2020-02-20
Polemica sulla legge che prova a fermare la strage dei librai
Vince Talotta/Toronto Star via Getty Images
La riduzione degli sconti sui prezzi di copertina può azzoppare la concorrenza dei negozi online, ma «peserà sulle famiglie».«Misura positiva: la ripresa ancora non si vede». L'ad di Marietti e Dehoniane Michele De Lillo: «Veniamo da anni di tracolli. I lettori scontenti si possono soddisfare con altre promozioni».Lo speciale comprende due articoli. L'editoria è da qualche anno in crisi, anche se per fortuna non è ancora al capolinea. E questo è noto: perché i libri si vendono meno di un tempo per la grande concorrenza di tablet, cellulari e altri strumenti elettronici, oltre che della tv. Gli italiani hanno smesso di leggere, ad eccezione dei «lettori forti», di età superiore ai 40 anni, su cui puntano ormai le case editrici. C'è da aggiungere che un analogo fenomeno avviene da anni anche nel campo della stampa, quotidiana e periodica. Ogni anno vengono pubblicate le classifiche di vendita dei giornali, tutte o quasi col segno meno. La realtà è simile a quella di una battaglia con troppi morti e feriti gravi e una sconfitta annunciata per il futuro. Ogni anno i quotidiani registrano perdite del 12-15%. Dei periodici si è perso il conto: si salvano, ma ancora per poco, quelli che si occupano prevalentemente di gossip. Diversi hanno cessato le pubblicazioni o sono diventati supplementi di quotidiani. Di conseguenza anche la distribuzione ne risente, a cominciare dalle edicole, un tempo centri di aggregazione di lettori, di informazioni e di attivi distributori di carta stampata (dispense e libri compresi). Ricordiamo solo che negli ultimi 15 anni i chioschi di giornali sono passati da 42.000 a 26.000. Nel 2019 hanno chiuso le serrande quattro edicole al giorno.Questo, oltre alla disoccupazione crescente dei lavoratori del settore, rende più difficile, soprattutto nei piccoli centri, procurarsi i giornali, con buona pace del diritto alla lettura, dei proclami del ministro Dario Franceschini e dei tanti discorsi che sollecitano il consumo di giornali da parte di sindaci e intellettuali noti. Spesso gli stessi che non si preoccupano di alleviare la grave condizione economica degli edicolanti e librai, cioè di tutti quei lavoratori che ancora resistono, alzandosi, in maggioranza, alle cinque del mattino, e che spesso non riescono a raggranellare (detratte tasse, bollette per acqua, energia elettrica e suolo pubblico) neanche mille euro mensili.Per sostenere questi punti vendita nel territorio vi sono ora varie iniziative parlamentari e dei sindacati delle categorie. Qualcosa si sta muovendo, anche se con molto ritardo e comunque sempre con eccessiva lentezza. Speriamo che, prima che l'ultima edicola chiuda, si possa assistere a una piccola rinascita. Un discorso pressoché analogo vale per le librerie, altro settore in cui la crisi continua ad essere grave e persistente. Infatti, da anni leggiamo sui giornali lamentele e denunce, con annessi pianti e discorsi nostalgici, a proposito delle glorie passate delle librerie storiche che chiudono per far posto a negozi di abbigliamento e di «pasti veloci», bar o pizzerie. E ci dimentichiamo troppo spesso che ogni giorno nel nostro Paese 2-3 librerie «tirano le cuoia». Spesso vengono trasformate in osterie e trattorie, sempre con la simbolica presenza dei libri, ma quasi mai riescono a sopravvivere, neppure in questo nuovo format. Dal 2016 al 2019, sono 2.300 le librerie che hanno chiuso i battenti. Ci sono però due notizie, apparentemente positive, che fanno sperare in un rilancio di questo settore.La prima è il piccolo «risveglio» delle vendite nei negozi di libri, nella grande distribuzione organizzata e nelle librerie online: +3,4% (1.493 miliardi di euro, ebook compresi, contro i 1.432 dell'anno precedente). Vi è comunque da ricordare che il commercio editoriale continua a soffrire anche per gli effetti della pirateria, che ogni anno «assorbe» dalle librerie 247 milioni di vendite.La seconda notizia è il varo della «legge sul libro», approvata all'unanimità anche dal Senato, che ha stanziato 2,35 milioni di euro l'anno per promuovere la lettura e aiutare librerie, biblioteche e piccoli editori con crediti d'imposta (tax credit). Vi è tuttavia una polemica tra l'Aie (l'Associazione italiana editori) e le organizzazioni di rappresentanza dei librai e dei piccoli editori in merito alla riduzione degli sconti sui libri (dal 15 al 5%). Il presidente dell'Aie, Ricardo Franco Levi, sostiene infatti che la riduzione degli sconti sui prezzi di vendita «peserà sulle tasche delle famiglie e dei consumatori per 75 milioni di euro, mettendo a rischio duemila posti di lavoro». Di parere opposto piccoli editori e librerie «indipendenti», che considerano positiva la valorizzazione dei negozi di libri e la limitazione del «potere» di Amazon e delle altre imprese online.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/polemica-sulla-legge-che-prova-a-fermare-la-strage-dei-librai-2645193711.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="misura-positiva-la-ripresa-ancora-non-si-vede" data-post-id="2645193711" data-published-at="1758267178" data-use-pagination="False"> «Misura positiva: la ripresa ancora non si vede» «È vero, sulla “legge sul libro" le opinioni sono diverse», conferma un manager di lunga esperienza nel settore, Michele De Lillo, amministratore delegato della Marietti 1820 e delle Edizioni Dehoniane (Edb). «Noi aderiamo all'Aie, ma contrariamente all'associazione, penso che gli aspetti positivi della norma prevalgano su qualche elemento negativo». Si riferisce alla questione degli sconti? «Certo, soprattutto a quella. Io credo che, nell'attuale crisi della lettura dei libri, non sia un problema ridurre al 5% gli sconti. Vi sono altri modi per accontentare i lettori (vendite speciali, eccetera). E poi i librai e i piccoli editori sono più contenti perché, in questo modo, si può fronteggiare meglio la forte e aggressiva concorrenza di Amazon e degli altri giganti della rete». Quindi è favorevole alla nuova legge? «Certo, perché sono convinto che le piccole imprese editoriali e le librerie saranno valorizzate più che in passato. E poi perché una ripresa delle vendite non riusciamo ancora a vederla, anche se avvertiamo qualche piccolo segnale positivo». Eppure l'anno scorso si è registrato un incremento del fatturato e delle vendite. «Poco più del 2%. Non mi sembra una grande ripresa. Se pensiamo ai tracolli degli anni precedenti… Credo che siamo ancora in una fase di transizione». Quelle da lei guidate, Marietti e Edb, sono le case editrici col maggior numero di libri religiosi in catalogo. Risentire meno della crisi? «Anche noi ne abbiamo risentito molto. Ora, col digitale e con i testi brevi, stiamo recuperando terreno. Oggi puntiamo sui contenuti, seguendo le sollecitazioni dei giovani che cercano testi di rapida lettura e quelli che possano essere consultati frequentemente, per motivi di studio o lavoro». Penso ai cinque volumoni di Franco Ferrarotti, con la summa di quasi tutte le sue opere (oltre cinquemila pagine). «Per la Marietti sono già usciti due volumi delle opere di questo grande studioso che ha insegnato non solo alla Sapienza di Roma, dove è stato il primo professore di sociologia in Italia, ma anche in prestigiosi atenei stranieri. In occasione dei suoi 93 anni abbiamo ritenuto di onorarlo pubblicando buona parte dei suoi testi. Un'opera di grande prestigio, unica, che costituirà un punto di riferimento per tutti i futuri sociologi italiani». Ma avete anche pubblicato opere di meno di cento pagine, in occasione delle celebrazioni del vostro bicentenario. «Abbiamo pensato a testi brevi, di qualità e di autori prestigiosi, a prezzi accessibili i giovani. Perché i “lettori forti" ci sono, resistono alle tentazioni telematiche, ma… sono purtroppo ancora pochi». Questo significa che anche la scrittura dovrà subire innovazioni? «Gli autori - lo diciamo sempre - devono adeguarsi a un nuovo modo di scrivere: più semplice, più comprensibile a tutti e indirizzato non solo agli addetti ai lavori. È anche per questo che abbiamo ridotto il numero delle collane: un tempo erano 180 quelle della Edb e 30 quella della Marietti; queste ultime sono ora appena otto. Stiamo cambiando il nostro modello di scrittura, di grafica, di presentazione dei testi, ridisegnando tutte le figure professionali che stanno attorno al libro». La Marietti ha duecento anni di vita. È stata costituita dal libraio-tipografo Giacinto Marietti a Torino nel 1820. Nata come editrice di libri religiosi, ancora oggi è molto apprezzata dalla Chiesa. Poi si è aperta agli autori laici, senza però rinunciare alle ispirazioni delle origini, come conferma anche la «Patente Pontificia» di Pio IX e i riconoscimenti di altri papi. E adesso? «La Marietti, nel corso di due secoli, è stata caratterizzata da varie traversie. Dopo il bombardamento della sede e della tipografia in Piemonte durante la guerra, è stata ricostruita nel Monferrato. Poi è stata trasferita a Genova e successivamente a Milano. Ora la sede si trova a Bologna, aggregata alle Edizioni Dehoniane. Gli autori sono cattolici, ma anche i laici hanno una buona presenza nei nostri 900 titoli. La nostra ambizione è di far entrare la teologia nelle biblioteche laiche e la cultura laica nelle biblioteche religiose». E come? «Cerchiamo di sviluppare l'area religiosa e teologica in diverse collane, con commenti alle bcritture delle tradizioni ebraica e cristiana (Rashi di Troyes, Origene, Martin Lutero, Meister Eckhart), autori come Neher, Buber, Scholem, Wiesel e saggi per la comprensione dei tempi nuovi di Hans Küng, Bartolomeo Sorge, Bruno Forte ed Enzo Bianchi». E i duecento anni della Marietti come li celebrerete? «Con conferenze aperte a studenti, docenti e appassionati della lettura in sedi universitarie, alla biblioteca del Senato, in prestigiosi circoli culturali in una decina di città, tenute dai nostri autori di grande notorietà e prestigio».
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