
Pechino accusa il colosso Nvidia di aver violato le norme antitrust mentre a Madrid i due governi stanno trattando sulle tariffe. Trovato l’accordo su TikTok: la piattaforma finisce sotto il controllo statunitense. L’intesa sarà chiusa venerdì da Trump e Xi.Nvidia sempre nel mirino della Cina. L’autorità di regolamentazione di Pechino ha accusato il colosso dei chip di aver violato le norme antitrust. L’acquisizione nel 2020 da parte del gruppo americano, del produttore di dispositivi di rete Mellanox Technologies ha fatto scattare il fuoco di sbarramento cinese. L’azienda è un vero gioiello tecnologico, è specializzata in sistemi ad alte prestazioni che consentono di accelerare il trasferimento di dati e di far comunicare server e computer alla massima velocità possibile. Un’operazione strategica che rafforza Nvidia e che ha messo in allarme i cinesi ma ha offerto loro anche una potente arma di ricatto. L’agenzia di Pechino ha aperto un’indagine e ieri è arrivata l’accusa che il gruppo americano ha violato la legge antimonopolio della Repubblica polare cinese. È un brutto colpo per Nvidia che ha in Cina un mercato di riferimento importante dove nell’ultimo anno fiscale conclusosi a gennaio, ha realizzato un fatturato di 17 miliardi di dollari, pari al 13% del suo giro d’affari totale. A maggio di quest’anno, l’ad della società americana, Jensen Huang, ha dichiarato al podcast Stratechery, di stimare che l’azienda potrebbe guadagnare 15 miliardi di dollari dalle vendite dei suoi chip di intelligenza artificiale H2O oltre la Grande Muraglia. Un’espansione che ha mandato in fibrillazione Pechino.Ma c’è di più. La notizia dell’autorità antitrust, è piombata, con sospetto tempismo, proprio nel momento in cui la delegazione Usa guidata dal segretario al Tesoro, Scott Bessent, incontrava i funzionari cinesi a Madrid per discutere della vendita di TikTok, nell’ambito di una serie di tavoli per definire le relazioni commerciali e la questione dazi.Secondo quanto riferito dagli analisti all’agenzia di stampa Reuters, l’annuncio dell’autorità antitrust è stato probabilmente programmato per dare potere alla Cina mentre sono in corso i colloqui bilaterali.Secondo Zhengyuan Bo, partner della società di ricerca Plenum, come riportato da Reuters, la sentenza preliminare dell’autorità cinese è probabilmente una risposta alla decisione presa venerdì dall’amministrazione Trump di inserire 23 aziende cinesi nella lista nera commerciale degli Stati Uniti. Un avvertimento a non proseguire su questa linea. L’autorità di regolamentazione cinese ha affermato che Nvidia è sospettata di aver violato gli impegni presi durante l’acquisizione di Mellanox Technologies, secondo i termini delineati nell’approvazione condizionata dell'accordo del 2020.Una di queste condizioni prevedeva che il gruppo americano avrebbe continuato a fornire al mercato cinese acceleratori Gpu, utilizzati nel settore informatico. Ma negli ultimi anni, l’azienda è stata costretta a interrompere la vendita dei suoi chip a causa dei controlli sulle esportazioni implementati dall’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden. La mossa dell’antitrust cinese oltre a mettere a rischio la penetrazione di Nvidia in Cina, posiziona una bomba a orologeria sotto i negoziati commerciali tra Usa e Cina. Quest’anno l’ad del colosso tecnologico ha avviato una vera e propria strategia di seduzione oltre la Grande Muraglia, visitando il Paese tre volte. L’accusa di Pechino, potrebbe comportare anche un multa, che secondo la legge antitrust cinese, ammonta tra l’1% e il 10% del fatturato annuo dell'anno precedente. Le motivazioni addotte dall’agenzia cinese sembrano però molto aleatorie laddove l’obiettivo chiaro è mettere Pechino in una posizione di forza al tavolo dei negoziati commerciali. Venerdì Trump avrà un colloquio telefonico con il presidente cinese Xi Jinping per chiarire anche l’affare TikTok. Ieri infatti a Madrid un risultato è arrivato. «È stato raggiunto un accordo su una certa compagnia che i giovani del nostro Paese volevano davvero salvare. Saranno molto felici!», ha scritto sul suo social Truth, il presidente Trump. La società di cui il presidente americano parla è TikTok. Nel round di colloqui, le due potenze hanno concordato in via preliminare di trasferire la proprietà dell’app sotto il controllo statunitense. Il segretario al Tesoro Usa, Bessent e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer non hanno fornito i dettagli, rinviando l’approfondimento alla telefonata che Trump avrà con Xi venerdì prossimo. Quella sarà l’occasione per definire i contenuti. Il presidente Usa nel frattempo ha disegnato una cornice di ottimismo scrivendo su Truth che «il grande incontro commerciale è andato MOLTO BENE! Si concluderà a breve. La relazione rimane molto solida!!!». Maiuscole e punti esclamativi a enfatizzarne la portata. Reuters riporta l’indiscrezione di un funzionario statunitense vicino alle trattative secondo il quale gli Usa avrebbero proceduto con il divieto di TikTok se la Cina non avesse rinunciato alle richieste di riduzione dei dazi e di restrizioni tecnologiche come parte dell’accordo di dismissione. L’app rischiava di essere chiusa negli Stati Uniti già da domani. Bessent e Greer hanno detto alla stampa che la Cina voleva concessioni in ambito commerciale e tecnologico in cambio della cessione della popolare piattaforma. Il segretario di Stato al Tesoro è stato subito chiaro: «Non siamo disposti a sacrificare la sicurezza nazionale per un social media».Intanto Pechino continua a lanciare minacce sui dazi. Il portavoce del ministro degli Esteri, Lin Jian, ha detto che la Cina adotterà contromisure decisive se i Paesi della Nato, sotto pressione degli Stati Uniti, tenteranno di imporre tariffe sugli acquisiti di petrolio russo.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.