2021-09-07
Processo Bataclan, più del solo imputato fanno paura i 3.000 islamisti nelle prigioni
Da domani le udienze per la strage del 2015: da Salah Abdeslam non si caverà nulla, mentre il reclutamento in carcere continua.Domani davanti alla Corte d'assise di Parigi inizierà tra imponenti misure di sicurezza (si temono attacchi) il processo per gli attentati del 13 novembre 2015 dove morirono 137 persone (90 solo al teatro Bataclan) oltre a quasi 400 feriti. Fu una vera e propria operazione militare studiata e preparata per circa un anno dai terroristi dell'Isis che scatenarono un attacco multiplo tra lo Stade de France di Saint-Denis, dove era in corso la partita Francia-Germania, diversi bar e ristoranti nel centro di Parigi ed infine la sala concerti del Bataclan. Le successive indagini condotte dall'Agenzia di Polizia europea Europol, dall'Unità di cooperazione giudiziaria europea Eurojust, dalla Polizia francese e da diversi Servizi di intelligence stranieri hanno permesso di identificare con certezza tutti i membri del commando, alcuni dei quali arrivati in Europa attraverso l'isola greca di Leros il 3 ottobre 2015 e che facevano parte di un gruppo di 198 immigrati clandestini. Sul banco degli imputati, oltre ad una ventina di imputati minori, ci sarà il terrorista franco-belga di origine marocchina, Salah Abdeslam unico superstite (non azionò il suo giubbotto esplosivo) del commando jihadista che quella sera colpì. Dal terrorista oggi trentaduenne che è recluso in un braccio speciale del carcere di Fleury-Mérogis (a Sud di Parigi) e che costa milioni di euro ogni anno ai contribuenti francesi, nessuno ci si aspetta più nulla. Fin dal suo arresto avvenuto il 16 marzo 2016 a Molenbeek (Belgio) ha sempre taciuto e non ha parlato nemmeno al processo dove è stato condannato a 20 anni di reclusione per tentato omicidio di alcuni poliziotti con i quali ebbe lo scontro a fuoco il giorno della cattura. Si dice che in carcere l'ex piccolo criminale e spacciatore da strada diventato terrorista grazie all'incontro in carcere con Abdelhamid Abaaoud, vero capo della cellula che colpì al cuore Parigi, si sia radicalizzato ulteriormente. Vero o falso? Probabile. E perché non parla? Di certo sa che da quel carcere non uscirà mai più, quindi, perché parlare? Poi c'è la paura di ritorsioni contro la sua famiglia che vive ancora nei dintorni di Bruxelles, ma anche perché probabilmente, non ha un granché da dire. Di fatto lui e coloro che si fecero esplodere quella notte erano solo utili idioti manovrati da Abaaoud, ucciso dalla polizia francese il 18 novembre 2015, che a sua a sua volta era telecomandato da Raqqa - all'epoca capitale siriana dello Stato islamico. Sul banco degli imputati mancheranno altri cinque sospettati che secondo l'intelligence francese sono morti nel «Siraq» come i fratelli Jean-Michel e Fabien Clain che rivendicarono per conto dell'Isis le stragi del novembre 2015.Per tornare al processo che dovrebbe durare circa nove mesi, parteciperanno - oltre alle parti civili - quasi 300 avvocati, a cui si aggiungeranno centinaia di giornalisti accreditati di 141 media (58 stranieri), e il pubblico. Il processo arriva mentre pochi giorni fa il ministero dell'Interno nel rispondere ad un'interrogazione ha precisato che - dal 2018 - 636 persone che figuravano nel fascicolo di allerta per la prevenzione della radicalizzazione terroristica sono stati espulse dall'Esagono. «Oltre 600 stranieri irregolari noti per la radicalizzazione sono stati espulsi«, ha dichiarato domenica 5 settembre Marlène Schiappa, ministro per la Cittadinanza, ospite del programma Le Grand Rendez-vous. Quindi la minaccia di attacchi è minore? Neanche per idea, perché sono più di 25.000 le persone ritenute una minaccia per la Francia; donne e uomini classificati come fichè S ovvero persone ritenute dai Servizi di intelligence francesi «una grave minaccia per la sicurezza dello Stato». Era classificato come fichè S un uomo di 27 anni arrestato due giorni fa per «associazione terroristica criminale». Originario di Noisy-le-Sec (Seine-Saint-Denis), è sospettato di aver ordinato sul Dark web un fucile d'assalto dagli Stati Uniti, oltre a numerose munizioni. Durante la perquisizione della sua abitazione, gli inquirenti dell'antiterrorismo hanno trovato una grande quantità di letteratura e video jihadisti. Ma a turbare il sonno alle autorità francesi ci sono anche le carceri, come mostrano alcuni numeri: dal gennaio 2015, cioè dall'attentato al giornale satirico Charlie Hebdo a oggi, il numero dei detenuti che hanno aderito alla versione più estrema dell'islam politico è letteralmente esploso: se allora erano 700, nel 2016 se ne contavano 1.336 e ora, secondo fonti del ministero della Giustizia, sarebbero addirittura più di 3.000. A loro si devono però sommare le dozzine di nuovi adepti che, ogni mese, si radicalizzano grazie a sedicenti imam che spuntano come funghi nelle carceri francesi. Costoro sono capaci di fanatizzare piccoli criminali da strada in feroci terroristi pronti a colpire una volta usciti di galera.