
Cancellata la tratta Iran air la cui ripresa era prevista ieri. Operativi i voli con Milano.A giudicare dal sito degli Aeroporti di Roma, sembrava tutto pronto ieri mattina per il ripristino dei collegamenti tra la capitale e Teheran con il vettore Iran air. Il volo Ir 738 era programmato in partenza da Fiumicino alle 11.40, terminal 3, gate E. Per l'altro, codice Ir 739, decollo previsto dall'aeroporto Imam Khomeini alle ore 10.05. Anche qui, informazioni precise per i passeggeri che sarebbero atterrati a Roma: terminal 3, nastro bagagli 9. Sembrava tutto pronto ma alla fine entrambi i voli sono stati cancellati. Contattati dalla Verità, gli uffici romani di Iran air hanno spiegato di non sapere nulla dei due voli in programma per ieri. Anzi: non sanno neppure quando riprenderanno i collegamenti tra le due capitali e per questo non hanno aperte le vendite dei biglietti. L'Enac, l'ente per l'aviazione civile, interpellato dalla Verità, non ha rilasciato commenti.Facciamo un passo indietro. Ieri era il giorno fissato dalla compagnia di bandiera iraniana per tornare a volare tra Teheran e Roma. I due voli settimanali da e per la capitale si sarebbero aggiunti ai due già operati da e per Milano. Una scelta, aveva spiegato Iran air, presa dopo le richieste dei cittadini iraniani che vivono all'estero. Perché a inizio novembre l'Enac aveva deciso di stoppare dal 15 dicembre prossimo i voli da e per l'Italia operati da Mahan air, compagnia iraniana sotto sanzioni statunitensi per i suoi legami con il terrorismo. Fu il risultato di un'aspra contesa diplomatica. Per sbloccare la situazione servì una visita, a inizio ottobre, del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, che in conferenza stampa con l'omologo italiano Luigi Di Maio invitò il nostro Paese a bandire il vettore vicino ai Pasdaran onde evitare le sanzioni di Washington, impegnata in una strategia di «massima pressione» su Teheran. La risposta di Roma arrivò dopo ben quattro settimane, circostanza che, se sommata all'avvicinamento dell'Italia a una Cina sempre più legata a Teheran, come dimostrano le recenti esercitazioni, spiega l'irritazione Usa nonostante siano state seguite le indicazioni.Passati pochi giorni dallo stop a Mahan air, ecco l'annuncio di Iran air per il ritorno su Roma. In quei giorni i media iraniani in lingua inglese avevano invitato l'Italia a non dimostrarsi un attore «debole» e «dipendente» sullo scenario internazionale. E per questo avevano definito Mahan air e Iran air due compagnie rivali. Ma era una strategia comunicativa con un chiaro obiettivo, ossia la ripresa dei collegamenti tra le capitali operati da Iran air. Infatti, i due vettori non sono affatto rivali. Né tantomeno Iran air è così distante dai Pasdaran come cerca di propagandare il regime di Teheran (che in queste settimane di repressioni delle proteste ha causato almeno 208 morti secondo Amnesty international). Basti pensare che il ceo, nominato dal presidente Hassan Rouhani, è Touraj Zanganeh, persona sotto sanzioni Usa e in precedenza capo di Meraj air, vettore sospettato di sostegno al regime siriano. Inoltre, Iran air figura tra le compagnie sanzionate dal Tesoro Usa e compare nella lista nera dell'Unione europea (limitatamente ad alcuni velivoli). La compagnia di bandiera iraniana continuerà a operare su Milano come accade dal 2000. Tuttavia, questo rinvio a data da destinarsi sui voli da e per Roma sembra aver evitato, almeno per ora, che Washington accendesse un faro, oltre che su Mahan air, anche sulle mosse in Italia di Iran air. Che qualcuno poteva intendere come un modo per aggirare lo stop, chiesto dagli Usa, a Mahan air.
Hotel Convitto della Calza
A Firenze un imprenditore, sponsor del sindaco, ha trasformato un antico immobile della Diocesi in hotel, benché la destinazione d’uso lo vietasse. Il Comune, che non ha vigilato per mesi, ora dice: «Verificheremo».
Può un’attività abusiva nascere impunemente sotto gli occhi di chi dovrebbe controllare che le norme pubbliche siano rispettate? A Firenze si può. Questo e altro. Tutti fanno quello che vogliono nonostante i divieti, costruiscono dove gli pare e come gli pare, salvo che il Comune si svegli quando tutto è già successo, solo perché sollecitato dall’opinione pubblica, e risponda candidamente «verificheremo… puniremo chi non è in regola». O, come è accaduto in qualche caso, «non sapevo». Oppure, addirittura : «L’ho visto passando…».
- Dopo lo scandalo mazzette, Confimprenditori si ribella: «Piuttosto che finanziare ville e bagni d’oro, aiutiamo i nostri settori produttivi». Matteo Salvini ancora polemico: «Al Consiglio di Difesa le decisioni erano già prese. Per il futuro vogliamo più chiarezza».
- Il documento sulla guerra ibrida: «Per contrastarla ci servono 5.000 uomini».
Lo speciale contiene due articoli
Non sapendo dove prendere le risorse per il Paese invaso, la Commissione riesuma il salva Stati, la cui riforma è bloccata dal veto di Roma. Poi mette l’elmetto pure alla libera circolazione e lancia la «Schengen militare».
Come non averci pensato prima? Alle «tre strade senza uscita» per dare soldi all’Ucraina elencate da Giuseppe Liturri pochi giorni fa su questo giornale se ne aggiunge una quarta, ancor più surreale, resa nota dalla Stampa di ieri. Ursula von der Leyen avrebbe proposto di utilizzare «a fondo perduto» per Kiev le giacenze del famigerato Mes, il Meccanismo europeo di stabilità la cui riforma è di fatto bloccata dalla mancata ratifica parlamentare del nostro Paese.
Cibo italiano farlocco
Il market di Bruxelles vende imitazioni delle nostre specialità. Come la carbonara (in vasetto). Il ministro: «Subito verifiche».
Verrebbe da dire: Ursula, spiegaci questa. Perché nei palazzi dell’Ue si spaccia una poltiglia in vasetto definita Carbonara che è a metà strada tra un omogeneizzato e una crema da notte? Va bene che la baronessa von der Leyen pecca per abitudine in fatto di trasparenza - dai messaggini sui sieri anti-Covid con Albert Bourla della Pfizer costati una valanga di miliardi fino alla corrispondenza con i generali tedeschi, senza contare il silenzio sulla corruzione in Ucraina - ma arrivare a vendere nel «suo» supermarket il falso cibo italiano pare troppo. Anche se sappiamo da tempo che l’Ue è tutta chiacchiere e distintivo, in questo caso falso.




