Con l’ok del Quirinale, l’infrastruttura voluta da Matteo Salvini approda in «Gazzetta Ufficiale» a cinque mesi dalla formazione del governo Meloni. Messa a punto anche l’organizzazione della società di scopo: ci saranno ministeri, Regioni, Rfi e Anas.
Con l’ok del Quirinale, l’infrastruttura voluta da Matteo Salvini approda in «Gazzetta Ufficiale» a cinque mesi dalla formazione del governo Meloni. Messa a punto anche l’organizzazione della società di scopo: ci saranno ministeri, Regioni, Rfi e Anas.In Italia il condizionale è d’obbligo, ma per il Ponte sullo Stretto di Messina la giornata di ieri può certamente essere definita storica. Nella tormentatissima e ultraquarantennale vicenda di uno dei progetti allo stesso tempo più discussi e necessari del nostro Paese, la firma in calce al decreto da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (tra l’altro siciliano doc e in quanto tale potenziale utente abituale dell’opera) proietta il tutto in una dimensione concreta come mai non è stato in passato. Come è noto, il decreto era stato licenziato dalla riunione del Consiglio dei ministri dello scorso 16 marzo con la formula «salvo intese», che di norma viene adottata quando il testo di un provvedimento è suscettibile di ulteriori modifiche, prima di passare il vaglio del Quirinale e di finire in Gazzetta Ufficiale, per poi incassare la conversione definitiva in legge in Parlamento. Inutile aggiungere che l’adozione di tale formula era stata presa come pretesto da molti osservatori parziali, per evidenziare un presunto approccio propagandistico più che pragmatico da parte del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.Invece, la road map del decreto Ponte di Messina, così come era stata annunciata in campagna elettorale, è stata pienamente rispettata. Anzi, se possibile anticipata, col raggiungimento dell’obiettivo prefissato del decreto in Gazzetta raggiunto in cinque mesi. Questo significa che la progettazione esecutiva dell’opera partirà entro il 31 luglio del 2024, o meglio ripartirà, perché il decreto «resuscita» la società Stretto di Messina, messa in liquidazione più di dieci anni fa a causa dell’affossamento del progetto da parte di tutti i governi tecnici e non eletti che si sono succeduti all’ultimo presieduto da Silvio Berlusconi. Un testo denso, quello approvato dal governo e poi «bollinato» dai tecnici come annunciato ieri in una nota diffusa dal ministero poco prima della firma da parte del Colle, che era stato concepito come aperto a variazioni anche dell’ultim’ora, proprio per giungere inattaccabile sulla scrivania di Mattarella. Nelle sue 12 pagine, il testo mette a punto la struttura societaria e la governance della citata società Stretto di Messina Spa, le modalità della concessione, l’impatto ambientale e le attribuzioni del commissario straordinario. Quanto alla società in house Stretto di Messina spa, il decreto prevede l’inserimento tra i soci (oltre ad Anas e alle Regioni Sicilia e Calabria) anche di Rfi spa e al 51 per cento del ministero dell’Economia e delle Finanze, che - come specifica il testo - esercita i diritti dell’azionista d’intesa col ministero delle Infrastrutture e trasporti. Questi due ministeri, infatti, nomineranno due dei cinque membri del Consiglio di amministrazione, vale a dire il presidente e l’amministratore delegato della società, mentre i restanti tre membri saranno scelti dalle regioni Calabria e Sicilia e dalla Rfi. Il ministero guidato da Salvini avrà anche l’onere della vigilanza sull’attività della società: il Mit dovrà infatti nominare previo decreto il responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza ed il responsabile delle funzioni amministrative di prevenzione dei tentativi di infiltrazione mafiosa.Altro elemento importante della strada verso la realizzazione del Ponte messa a punto dal governo, è che il decreto prevede una convenzione tra la società concessionaria ed il ministero delle Infrastrutture, nella quale si stabilirà il cronoprogramma della realizzazione dell’opera, partendo dal punto fermo della partenza esecutiva entro il 31 luglio 2024. Il mancato rispetto della road map indicata dal decreto determinerà la nomina di un commissario straordinario che si sostituirà alla società concessionaria nel definire tutte le procedure di affidamento e di realizzazione dell’opera. La concessione dell’opera, infine, avrà una durata di 30 anni eventualmente prorogabili.La scrittura del decreto è stata accompagnata da un febbrile lavoro di limatura e approfondimento anche dell’ufficio legislativo del Mit. Non a caso si ripartirà dal progetto e dall’impresa vincitori dieci anni fa, per evitare eventuali ricorsi in sede amministrativa e la consueta telenovela delle sospensive del Tar. Il ministro ha tenuto conto anche del parere del consiglio nazionale degli ingegneri sul merito delle tecniche di costruzione: gli stessi addetti ai lavori hanno evidenziato che si tratterà di un’opera capace di resistere a sollecitazioni estreme come vento a 270 km/h o scosse sismiche di altissimo grado. Un ponte sospeso, con una campata centrale di oltre 3 km: «Una scelta storica», sottolinea il ministero, «che apre a una infrastruttura da record mondiale e con forte connotazione green: il Ponte permetterà una drastica riduzione dell’inquinamento da Co2 e un calo sensibile degli scarichi in mare». «Il costo», si legge ancora nella nota, «è oggi stimato in 10 miliardi. Dal 2019 al 2022», conclude il Mit, «il reddito di cittadinanza ha avuto un impatto per le casse dello Stato di 25 miliardi».
Al centro Joseph Shaw
Il filosofo britannico: «Gli islamici vengono usati per silenziare i cristiani nella sfera pubblica, ma non sono loro a chiederlo».
Joseph Shaw è un filosofo cattolico britannico, presidente della Latin Mass Society, realtà nata per tramandare la liturgia della messa tradizionale (pre Vaticano II) in Inghilterra e Galles.
Dottor Shaw, nel Regno Unito alcune persone sono state arrestate per aver pregato fuori dalle cliniche abortive. Crede che stiate diventando un Paese anticristiano?
«Senza dubbio negli ultimi decenni c’è stato un tentativo concertato di escludere le espressioni del cristianesimo dalla sfera pubblica. Un esempio è l’attacco alla vita dei non nati, ma anche il tentativo di soffocare qualsiasi risposta cristiana a tale fenomeno. Questi arresti quasi mai sono legalmente giustificati: in genere le persone vengono rilasciate senza accuse. La polizia va oltre la legge, anche se la stessa legge è già piuttosto draconiana e ingiusta. In realtà, preferiscono evitare che questi temi emergano in un’aula giudiziaria pubblica, e questo è interessante. Ovviamente non si tratta di singoli agenti: la polizia è guidata da varie istituzioni, che forniscono linee guida e altro. Ora siamo nel pieno di un dibattito in Parlamento sull’eutanasia. I sostenitori dicono esplicitamente: “L’opposizione viene tutta dai cristiani, quindi dovrebbe essere ignorata”, come se i cristiani non avessero diritto di parola nel processo democratico. In tutto il Paese c’è la percezione che il cristianesimo sia qualcosa di negativo, da spazzare via. Certo, è solo una parte dell’opinione pubblica, non la maggioranza. Ma è qualcosa che si nota nella classe politica, non universalmente, tra gli attori importanti».
Stephen Miran (Ansa)
L’uomo di Trump alla Fed: «I dazi abbassano il deficit. Se in futuro dovessero incidere sui prezzi, la variazione sarebbe una tantum».
È l’uomo di Donald Trump alla Fed. Lo scorso agosto, il presidente americano lo ha infatti designato come membro del Board of Governors della banca centrale statunitense in sostituzione della dimissionaria Adriana Kugler: una nomina che è stata confermata dal Senato a settembre. Quello di Stephen Miran è d’altronde un nome noto. Fino all’incarico attuale, era stato presidente del Council of Economic Advisors della Casa Bianca e, in tale veste, era stato uno dei principali architetti della politica dei dazi, promossa da Trump.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 10 novembre con Carlo Cambi
Martin Sellner (Ansa)
Parla il saggista austriaco che l’ha teorizzata: «Prima vanno rimpatriati i clandestini, poi chi commette reati. E la cittadinanza va concessa solo a chi si assimila davvero».
Per qualcuno Martin Sellner, saggista e attivista austriaco, è un pericoloso razzista. Per molti altri, invece, è colui che ha individuato una via per la salvezza dell’Europa. Fatto sta che il suo libro (Remigrazione: una proposta, edito in Italia da Passaggio al bosco) è stato discusso un po’ ovunque in Occidente, anche laddove si è fatto di tutto per oscurarlo.






