2024-01-02
Promossi e bocciati: le pagelle della A
Joshua Zirkzee e Paul Pogba (Ansa)
Al giro di boa del campionato, il Bologna di Thiago Motta è trascinato dalle magie di Zirkzee, mentre Thuram è la sorpresa più felice di una grande Inter. Juve solida con Danilo e Rabiot, occhio alle stelline Soulé e Gudmundsson. Pogba rischia di mettere fine alla carriera, ma sono tanti quelli che sinora hanno deluso: Leao ha le stesse reti di Tomori, il centrocampo della Roma latita e Samardzic si è smarrito inseguendo le sirene del mercato estivo. Promossi1) Yann Sommer Se la capolista subisce solo otto gol in 18 partite di campionato dev’essere anche merito del portiere. Quello nuovo ma un po’ vecchio (35 anni), quello basso (1,83), quello arrivato dal Bayern dopo una trattativa da sfinimento, quello che «con i piedi non sarà mai Onana». Però 12 clean sheet significano che la saracinesca svizzera funziona. Fra i pali è un gatto, nelle emergenze da tre metri ha la reattività di una tigre, esce solo su prenotazione ma sa dirigere la difesa con grande esperienza. Quanto alle papere, fin qui ne ha commesse due (col Sassuolo e a Genova). Più o meno come i professori Wojciech Szczesny e Mike Maignan.2) Alessandro BuongiornoIl corazziere granata è destinato a diventare un diamante da asta estiva al calciomercato. Fisico e tecnica, entra di diritto nel club dei centrali italiani stile Leo Bonucci, quindi insuperabile quando difende e impeccabile quando imposta. Quasi un Alessandro Bastoni, quasi un Gleison Bremer, a 24 anni il mancino è già una certezza azzurra. Cuore Toro fin da quando era bambino (faceva il raccattapalle), con la difesa a tre di Ivan Juric ha fatto il salto di qualità. Offre garanzie anche fuori dal campo: laureato in Economia aziendale, testa sulle spalle, senso di appartenenza. Oggi tutta roba da collezione.3) Danilo Il brasiliano che non danza è un punto fermo del bunker di Max Allegri. Quando gioca si nota (anche in area avversaria), quando non gioca si sente. Se la Juventus è di nuovo un fattore in chiave scudetto, lo deve anche a lui. Non per nulla è il capitano, l’uomo dell’ultima parola nello spogliatoio. Il punto di forza di Danilo è la duttilità e il primo ad accorgersene fu Andrea Pirlo; all’interno della stessa partita può giocare anche esterno di difesa o centrocampista aggiunto senza soffrire di labirintite sportiva. A 32 anni ha personalità da vendere: Porto, Real Madrid, Manchester City ti danno certezze da regalare ai compagni. Con discrezione, quando serve.4) Fikayo TomoriPrima di finire nel tritacarne degli infortuni rossoneri (lesione al bicipite femorale, torna a primavera), il centrale inglese è stato il monumentale punto fermo della traballante difesa del Diavolo. E anche uno dei pochi giocatori di Stefano Pioli a non subire le depressioni, le paturnie di una squadra senza continuità. Quando ha giocato, Tomori ha sempre fatto la differenza, spesso diventando un baluardo solitario a difesa di un fortino pieno di spifferi. È giusto celebrarlo fra i top anche perché, prima di farsi male, ha segnato pure tre gol. Gli stessi di Rafael Leao.5) Albert Gudmundsson Partendo dall’esterno prende lo slancio per devastare le difese. Va coperto, va protetto, ma l’islandese di Boccadasse non può stare fuori da questa squadra. A 26 anni è il miglior «tuttocampista» del campionato, capace di raddoppiare sugli avversari più forti, ripartire in progressione, far male in area con la precisione del tiro. Nel Genoa di Alberto Gilardino è un trascinatore e un porto sicuro: palla a lui, palla in banca. Se poi guardi le statistiche e leggi sette gol, non lo togli più. Il bisnonno giocò nel Milan e diventò ministro delle Finanze a Reykyavik. Albert a Genova almeno vicesindaco.6) Adrien Rabiot Era un oggetto misterioso, oggi è indispensabile. Cresciuto stagione dopo stagione con Max Allegri a urlargli di tutto a fil di caviglia, il francese sta facendo dimenticare Paul Pogba (lo troveremo nei flop) a forza di chilometri, di strappi, di coperture, di assist. Qui c’è da puntellare Gudmundsson, chi meglio di lui? Lo dipingevano bohèmien e indolente. A scendere in campo con la maglia bianconera dev’essere il gemello feroce, capace di annichilire Nicolò Barella, di surclassare Stani Lobotka. In questa stagione senza coppe il suo dinamismo incontenibile (e finalmente disciplinato) è oro puro.7) Hakan Calhanoglu Non amando i cinepanettoni, sotto Natale il regista da Oscar si è preso una pausa. Ma per tre mesi e mezzo ha guidato l’Inter da maestro, indicandole la via in una serie di partite perfette. Con lui a dirigere l’orchestra sono arrivati il primato in classifica e la qualificazione nel girone di Champions. Sublime invenzione di Simone Inzaghi, il turco oggi è fra i primi cinque registi al mondo, con due caratteristiche vincenti: la capacità di vedere calcio anche dietro la schiena e l’eccellenza balistica dal limite dell’area. Per gli avversari dei nerazzurri è il pericolo pubblico numero due. Ovviamente dopo Lautaro.8) Matias Soulé Classe argentina, principe di Frosinone in attesa di tornare alla Juventus a fine prestito. Il ragazzo di Mar del Plata con passaporto italiano ha 20 anni, la fantasia di una pagina di Garcia Marquez e sta facendo la fortuna di Eusebio Di Francesco. Il demonio sudamericano con le movenze di Paulo Dybala (ala, rifinitore, sarà ciò che ritiene giusto essere) mostra fin d’ora le caratteristiche del campione, anche se il poeta diceva che «non bisogna mai battezzare un buon giorno prima che sia giunta la sera». Il presente è tutto suo: Frosinone con il turbo e statistica personale che indica sette gol all’attivo. Ha il permesso di sognare in grande. 9)Federico DimarcoUna statistica del Cies (l’Osservatorio internazionale del pallone) lo ha indicato come il terzino più creativo d’Europa, tallonato da Kieran Trippier del Newcastle. E non solo per la pennellata al Frosinone da 56 metri quel giorno a San Siro. L’ultrà nerazzurro Dimarco è molto di più: un terminale offensivo, un uomo squadra, uno specialista di balistica. In definitiva il calciatore operaio (senza il sublime talento dei predestinati) più forte d’Italia. Meglio per l’Inter che gli ha allungato il contratto fino al 2027 raddoppiandogli lo stipendio (da 1,8 a 3,6 milioni), peggio per chi se lo trova di fronte quando è lanciato in velocità e sta per crossare o tirare. Unico neo, come le auto elettriche ha l’autonomia di un’oretta.10) Joshua Zirkzee A 22 anni neppure Zlatan Ibrahimovic era così impattante, così geniale con il pallone fra i piedi. Il centravanti olandese è il simbolo del Bologna dei miracoli che sta lassù in classifica a respirare l’aria di Europa. Plasmato perfettamente da Thiago Motta, quando è in giornata Joshua diventa immarcabile. E se non va in gol da solo (finora sette centri), fa segnare i compagni con movimenti da veterano e con assist da giocoliere. Destinato a un grande palcoscenico, difficilmente sarà oggetto di asta estiva; esiste una clausola rescissoria di soli 40 milioni a favore del Bayern. E a Monaco non sono matti.11) Marcus Thuram Qui si rischia l’accusa di follia senza rimedio perché il trono sarebbe di Lautaro Martinez, capocannoniere (15 gol in campionato più due in Champions), top player e anima argentina dell’Inter di Inzaghi. Ma il campione del mondo è un habitué di questa formazione, quindi non ne avrà a male se abbiamo scelto il suo compagno di reparto. Stessa maglia. Oltre a un sorriso da far uscire il sole, in Marcus Thuram c’è qualcosa di eccezionale: la solidità mentale da figlio d’arte, la forza fisica da mezzofondista degli altipiani, la tecnica in velocità. Era accusato di non vedere la porta, ha segnato sette gol. Il gol al Milan nel derby è pura pop art.Mister: Thiago Motta Il brasiliano ghiacciato è in rampa di lancio. Già allenatore in campo dell’Inter del Triplete, allievo al primo banco di un professore come Josè Mourinho, oggi Thiago Motta (a soli 41 anni) è il costruttore del fenomeno Bologna che dopo un ventennio torna «a far tremare il mondo». Teorico di un calcio veloce e offensivo, riesce a trasmettere grinta e serenità in egual misura. In estate arriverà il grande salto: Juventus, Milan e Manchester United hanno il contratto pronto.Bocciati1) Juan MussoArrivato a Bergamo tre anni fa da saracinesca assoluta, fatica a rispettare le promesse e a confermarsi all’altezza delle imprese di Udine. Ha la responsabilità di dirigere una delle retroguardie più frenetiche ed esposte del campionato perché l’Atalanta, quando attacca, lo fa sempre a pieno organico. Fedele al motto orobico «Adess Adoss». Per dargli fiducia, Gian Piero Gasperini ha liquidato Andrea Consigli, poi Marco Sportiello, infine Pierluigi Gollini. Musso fa il suo, non esagera in papere ma non accende la fantasia dei tifosi. La sua non sarà mai una figurina introvabile come quella di Pizzaballa.2) Theo HernandezNon è solo colpa sua. In questi quattro mesi di altalena milanista, il mister Stefano Pioli lo ha utilizzato ovunque, tranne che nel suo ruolo naturale. Theo ha bisogno di essere lanciato con la fionda sulla fascia, necessita di schemi che gli aprano praterie, deve poter sentire l’area avversaria e scaricare in contropiede tutta la sua rabbia agonistica. Se viene limitato in copertura deperisce, se gli si chiede di fare il centrale di difesa rende la metà, se addirittura è costretto ad allontanarsi dalla linea laterale per nuotare fra gli squali del centrocampo diventa un giocatore normale. Morale: una partita buona e tre mediocri, almeno finora. Troppo poco per essere un top.3) Nikola MilenkovicIl centrale della Fiorentina ha un curioso destino: è uno dei difensori più forti fra inizio giugno e fine agosto, quando gli esperti di calciomercato lo appiccicano a tutti i top club che passano nei paraggi. Poi si comincia a giocare e lui regolarmente fatica in marcatura, ancora di più in disimpegno. Sulla costruzione lasciamo perdere. Il giorno in cui il marcantonio serbo riuscirà ad essere all’altezza della fama mediatica, Vincenzo Italiano avrà risolto tutti i suoi problemi. E il David di Michelangelo potrà scendere dal piedistallo e passeggiare per il centro.4) Rafael ToloiIl capitano dell’Atalanta è un’apparizione scomparente. Fuori da due mesi per infortunio, il primo pilastro difensivo di Gasperini si è visto per l’ultima volta il 4 novembre contro l’Inter nei minuti finali della partita, in tempo per farsi espellere e far perdere di nuovo le tracce. Un vero peccato, a 33 anni il glorioso campione d’Europa ha smesso di essere una roccia ed è stato sorpassato nelle rotazioni da guerrieri di ultima generazione come Giorgio Scalvini e Matteo Ruggeri. Ma i 20 gol subìti finora dall’Atalanta (più di uno a partita) confermano che l’esperienza conta. E un Toloi in grado di tornare a fare da chioccia ai boys sarebbe manna dal cielo.5) Manuel LazzariPurtroppo si sta abbonando a questo spazio. Tre anni fa era il «quinto» più europeo d’Italia e c’era chi lo paragonava ad Achraf Hakimi. Con Simone Inzaghi in panca sfrecciava sulla fascia a velocità doppia rispetto al mondo. Con Maurizio Sarri quel giocatore è scomparso in due mosse. Uno: il laterale di Valdagno (30 anni) si è convinto di essere un fenomeno e ha abbassato il livello d’intensità, errore letale in un campionato competitivo come quello italiano. Due: secondo il dogma che a vincere è sempre il modulo, Maurizio Sarri ha deciso di trasformarlo in terzino puro, di fatto annullandone i pregi. Risultato: lui vive di rimpianti e la Lazio ha un’arma in meno.6) Leandro ParedesFa lo stesso malinconico effetto di un tramonto. Potenzialmente l’argentino è un crack come dovrebbe essere un campione del mondo che negli ultimi quattro anni ha impreziosito il centrocampo del Paris Saint Germain e (in modo più marginale) della Juventus. Invece sbuffa, rincorre gli avversari senza alcuna speranza di prenderli, lascia sulle spalle di Cristante il lavoro più duro. E a soli 29 anni prosegue alla corte di Josè Mourinho il trend in discesa di una carriera che meriterebbe ben altro rispetto. In questi mesi è stato impalpabile, praticamente un fantasma.7) Renato SanchesA conferma che da Parigi non arrivano sempre e solo cadeaux, ecco un altro pacco recapitato a Trigoria dal Psg. Praticamente il centrocampista portoghese non si è mai visto, vittima di continui infortuni. Andando a riguardare le statistiche, si nota che in carriera ne ha sofferti una ventina rimanendo ai box per due stagioni. Una disdetta perché il ragazzo (26 anni) è forte e quando passò dal Benfica al Bayern fu speso per lui il paragone con Clarence Seedorf. Un parallelo senza senso, con un’attenuante. Se anche dovesse tornare in piena forma, sarebbe comunque difficile per lui entrare nei meccanismi di gioco dell’ultimo Mourinho. Perché non esistono.8) Paul PogbaA conferma che i ritorni non funzionano (quasi) mai, a 30 anni il Polpo sembra spiaggiato in via definitiva. Dopo la richiesta di quattro anni di squalifica da parte della procura antidoping, il ds bianconero Cristiano Giuntoli è tornato sul mercato e in fondo spera di chiudere la pratica Pogba con una rescissione consensuale del contratto e il conseguente risparmio di una trentina di milioni. Sarebbe la malinconica fine di una storia prima stupenda (mai visto un talento simile nel centrocampo juventino dopo Zinedine Zidane), poi deficitaria. Inserire il francese nella squadra flop è quasi un gesto d’affetto. Nessuno se lo ricorda più.9) Charles De KetelaereFinora neppure un genio della panchina come Gasperini è riuscito a capire dove può giocare ed essere felice il fantasista belga. Scambiato da Paolo Maldini per Kakà in un momento di appannamento, il ragazzone di Bruges (in fondo ha solo 22 anni) è stato prestato dal Milan all’Atalanta per lo svezzamento completo. Operazione più difficile del previsto perché da rifinitore non rifinisce (troppo lento) e da puntero non segna (troppo emotivo). Sulla carta avrebbe tutti i numeri per sfondare e tornare a San Siro da protagonista, ma nella realtà fatica a trovare un posto al sole anche a Bergamo. Panchinaro era e panchinaro resta.10) Lazar SamardzicDopo la sceneggiata estiva del padre e il passaggio sfumato all’Inter, in molti hanno cominciato a seguire con interesse il percorso del giovane fantasista serbo (21 anni). E lo hanno fatto anche perché da settembre a dicembre è stato accostato alla Juventus, al Milan, alla Lazio e adesso al Napoli. Morale: 15 presenze a singhiozzo, due gol. Con un problema: non riesce a trovare spazio con continuità neanche a Udine. L’allenatore Gabriele Cioffi, parlando di lui, ripete da un po’ di tempo: «Faccio giocare chi è più in forma». Poi mette altri, tutti gli altri. Non un bel segnale.11) Rafael LeaoUna poltrona per due. Scegliete voi, io non ci sono riuscito. Leao qui gioca titolare perché - nonostante le qualità stratosferiche - in questa prima metà della stagione non è mai riuscito a far vincere le partite che contano alla sua squadra. Tutt’al più domina la transizione, crea e spreca, trascorre la settimana in prima pagina ma in partita si sgonfia. Se Leao fosse se stesso (in campionato ha segnato gli stessi gol di Tomori, tre), il Milan sarebbe ancora in Champions e in Italia non avrebbe nove punti di distacco dalla prima. (Frattesi: gioca almeno qui perché nell’Inter non se ne parla. E questo non è indice di eccellenza).Mister: Stefano PioliLo pensa anche Gerry Cardinale. Ma ha deciso di mettergli Zlatan Ibrahimovic nelle vicinanze e si tiene il mister fino a giugno. A meno che non vinca l’Europa League. Dopo la stratosferica primavera dello scudetto 2022, sotto la guida di Pioli il Milan ha lentamente perso fiducia, gioco e ben cinque derby consecutivi. In questi quattro mesi maledetti ha perso anche 20 giocatori a turno per infortunio muscolare, segnale inequivocabile che la preparazione atletica - con diretta responsabilità dell’head coach - è stata disastrosa. Il resto è futuro.
Il Tempio di Esculapio, all’interno del parco di Villa Borghese (IStock)
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Gianrico Carofiglio (Ansa)