2023-01-20
Via libera della Commissione Ue alla Germania, che aveva chiesto tempi più lunghi. Roma non ha ancora invocato modifiche. Ma, dalle gare andate deserte ai bandi per trattori inesistenti, i problemi non mancano.La Germania modifica il suo Pnrr. La Commissione Ue ha dato il via libera alla richiesta tedesca presentata il 9 dicembre scorso. Si tratta di una richiesta di modifica parziale in un caso riguardante gli investimenti nella digitalizzazione delle ferrovie, con la richiesta di posticipare la data di completamento prevista di uno dei sette progetti al primo trimestre del 2023, per «ritardi eccezionali nella costruzione al di fuori del controllo delle autorità». La seconda riguarda un programma di accelerazione della ricerca e dello sviluppo di vaccini contro il Covid. Ai sensi del regolamento sullo strumento di ripresa e resilienza (Rrf), ricorda la Commissione europea, uno Stato membro può richiedere una revisione del proprio piano in casi limitati e ben definiti, ad esempio quando «circostanze oggettive rendono non più raggiungibili tappe o obiettivi specifici». La Commissione Ue ha dichiarato nei giorni scorsi di attendere «diverse richieste di emendamenti dei Pnrr, anche dall’Italia». Richiesta che dal nostro Paese ancora non è partita, nonostante si discuta da tempo circa le modifiche da apportare ai progetti. Oggi il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, dovrà ricevere dai ministeri le richieste di modifiche utili molto probabilmente per formalizzare la domanda di modifica del Pnrr a Bruxelles. Il problema dei problemi per quanto riguarda i progetti è il rincaro delle materie prime, di cui scriviamo da mesi. Ci è voluto almeno un anno affinché lo capissero tutti, tanto che alla fine anche il commissario Ue all’economia, Paolo Gentiloni, il 2 dicembre scorso ha detto: «I “ritocchi” si possono fare, ma a condizione che si rispettino gli impegni», ha precisato.I problemi del Pnrr non sono solo economici, in alcuni casi mancano i tecnici. Il sindaco di Castel Maggiore (Bologna), Belinda Gottardi, è testimone di quello che sta accadendo in tanti altri Comuni italiani: mancano tecnici come geometri, architetti e periti, che spesso scelgono di lavorare nel privato assicurandosi così situazioni soprattutto economiche più favorevoli. «I tecnici che avevamo trovato dopo poco si sono dimessi per andare altrove. Non sappiamo dove, ma immaginiamo per lavorare a condizioni economiche più interessanti di quelle che possono offrire Comuni delle nostre dimensioni», ha spiegato. Vien da sé che senza i tecnici le opere non si realizzano e anche se i bandi non vanno deserti, le opere alla fine non si portano a termine. In certi casi invece le aspettative di risposta sono troppo alte. Come nel caso delle borse di studio per le università. L’obiettivo del ministero era quello di finanziare 22.500 borse di studio per tre anni, 7.500 l’anno. Ai dottorandi, secondo quanto riportato nel bando, dovrebbero arrivare circa 1.600 euro lordi al mese. Però, le domande di ammissione ai dottorati di ricerca non sono quelle attese: le università non ricevono abbastanza iscrizioni a cui erogare queste borse di studio. Il problema in questo caso è la scarsa capacità attrattiva che ha la ricerca in Italia: paga poco rispetto agli altri Paesi e ci sono ridotte possibilità di fare una buona carriera o di farla in generale. Insomma, prima di promettere borse di studio forse sarebbe il caso di riformare completamente il mondo dell’università e della ricerca e forse prevedere rimborsi più alti per i dottorandi. Peccato che secondo quanto riportano alcune fonti del Miur, in sede europea, quando sono stati redatti i piani di ripresa dei Paesi membri, si è ragionato sulla quantità senza valutare le singole specificità di ogni Stato. Nel caso dell’Italia ad esempio i compensi di chi lavora nel mondo accademico sono molto più bassi rispetto a quelli delle altre realtà europee. Ancora una volta criteri uguali per tutti finiscono per danneggiare i più deboli.Per quanto riguarda gli alloggi universitari il problema sarebbe diverso: ai bandi indetti dal ministero dell’Università per realizzare le residenze per studenti c’è stata una partecipazione piuttosto scarsa delle imprese private che dovrebbero procedere con la ristrutturazione di vecchi edifici o alla costruzione di nuovi. Si tratta di 60.000 posti letto. Il tema anche qui è che forse i soldi stanziati potrebbero non bastare a coprire tutte le spese. La ristrutturazione dell’edilizia scolastica è uno degli obiettivi centrali del Pnrr, per cui sono stati stanziati un totale di 710 milioni di euro. Sono decine i Comuni italiani dove però i bandi delle riqualificazioni vanno deserti. A Belluno nelle scorse ore la Provincia ha deciso di lanciare una sorta di appello alle imprese dopo che un bando per un intervento di adeguamento sismico e antincendio di una scuola del valore di ben 2 milioni è andato deserto.Futuro incerto anche per il «Ponte dei Congressi» a Roma. La gara per la costruzione dell’infrastruttura di collegamento tra l’autostrada di Fiumicino e l’Eur, del valore di 50 milioni di euro, è andata deserta, a causa «delle variazioni eccezionali dei prezzi» dei materiali che hanno scoraggiato le imprese a partecipare. Probabilmente come già accaduto in altri casi si aggiusterà il tiro per cercare di rendere la gara più appetibile. Tutto il 2022 comunque è stato caratterizzato per le gare deserte. Come a Milano, quando la scorsa primavera in una gara da 500 milioni di euro indetta da Aler, l’azienda pubblica di edilizia popolare della Lombardia, su 40 lotti soltanto nove sono stati aggiudicati, 23 sono andati deserti mentre ai restanti otto hanno partecipato imprese che, in fase di verifica, non sono risultate idonee. O anche in Sicilia: nello stesso periodo al bando da 4 milioni di euro di Rete ferroviaria italiana per la realizzazione di una nuova fermata ad Acireale, sulla linea Messina-Catania, non si è presentata nessuna azienda.Non mancano poi i bandi assurdi come quello denunciato dallo stesso ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che una volta insediato ha trovato un bando per l’acquisto di trattori elettrici. Utili a ridurre i consumi, ma quasi inesistenti nel mercato: nessuno li produce. E poi c’è quello dei mezzi per i Vigili del fuoco a biometano, innovativi ma inutili perché non esistono le colonnine.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





