tra Vercelli, Novara e Pavia, ma con risi di qualità nel Veronese, lungo il Delta del Po, in Toscana, in Sardegna, nella piana di Catania, nelle pianure delle Marche. È anche un gioiello gastronomico che racconta la biodiversità in campagna e a tavola: si va dal riso giallo meneghino, al sartù napoletano, dai frascarelli marchigiani, al riso alla pilota mantovano, dalla Panissa vercellese all’arancino catanese. Di tutto questo si assaggia a Risò. Ma senza i coltivatori non si va da nessuna parte. La Coldiretti da Vercelli dice, col presidente Ettore Prandini: «I dazi agevolati concessi a Vietnam, Cambogia e Birmania hanno fatto quintuplicare le importazioni mettendo in ginocchio i produttori italiani e dimostrando i rischi legati alle agevolazioni concesse senza far valere il principio di reciprocità».A sostenere questa posizione ci sono il presidente di Coldiretti Piemonte, Cristina Brizzolari (produce riso di altissima qualità con l’etichetta Riso Buono) e l’ad di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia. E mettono in evidenza: «Il Mercosur prevede l’ingresso progressivo di riso a dazio zero fino a 60 milioni di chili. L’Europa apre il mercato italiano al primo Paese produttore non asiatico con un potenziale di oltre 10 miliardi di chili di riso. Anche qui il vero nodo della questione è la mancanza di reciprocità». Codiretti indica che il 60% del riso che entra in Italia beneficia di tariffe agevolate e gli arrivi dai Paesi asiatici sono passati dai poco più di 9 milioni di chili di sedici anni fa ai quasi 50 milioni attuali. Per questo - sostengono tanto Prandini quanto Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti, «L’introduzione di una clausola di salvaguardia automatica al superamento delle soglie d’importazione resta uno strumento essenziale per riequilibrare la concorrenza, garantire reddito ai produttori e difendere il riso italiano».Il tema, lo conferma Lollobrigida, è far sì che l’Ue mantenga ciò che Ursula von der Leyen, nel discorso sullo stato dell’Unione, ha affermato. Sostiene il ministro: «Von der Leyen ha detto tutto ciò che l’Italia dice da tempo: gli agricoltori non sono solo operatori economici, ma custodi del territorio; non possono subire la concorrenza sleale da chi non rispetta i nostri standard ambientali e sociali; non devono essere sotterrati dalle scartoffie, ma sono meritevoli di fiducia. Ora vediamo i fatti». Ma Coldiretti non è convinta: «Le belle affermazioni della Von der Leyen si scontrano impietosamente con la realtà dalle sua Commissione che colpisce duramente il settore agricolo, dal taglio del 20% dei fondi Pac alla stipula di accordi come il Mercosur senza far valere il principio di reciprocità».Magari con un risotto fatto col Carnaroli (quest’anno si festeggiano gli ottanta anni dalla creazione di questo ibrido straordinario) anche la baronessa può trovare la forza di passare dalle parole ai fatti.
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