2022-06-01
Putin vuole il Donbass entro il 1° luglio. Poi Mosca deciderà se «accontentarsi»
A Severodonetsk si combatte casa per casa, ma è difficile che la conquista della città possa portare alla fine della guerra.Secondo il canale informativo ucraino Channel 24, che ha avuto accesso a informazioni del Security service of Ukraine (Sbb), il nuovo piano di Vladimir Putin, che da qualche settimana sovraintende alle operazioni militari, prevede che il Donbass vada conquistato entro il prossimo 1° luglio. Il piano si declina in due fasi: prima c’è la conquista della regione di Lugansk, poi le truppe russe dovranno fare lo stesso con quella di Donetsk. Naturalmente in mezzo c’è la volontà degli ucraini che non hanno nessuna intenzione di far sì che si realizzino i desideri del Cremlino. Intanto sul terreno l’esercito russo continua ad avanzare all’interno della città ucraina orientale di Severodonetsk, e secondo il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, Sergiy Gaidai, citato dai media ucraini, «i combattimenti sono in corso casa per casa». In un attacco aereo è stata colpita una cisterna con acido nitrico, tutti i residenti sono stati invitati a non uscire dai rifugi. Lunedì, dopo undici giorni di bombardamenti continui e lancio di missili gli spetsnaz (i reparti speciali dell’esercito russo) hanno messo la città in una tenaglia attaccandola da due direzioni con il risultato che attualmente un terzo della città è controllata dai soldati russi che hanno postato foto e video sui loro canali Telegram. Secondo il generale di corpo d’armata Maurizio Boni, «l’Ucraina ha costretto due volte Putin a ridefinire i suoi obiettivi militari. Dopo la battaglia di Kiev, ridimensionando i suoi successivi obiettivi militari alla conquista degli oblast di Donetsk e Lugansk nell’Ucraina orientale ed ora alla sola conquista dell’oblast di Lugansk che costituisce senza dubbio il main effort dello sforzo offensivo russo. Qui le operazioni procedono con conquiste incrementali di territorio ma l’assedio di Severodonetsk non è ancora completato perché gli ucraini sono riusciti, almeno sino ad ora, a tenere aperto il collegamento con la parte occidentale del fronte e completare l’accerchiamento costerà molto ai russi. Non è impossibile perché anche le forze di Kiev stanno accusando il colpo e sembrano essere a corto, tra l’altro, di munizioni e di carburante. La presa di Severodonetsk potrebbe creare le premesse per la conquista del resto dell’oblast di Donetsk, a patto che i russi siano in grado di mantenere l’attuale ritmo operativo consolidando le posizioni raggiunte e rivolgendo tutto il loro potenziale offensivo con operazioni successive sul resto dell’autoproclamata repubblica». Secondo alcuni analisti, la prossima caduta di Severodonetsk, dove vivono ancora 19.000 persone, potrebbe sancire la fine della guerra e l’inizio di una vera trattativa di pace ma il generale Boni non è di questo avviso: «Non credo che la conquista di Severodonetsk, e anche dell’intero Donbass, possa portare Putin al tavolo delle trattative perché nella propria storia la Russia sul proprio territorio non ha mai perso e l’Ucraina è considerata da Mosca come estensione naturale del proprio territorio. E nella cultura politico-militare russa non esiste un livello politico in grado di fermare le forze armate quando il conseguimento di un obiettivo militare coincide con quello politico strategico. La Russia ha bisogno di una vittoria totale e sarà molto difficile definire un limite meno soddisfacente. In ogni caso, rimarranno sul campo sino all’ultimo soldato, carro armato o veicolo, a meno di colpi di scena oggi imprevedibili». Nel suo aggiornamento quotidiano sulla guerra in Ucraina, l’Istitute for the study of war ha anche parlato del dissenso che continua a crescere sempre più forte all’interno dei circoli militari russi. Secondo uomini come l’ex ufficiale del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb) Igor Girkin «il Cremlino non sta facendo abbastanza per vincere la guerra perché ha rinunciato alle basi ideologiche del conflitto concentrando il conflitto sul Donbas, piuttosto che sull’intera Ucraina». E dove sono gli aerei russi? Agli inizi dello scorso marzo, l’esercito russo affermò di aver raggiunto la superiorità aerea sull’intero territorio dell’Ucraina. Tale affermazione fu ampiamente contestata a ragione dall’intelligence occidentale come ci conferma l’analista strategico Franco Iacch: «Dopo oltre tre mesi di guerra, Mosca non è ancora riuscita ad imporre la superiorità aerea in Ucraina, un fattore decisivo nei conflitti internazionali dalla seconda guerra mondiale. La superiorità aerea consentirebbe alla Russia di proteggere le sue forze di terra e di attaccare facilmente le truppe ucraine dall’aria. Questo è il motivo per cui l’aviazione ucraina era l’obiettivo iniziale della Russia. La missione principale dell’aviazione ucraina, invece, è stata fin da subito quella di impedire alla Russia di ottenere la superiorità aerea. Oggi possiamo affermare che Mosca ha raggiunto una superiorità aerea limitata nelle regioni saldamente sotto il suo controllo, ma non è ancora in grado di estendere questo vantaggio a tutto lo spazio aereo dell’Ucraina. Sarebbe corretto affermare che una combinazione di fattori stanno limitando la capacità dell’aviazione russa di stabilire una superiorità aerea in Ucraina. Mosca sta di fatto volando in uno spazio aereo prevalentemente conteso». Tra i molti errori commessi dei russi c’è anche quello di non aver considerato il contesto ucraino nettamente diverso da quello siriano? «In Siria l’aviazione russa agiva impunemente senza mai affrontare una reale opposizione», conclude Franco Iacch.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco