2025-09-16
Francia nel caos. Per mandar giù i tagli i socialisti si giocano la carta patrimoniale
La sinistra esige un’imposta sui «ricchi» in cambio del decisivo appoggio a Lecornu: un modo per indorare la pillola austerità.In questi giorni la Francia è arrivata, con un ritardo di 14 anni, esattamente dov’era l’Italia nell’autunno 2011. La stagione dell’infelice «fate presto» e del governo di Mario Monti. Ci sono solo tre non banali differenze. La prima è che a livello europeo il mantra dell’austerità fiscale non domina più la scena. Insomma, per farla breve, il Patto di stabilità e crescita non vale più nemmeno la carta su cui è stata scritta la recente riforma. La seconda è che alla presidenza della Bce non siede Mario Draghi - all’epoca pronto a firmare una lettera per imporre al proprio Paese una politica di bilancio penalizzante - ma c’è Christine Lagarde, che è là per fare (anche) gli interessi della Francia. Un coinvolgimento che non è più un mero sospetto da quando, qualche giorno fa, abbiamo riportato testualmente le parole dell’ex capo economista (tedesco) della Bce, Jurgen Stark. La terza è che la Francia è una potenza nucleare ed esporta energia dalle sue centrali. Così contribuendo non poco a contenere il deficit delle partite correnti della bilancia dei pagamenti con l’estero, zavorrata da un saldo commerciale delle merci in profondo rosso.Emmanuel Macron spinge affinché il suo primo ministro in pectore, Sebastien Lecornu, riesca a condurre in porto la legge di bilancio 2026 con una correzione di 44 miliardi. Una sfida impossibile che è già costato il posto a François Bayrou. In ogni caso, un passaggio ineludibile: i francesi possono solo scegliere, permanendo la Francia nell’eurozona, all’interno di un’unica cassetta degli attrezzi, quella che contiene un micidiale mix di aumenti di imposte e tagli di spesa. Terapia a cui la Francia non è affatto preparata, come testimoniamo le convulsioni politiche di questi ultimi mesi.Da qualche giorno, il pallino è indubbiamente nelle mani del Partito socialista (Ps) guidato da Olivier Faure che, con i suoi 66 membri dell’Assemblea nazionale, è l’ago della bilancia per fornire i voti necessari a Lecornu, almeno quelli sufficienti a superare un eventuale voto di censura.Il problema è che i socialisti esigono un rilevante pedaggio per appoggiare Lecornu: dare il via libera alla cosiddetta «tassa Zucman». Una proposta ideata dall’economista francese Gabriel Zucman, professore alla University of California, Berkeley che prevede un’imposta patrimoniale minima del 2% applicata sui patrimoni netti superiori a 100 milioni di euro. I contribuenti coinvolti dovrebbero essere circa 1.800 per un gettito ipotizzato che varia da 15 a 25 miliardi, una forbice molto ampia perché la novità della proposta rende difficili le stime.Anche se a giugno il Senato ha bloccato l’avanzamento della proposta legislativa, già passata a febbraio all’Assemblea nazionale, oggi appare una condizione essenziale per il sostegno del Ps a Lecornu.I punti critici sono numerosi e hanno già provocato una sollevazione tra gli imprenditori ed una presa di posizione ufficiale del Medef (la Confindustria francese). Si applica infatti sul valore complessivo del patrimonio personale (inclusi beni immobili, azioni, yacht e altri asset), al netto dei debiti.Includere beni illiquidi come azioni di società non quotate o, in ogni caso, beni non facilmente liquidabili come gli immobili, pone un problema di cassa per il contribuente. E non si capisce cosa potrebbe farsene il fisco francese di azioni o altri beni che, secondo Zucman, potrebbero essere utilizzati per il pagamento «in natura» dell’imposta. Per non parlare dei problemi valutativi di partecipazioni societarie non quotate.L’altra obiezione è che colpirebbe tutti gli imprenditori che hanno lanciato diverse floride start up tecnologiche molto capitalizzate e che proprio ieri hanno pubblicato un circostanziato appello sulla stampa francese. La tassa Zucman è stata definita una zappa sui piedi dell’innovazione e dello sviluppo imprenditoriale, colpendo direttamente i fondatori delle società hi-tech.A completare il quadro concorre tutto il variegato insieme di strumenti elusivi che vengono utilizzati in questi casi. Da Nizza a Ventimiglia ci vogliono solo pochi minuti d’auto e la tentazione del «nomadismo fiscale» è fortissima tra i ricchi francesi, come tempo ha documentato un’inchiesta del Financial Times. Inoltre, aumenterebbe la tentazione di allungare o modificare la catena di controllo di una società in modo da diluire il valore delle azioni possedute e sottrarsi così, almeno parzialmente, al prelievo.La proposta potrebbe essere limata e diversamente articolata per renderla accettabile dai deputati del centrodestra e poter, soprattutto, rendere accettabili dai socialisti stessi i tagli allo Stato sociale (pensioni in testa) che necessariamente devono entrare nel pacchetto finale. Nella sostanza, al di là dei dettagli, siamo giunti allo snodo finale: macronisti e il centrodestra devono piegarsi a un’imposta ritenuta contro lo sviluppo e l’industrializzazione del Paese, peraltro proposta dai tanto vituperati socialisti. Mentre questi ultimi devono accettare di pagare dazio su tante voci di spesa sociale.Un’inestricabile morsa, che ha già stritolato l’Italia 15 anni fa, da cui la Francia non potrà uscire. A meno di picconare alle fondamenta l’Ue e l’Eurozona.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.