2020-08-13
Contro Conte 700 psichiatri e psicologi: «Manipola le masse»
Massimo Recalcati (Roberto Serra - Iguana Press/Getty Images)
Settecento professionisti denunciano il rischio di una «manipolazione delle masse» nell'allerta permanente dell'esecutivo. I bimbi hanno sofferto le conseguenze più gravi sulla psiche. Il collega Massimo Recalcati dà del malato a chi osa criticare il governo? «È gravissimo». Per spingerci al Mes, oltre a Mario Monti usano la paura della seconda ondata. Le aste dei Bot vanno benissimo: serve un'altra strategia. Che ignori i numeri veri. Lo speciale comprende due articoli. Bambini diventati pazienti perché trattati come se fossero dei malati. Adulti divorati dall'ansia e dalla paura di tornare isolati, senza lavoro e libertà di muoversi. C'è un allarme, lanciato da 700 tra psicologi e psichiatri italiani, che sta passando sotto silenzio sebbene i destinatari siamo tutti noi, cittadini costretti al lockdown prima e a un'emergenza senza fine oggi. Il documento, indirizzato anche al premier Conte, ai presidenti di Camera, Senato e ai ministri di Salute e Istruzione, riporta osservazioni, dibattiti e studi che dimostrano i danni psicologici nelle diverse fasce della popolazione, prodotti dalle misure per arginare la diffusione del Covid-19 e «che rischiano di non limitarsi al solo periodo attuale». Di fatto «allo stato attuale ci sono tutti i presupposti per poter individuare gli elementi in gioco di una forte manipolazione psicologica delle masse da parte di una visione, un pensiero e un approccio alla vita dominante che cerca di imporsi come unico e indiscutibile, di caratteristica indubbiamente settaria». Scopo del comunicato, elaborato a fine giugno, è proprio quello di fornire «degli strumenti per evitare l'innesco di dinamiche patologiche pericolose per l'individuo e la società intera», come spiega Silvia Salese, psicologa a Torino e a Cuneo, cui si deve l'iniziativa assieme a un collega e a uno psichiatra sardi. «Volevamo far conoscere effetti collaterali e pericoli di certe decisioni prese, preoccupati del silenzio che accompagnava ogni nuova restrizione imposta dal governo e che vedeva pure noi impotenti», precisa la dottoressa Salese, esperta di neuroscienze. L'idea è stata condivisa rapidamente da professionisti che ogni giorno, in tutta Italia, si stanno confrontando con malesseri, disagi, autentiche sofferenze di centinaia di pazienti. «A febbraio, marzo, aprile eravamo preoccupati per le possibili conseguenze delle limitazioni. Da giugno continuiamo a ricevere conferme dei nostri timori. Le persone sono talmente spaventate, che per una grossa fetta della popolazione si può parlare di disturbo post traumatico da stress. Ansia, paura per il futuro dovuta anche a difficoltà economiche sono sempre più diffuse, alimentate dall'allarmismo attorno al virus», elenca Salese. Su comunicatopsi.org, assieme all'appello i professionisti hanno riportato numerosi link a ricerche e studi condotti sul periodo Covid-19 e la sua gestione. Come l'indagine effettuata in tutte le Regioni italiane dall'Istituto pediatrico di ricovero e cura Gaslini di Genova, allo scopo di individuare precocemente possibili situazioni di criticità in ambito psichico comportamentale. Si segnala, ad esempio, che benché «i bambini siano meno vulnerabili agli effetti sistemici del virus», con la chiusura di asili e scuole «il benessere dei più piccoli appare assediato allo stesso modo degli adulti per ciò che concerne la qualità di vita e l'equilibrio emotivo». Nonni tenuti lontani o deceduti, genitori disoccupati o molto tesi, nessuna socializzazione hanno provocato «problematiche comportamentali e sintomi di regressione», così pure l'aumento dell'irritabilità, disturbi del sonno e del risveglio, disturbi d'ansia. L'indagine si concludeva con la raccomandazione già espressa dall'University College of London in collaborazione con il National institute for health: «Oltre alla necessità di misure di controllo del rischio di contaminazione, è necessario mettere in atto procedure di tutela del benessere mentale sia delle popolazioni fragili sia degli altri». Invece, osserva Silvia Salese, al primo colpo di tosse autunnale è assai probabile che le autorità facciano ricadere tutti in una paura irrazionale. Evidenzia anche come «ci si stia preoccupando troppo poco delle misure in programma nelle materne e primarie. La scuola rischia di diventare medicalizzata, insegnano ai bambini ad avere paura delle malattie. In Canada, per la preoccupazione di avere vicino altre persone, è diminuita l'attività fisica quotidiana con conseguenze di salute mentale e fisica». I 700 tra psicologi e psichiatri sperano di trovare sostegno nella loro iniziativa da parte degli Ordini professionali «perché vogliamo offrire aiuto ai cittadini, non limitarci a ribadire che occorre “affidarsi ai dati e alla comunicazione diffuse dalle autorità pubbliche ". Siamo tutti preoccupati, è vero, ma poi ci si perde sul lato pratico e si fa ben poco. Anche per la paura di esporsi, di andare contro le regole, di essere accusati di complottismo», precisa Silvia Salese, che giudica «gravissime» le parole dello psicoanalista Massimo Recalcati secondo il quale chi avanza dubbi o critiche alle misure sanitarie di sicurezza sarebbe affetto da patologie, da un «negazionismo puberale». «Farsi delle domande critiche, constatando l'evidenza dei fatti, questo semmai è sintomo di salute mentale. Non siamo tarati per dire di sì», esclama la professionista torinese. «Per il nostro lavoro ci siamo avvalsi della collaborazione di numerosi virologi e di medici, ogni contributo è importante se è su base scientifica. L'abbiamo anche scritto sul nostro sito, invitando tutti a tenerne conto: allo stato attuale l'espressione di un'opinione non accettata dal mainstream non appare praticabile senza ritorsioni, minacce o pubbliche gogne: una voce dissonante viene inevitabilmente bollata come fake news o complottismo, immediatamente aggredita e processata non attraverso seri e più che leciti dibattiti, ma con ostracismo radicale». Conclude la psicologa: «Tra i dogmi di una verità imposta e il complottismo, c'è posto per un'onesta ricerca della verità da sottoporre a continua revisione. Dati alla mano». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/psicologi-e-psichiatri-contro-il-regime-medico-2646963396.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-spingerci-al-mes-oltre-a-monti-usano-la-paura-della-seconda-ondata" data-post-id="2646963396" data-published-at="1597265853" data-use-pagination="False"> Per spingerci al Mes, oltre a Monti usano la paura della seconda ondata Il Covid «ha determinato circa 40.000 morti in più rispetto alle attese di mortalità degli anni precedenti». Tuttavia «non si tratta di una crescita di mortalità enorme, se vogliamo essere sinceri, perché nel 2015 l'aumento dei morti è stato di 50.000 unità rispetto all'anno prima». Non sono parole di ieri, ma del 30 giugno scorso. A pronunciarle il presidente dell'Istat ,Gian Carlo Blangiardo, in un'audizione parlamentare conclusa sottolineando come la percezione dell'incremento della mortalità fosse stato drammaticamente accentuato dalla sua distribuzione territoriale concentrata in alcune province tra Bergamo, Cremona e Torino. Salto di qualità o cambio di marcia? Scegliete voi l'espressione più calzante. Ma la propaganda per spingere l'Italia a prendere il Mes sfrutta il mese di agosto per sperimentare nuovi stratagemmi narrativi. Le storielle sulla convenienza economica con assenza di condizioni non bastano più. La circostanza delle presunte tensioni di cassa irresponsabilmente alimentate dal Tesoro fa a cazzotti con i risultati delle aste, visto che proprio ieri sono stati collocati 7 miliardi di Bot con scadenza a un anno e cedola media pari a -0,192%. A fronte di una domanda superiore del 74% rispetto all'offerta. Ancora un po' poco per giustificare il presunto accordo per chiedere il Mes per un importo pari a circa 20 miliardi, secondo quanto riportato dal Giornale. Occorre dunque qualcosa di più, e di diverso. E il terrorismo sanitario è lì pronto a fare il suo sporco lavoro. Il ministero della Salute ci tiene a far filtrare l'esistenza di un piano inviato alle Regioni per far fronte alla seconda ondata ormai data per certa in autunno. Poco importa se in quei giorni avremo l'arrivo della solita influenza stagionale. Anzi, tanto meglio. Ci sarà di che scrivere per alimentare la paura. Si ipotizzano quattro scenari con diversi gradi di severità con tanto di nuovi lockdown locali. Quelle stesse misure che Giuseppi si è rifiutato di prendere per i Comuni della Valseriana seriamente colpiti alla fine di febbraio, salvo poi chiudere un intero Paese con regioni al Sud quasi completamente immuni. Come ad esempio la Sicilia, che due giorni fa contava 71 casi di positività fra gli immigrati soggiornanti nell'hotspot di Pozzallo a fronte di 89 complessivi. I porti aperti - dei quali mai si minaccia neppure la chiusura, a differenza di qualsiasi altra attività economica - danno il loro onorevole contributo alla causa degli allarmi. Frattanto l'Italia conta poco più di 50 pazienti ricoverati in terapia intensiva contro il picco di 4.068 del 3 aprile scorso. Poco più dell'1%. Il dato si accompagna a quello dei meno di 800 pazienti ricoverati con Covid, pari al 2,8% del picco registrato al 4 aprile di oltre 29.000. Intanto il piano di accerchiamento si arricchisce di nuovi tasselli: l'ex premier Mario Monti lavorerà per l'Organizzazione mondiale della sanità, che giusto ieri ha invitato Italia e Spagna a «raddoppiare gli sforzi» per fermare i contagi. Sono i Paesi messi peggio? No, ma quelli maggioramente indiziati di prendere il Mes. L'ufficio europeo dell'ex premier, comunque, formerà una commissione regionale per ripensare le priorità dei sistemi sanitari alla luce della pandemia da coronavirus. La conclusione del lavoro rischia di essere una: prendere il Mes per rafforzare quel sistema sanitario che lo stesso Monti da premier aveva contribuito a smantellare fissando di concerto col ministro di allora, Renato Balduzzi, «nuovi standard qualitativi, strutturali e tecnologici per l'assistenza ospedaliera». Parole che servivano a individuare i posti letto da sforbiciare. Nel 2009 erano 4,2 per ogni 1.000 abitanti, dovevano scendere a 3,7. In pratica un taglio di oltre 25.000, vicino al numero massimo dei ricoverati lo scorso 4 aprile.