I prezzi dei polimeri sono esplosi fino al 40% e le imprese italiane sono in affanno. Oltre che sul costo degli alimenti, la stangata può aver ripercussioni anche sulle vaccinazioni: senza materie prime, non si producono gli strumenti con cui fare le puntureLa mancanza di materie prime nel settore della plastica rischia di bloccare gli imballaggi e la produzione delle siringhe che serviranno per la somministrazione del vaccino. A lanciare l’allarme è stata Elena Lucchini, parlamentare della Lega, che ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al ministro della transazione ecologica. Dopo quasi cinque anni di relativa stabilità si è verificata un anomale esplosione dei prezzi. Si parla di rincari che oscillano da tra un aumento del 30% e 40% annuo, che stanno letteralmente mettendo in ginocchio le imprese italiane che lavorano con i polimeri per fabbricare manufatti di plastica. I motivi di questo aumento sono dei più disparati, Luca Iazzolino, presidente di Unionplast, spiega come una causa potrebbe essere legata al fatto che nel 2020 la Cina, l’India, la Corea del Sud e più in generale altri Paesi asiatici, essendosi ripresi prima dell’Europa dal crisi economica legata al Covid-19, hanno comprato diverse materie prime e questo ha fatto sì che venissero meno le importazioni nel Vecchio continente, dato che le tratte commerciali si sono spostate nella parte del mondo maggiormente richiedente. Altra concausa è legata al gelo di metà febbraio che ha bloccato decine di stabilimenti petrolchimici in Texas. Secondo Iazzolino queste scorte potrebbero arrivare verso maggio o giugno. E infine, il Covid-19. La pandemia ha infatti aumentato l’impiego della plastica. Il fabbisogno legato alla protezione individuale ha provocato un impennata di produzione per stare dietro sia alle richieste proveniente dal mondo della farmaceutica sia di quello dell’alimentari (maggiore protezione degli alimenti). «L’anno scorso il settore ha operato. Quest’anno stiamo subendo enormi danni rispetto al 2020, a causa della mancanze delle materie prime», sottolinea Iazzolino. Questa crisi sta dunque mettendo in ginocchio le diverse realtà del mondo della plastica. Il raddoppio del prezzo delle materie deve essere sostenuto. L’impresa deve quindi essere economicamente solida e avere risorse finanziarie necessarie per potere sostenere un aumento del prezzo. Questo porta alla conseguenza che le imprese meno strutturate sono in maggiore difficoltà rispetto alle altre. «I piccoli imprenditori mi dicono che non sanno più come andare avanti. Mentre quelli medio grandi dicono di essere coperti fino aprile- maggio, dopodiché non avranno più la possibilità di produrre nulla», spiega Lucchini. Inoltre, questo aumento nel prezzo dei polimeri della plastica avrà delle ripercussioni nel medio periodo anche sui consumatori. Il riversare a valle l’incremento è fondamentale per queste aziende se non vogliono incorrere in perdite sul conto economico. Le società che lavorano con il mondo alimentare non riusciranno subito a scaricare questo prezzo sui consumatori finali, grazie all’intervento della Gdo, ma le altre imprese saranno costrette a farlo tra qualche tempo, se la situazione non migliorerà. Oltre al rincaro dei prezzi sui beni, questo aumento, avrà però anche serie ripercussioni sul lato vaccini, dato che le siringhe sono fatte con i polimeri della plastica. E se le dosi promesse arriveranno nei tempi prestabili non serviranno solo più medici e infermieri per somministrali, ma anche più siringhe. Ma senza le materie prime necessarie le fabbriche non riusciranno a stare dietro alla domanda che arriverà. «A causa dell’attuale crisi del mercato dei polimeri, circa l’80% delle imprese, anche quelle più strutturate, sono ora costrette a fermare linee di produzione, con gravi rischi di blocco per una serie di catene industriali come gli imballaggi per il settore alimentare e per quello farmaceutico, compresa la produzione urgente dei milioni di siringhe occorrenti per i vaccino Covid-19, nonché la filiera dell’automotive», si legge dal testo dell’audizione. Ma non solo, perché «l’allarme è condiviso anche dalle associazioni europee per il rischio impatti sull’occupazione, in un settore che in Europa dà lavoro a 1,5 milioni di persone in oltre 53.000 imprese». Situazione precarica confermata anche dallo stesso Iazzolino che spiega come tante aziende del settore hanno messo i lavoratori in cassa integrazione, proprio per la mancanza di forniture. Una situazione complessa da gestire che però deve trovare una soluzione, prima che il problema degeneri completamente. In questo contesto si inserisce anche l’introduzione della tassa sulla plastica (plastic tax) che prevede la sua attuazione il 1° luglio 2021. «Si cercherà di prorogarla ancora», dichiara Lucchini. La parlamentare della Lega ha anche spiegato come riproporrà il tema anche settimana prossima nel question time, in modo da sollecitare una mobilitazione, il prima possibile, da parte del governo.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.





