2022-01-24
Sempre più soli, sempre più truffati
I Vip abbindolati da imbroglioni che si fingono innamorati svelano il fenomeno degli inganni del cuore: ogni anno almeno 300 vittime, raddoppiate durante il lockdown, con quasi 5 milioni di euro sottratti a persone emotivamente fragili.Jolanda Bonino cadde nella trappola di uno sconosciuto che le spillò migliaia di euro: «Ho creato un’associazione per smascherare i delinquenti abili nel manipolare la gente toccando le corde affettive. Parecchia gente ha perso tutto, è una droga da cui non si esce».La criminologa Anna Coluccia: «Creano finte identità e pescano sul Web soggetti abbienti con carattere incline alla dipendenza».Lo speciale contiene tre articoli.Ha fatto scalpore ma soprattutto ha suscitato stupore la storia dell’ex nazionale azzurro di pallavolo Roberto Cazzaniga, vittima per 15 anni di una truffa in cui ha elargire denaro, in tutto 700.000 euro, a una donna, una presunta bellissima modella brasiliana, con cui credeva di essere fidanzato, ma che non ha mai incontrato di persona. La truffa è emersa quando i familiari e i compagni di squadra si sono rivolti alla trasmissione di Italia1 Le Iene per metterlo di fronte alla dura realtà. Tutto era un inganno, a cominciare dalla foto di chi lo ha ingannato che era quella di una vera super-modella famosa per essere stata dal 2004 al 2017 una delle testimonial di Victoria’s Secret. Stretto in una morsa di richieste di soldi sempre più esose, lo sportivo era arrivato a chiedere prestiti per aiutare la fantomatica fidanzata virtuale.Poi la storia di Flavia Vento con un finto Tom Cruise. Anche questa una relazione virtuale, iniziata con un messaggio su Twitter poi sfociata in una richiesta di denaro per un incontro. Alcune situazioni hanno risvolti anche più inquietanti della semplice estorsione di denaro. È quanto è successo al sessantaquattrenne imprenditore veneto Claudio Formenton, sequestrato per tre giorni in Costa d’Avorio dove era volato per incontrare, dopo mesi di chat, una presunta Olivia di cui si era innamorato. Ad amici e conoscenti, Formenton aveva detto che si recava in Africa per trovare alcuni sacerdoti missionari.Questi personaggi rappresentano la punta di un iceberg, quello delle truffe del cuore che ogni anno mietono almeno 300 vittime. Nel 2021 sono stati sottratti quasi 5 milioni di euro, secondo dati della sezione anticrimine informatico della polizia postale, con un aumento del 118% rispetto all’anno precedente. Sono state denunciate 73 persone e altre indagini sono in corso.L’associazione Acta, che si batte contro le truffe affettive e supporta le vittime di questi raggiri, ha calcolato, in base alle situazioni di cui è venuta a conoscenza, che dal 2014 a oggi sarebbero stati sottratti 200 milioni di euro. Sono numeri sottostimati, dal momento che la maggior parte delle vittime non sporge denuncia. Secondo la polizia postale il sommerso di questo tipo di reati è di oltre il 50%. Dietro le truffe ci sono gruppi criminali ben organizzati che scelgono con cura le vittime sulle piattaforme social, ne individuano le caratteristiche e decidono come contattarle.Di solito la vittima viene avvicinata su Facebook, Instagram o Tiktok da una bella ragazza o da un avvenente uomo, persone che in realtà non esistono: sono foto rubate dal Web attorno alle quali l’impostore crea un’identità accattivante e tagliata su misura di chi vuole colpire. I due chattano per settimane, anche mesi, il tempo necessario all’impostore per entrare in sintonia con il bersaglio. Si comincia con leggerezza: i temi sono i viaggi, le letture, i film, la tv. Pian piano si entra nel privato. C’è sempre qualcosa che accomuna: una delusione d’amore, un matrimonio finito, difficoltà sul lavoro, preoccupazioni per i figli ma anche progetti per il futuro, voglia di viaggi, di avventure, sogni e desideri. Giorno dopo giorno il rapporto si stringe fino al punto che l’impostore può cominciare a chiedere denaro senza che la vittima opponga resistenza, adducendo motivi svariati, da improvvise malattie a crisi di lavoro. E quando l’inganno viene alla luce, le vittime cadono in una profondissima crisi fatta di vergogna, perdita di stima di sé, rottura di relazioni con i familiari che condannano senza capire. I siti che mettono in guardia da questi rischi sono numerosi ma il fenomeno è in espansione, spesso favorito dalla solitudine delle grandi città o legato all’avanzare dell’età con le fragilità che comporta, alla mancanza di una rete familiare di sostegno. Non a caso molte associazioni di pensionati sui loro siti pubblicano vademecum su come individuare le truffe e propongono luoghi di incontro per i non più giovani proprio per strapparli alla solitudine, alla tristezza della perdita del compagno di una vita. La pandemia ha accentuato l’isolamento, tant’è che i casi in quest’ultimo anno si sono moltiplicati. Gli psicologi che abbiamo intervistato sottolineano un identico copione. Anche quando la vittima comincia a dubitare continua a pagare, spera di recuperare i soldi dati, e si vergogna ad ammettere di essersi sbagliata. Una volta nel tunnel della dipendenza psicologica, persino la mano tesa di un familiare è rifiutata. Il percorso per uscirne è lungo e difficile. Simile alla disintossicazione da una droga.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/piu-soli-sempre-piu-truffati-2656463172.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="cosi-ho-aiutato-15-000-donne-disperate" data-post-id="2656463172" data-published-at="1642957716" data-use-pagination="False"> «Così ho aiutato 15.000 donne disperate» Ha fondato nel 2014 Acta, Azione contro le truffe affettive e per la lotta alla manipolazione e al crimine informatico. Al suo sportello si sono rivolte oltre 15.000 donne, molte vittime di truffe ingenti che hanno perso patrimoni, si sono indebitate e sono sprofondate nella disperazione: «Gli scammer sono così abili da creare nel soggetto preso di mira, soprattutto donne, una dipendenza affettiva che è una sorta di droga». Jolanda Bonino parla non solo per l’esperienza di ascolto e supporto verso le vittime, ma soprattutto perché ha vissuto sulla propria pelle lo «stritolamento della piovra della truffa». E la sua vicenda personale è stata la molla che l’ha portata a fondare Acta per aiutare persone rimaste prigioniere nella rete. «Sono stata la prima donna truffata in Italia che ha denunciato. Spesso si usa il termine di truffe sentimentali, ma è più corretto parlare di truffe affettive perché gli adescatori generano, con abili tecniche manipolatorie, una dipendenza affettiva come accade per i drogati. La mia storia inizia nella primavera del 2014 e dura pochi mesi. A quel tempo ero una sindacalista impegnata in diverse battaglie, non una persona ingenua. Diedi l’amicizia su Facebook a un tipo che si spacciava per ingegnere francese. Cominciò un dialogo serrato, lui mi descriveva la sua vita, parlava di viaggi, solleticava la mia curiosità. Mi fece scoprire di avere interessi comuni. Probabilmente aveva studiato il mio profilo social, ma io non lo sapevo e a quel tempo non si parlava ancora di queste truffe online». «Mi trasmise l’immagine di un uomo gentile, attento, di sani principi, capace di ascoltarmi: quello che avevo sempre cercato in un uomo», ammette Bonino. «Disse di avere 52 anni, io ne avevo una decina di più. Un giorno annunciò di doversi trasferire in Africa per seguire un appalto. Cominciò a mandarmi video di lui: solo in seguito capii che erano falsi costruiti animando alcune foto. Vederlo muoversi me lo faceva sentire più vicino. Scriveva e parlava in francese, ma commetteva alcuni errori di grammatica che mi avevano insospettito perché conosco bene quella lingua, ma non ci avevo dato peso: sarà colpa della fretta di scrivere su Whatsapp, mi dicevo. Parlava dell’Africa, dei problemi sociali e delle tensioni politiche del Paese in cui si trovava. Scatenava la mia curiosità e non mi accorgevo che lentamente scivolavo nella rete. Mi sembrava impossibile che avesse così tante qualità che mi affascinavano. Noi donne non abbiamo gli anticorpi contro chi ci fa sentire al centro delle sue attenzioni». «Da casa, davanti al computer, mi sentivo al sicuro», soggiunge Bonino. «Sottovalutai i pericoli del Web. Talvolta cercavo di metterlo alla prova e gli rivolgevo domande trabocchetto, ma lui era abilissimo ad affascinarmi. Era molto presente, un fatto piuttosto raro negli uomini che di solito mettono al primo posto la carriera e il successo professionale. La caratteristica degli scammer è fare sentire la vittima al centro dell’universo e questo è molto gratificante. Lo fanno con una strategia abile, tagliata sul soggetto che vogliono manipolare. Lui mi aveva studiato attentamente, sapeva che avevo dato soldi in beneficenza per un istituto di ciechi in Costa d’Avorio, che sono una persona disponibile, che non si gira dall’altra parte di fronte alle difficoltà del prossimo, che sono di buon cuore che mi faccio in quattro per chi è in una condizione di disagio. Ero la vittima giusta». A un certo punto fece capolino la richiesta di soldi. Disse che durante una manifestazione era stato picchiato, derubato dei documenti e dei soldi e aveva bisogno di un aiuto. «Quando mi chiese di mandargli 100 euro tramite Money transfer», rievoca Jolanda Bonino, «non conoscevo nemmeno questo meccanismo. Gli fui grata di avermi fatto conoscere una cosa nuova. E siccome ho problemi di vista, mi aiutò ad attivare Skype guidando ogni mia mossa. Questa attenzione costante accarezzò il mio ego e cominciai a mandare soldi come un automa». Qualche sera dopo, lui raccontò che non amava i cibi piccanti tipici di quei luoghi: «Non sapevo che la confidenza preludeva alla mossa successiva. Infatti giorni dopo riferì di stare molto male e di doversi operare. Piangeva al telefono, era disperato. In quel momento ebbi i sospetti maggiori, anche se non era ancora arrivato a chiedermi i soldi per tornare in Francia. Alla polizia mi ascoltarono in modo sbrigativo, probabilmente nemmeno loro avevano coscienza del pericolo che correvo. Consigliarono di staccare la spina e interrompere quel rapporto. Ma io avevo ormai sviluppato una dipendenza affettiva. Così, dopo giorni senza comunicazioni, riaprii il computer. Trovai la sua cartella clinica con l’esito dell’operazione». Prosegue Bonino: «Fui assalita dai sensi di colpa per averlo abbandonato. Lo chiamai chiedendogli dove avesse rimediato i soldi, rispose di aver venduto alcuni oggetti personali di un certo valore. Ma ora doveva pagare l’albergo. Gli mandai 800 euro dicendogli di prendere un aereo e venire in Italia. Mi inviò la foto di un volo aereo per Torino. A salvarmi fu un amico che mi suggerì di cercare su Internet la parola brouteur, ovvero truffatore. Mi si aprì un mondo. E tra le foto compariva anche quella del mio carnefice. Andai in aeroporto mostrando la foto del biglietto. Seppi che era falso e non c’era nessuno in arrivo dalla Francia con quel nome. Ormai era tutto chiaro. Andai alla polizia per la denuncia, ma era contro ignoti e il caso fu archiviato. Non ho voluto però che la mia esperienza passasse invano. E così è nata l’idea dell’associazione per offrire assistenza a donne e uomini che, come me, sono stati vittime di una truffa affettiva». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/piu-soli-sempre-piu-truffati-2656463172.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="gang-afroasiatiche-sfruttano-chi-e-privo-di-legami-familiari" data-post-id="2656463172" data-published-at="1642957716" data-use-pagination="False"> «Gang afroasiatiche sfruttano chi è privo di legami familiari» «Dietro a queste truffe cosiddette di cuore ci sono organizzazioni malavitose di provenienza asiatica e africana. È emerso che una banda nigeriana era molto attiva in Italia probabilmente perché, tramite la comunità africana nel nostro Paese, aveva potuto studiare da vicino l’organizzazione sociale italiana, la disintegrazione delle famiglie, l’assenza di rete parentale e la grande solitudine. Ed è proprio attorno a persone sole, senza grandi legami familiari, che scatta la trappola della truffa sentimentale». Anna Coluccia, ordinario di medicina legale all’università di Siena e criminologo clinico, ha effettuato con un pool di esperti una ricerca che prende in esame gli studi effettuati nel mondo su questo tipo di truffe online. Sul totale del campione esaminato, il 3% è caduto almeno una volta in questa rete. Alcuni ci hanno rimesso l’intero patrimonio. La dottoressa Coluccia non entra nel dettaglio dei singoli casi, coperti da riservatezza professionale, ma tratteggia uno scenario del fenomeno. Le truffe sentimentali sono antiche quanto l’uomo ma ora con Internet hanno assunto aspetti nuovi. Quali? «Sono diventate più sofisticate e a largo raggio. Da diversi anni studio gli effetti del mondo dell’immateriale, cioè la perdita della fisicità nel rapporto tra vittima e autore del crimine. Sull’online abbiamo reati nuovi, come il furto dell’identità, la pedofilia, la violenza sessuale perpetrata con la pubblicazione di video privati di una coppia. Molti reati che prima si svolgevano nel mondo fisico si sono spostati sul Web». In che modo queste organizzazioni malavitose scelgono le vittime? «La tecnica è quella della pesca a strascico. Creano nickname falsi con una foto interessante e inondano i social di richieste di amicizia. Poi, tra coloro che abboccano, fanno la scrematura scegliendo i soggetti con maggiori disponibilità economiche e un profilo psicologico di fragilità». Quali sono le prede che più facilmente cadono nella rete? «In base alla ricerca, il 63% sono donne di mezza età, intorno ai 50 anni con una buona posizione economica, che escono da un divorzio o da una separazione o che hanno subito un lutto. Persone fragili emotivamente, con personalità tendente alla dipendenza. Un soggetto che sviluppa una dipendenza va sempre alla ricerca di un’altra dipendenza. È una catena difficile da spezzare». Ma i truffatori come riescono ad andare a colpo sicuro? «Studiano la vittima carpendo informazioni sui social. C’è una tendenza generalizzata a fornire indicazioni anche molto private sul Web. Così se un soggetto confida su Facebook che la sera tornando a casa si sente triste e solo, il truffatore sa che mandando un messaggio tranquillizzante a quell’ora può far breccia e aprirsi un varco nella sua sfera emotiva». Quanto dura l’operazione di seduzione? «Può prolungarsi anche per un intero anno o almeno finché la vittima non abbassa tutte le barriere di difesa. L’obiettivo primario del truffatore è stabilire un rapporto di empatia, far sentire la vittima a proprio agio, amata, compresa e importante. Il resto viene di conseguenza». Quando cominciano le richieste economiche? «Appena si è stabilito questo rapporto di vicinanza, sempre sul Web, cominciano piccole richieste di doni che possono servire alla potenziale coppia, come una webcam per vedersi o uno smartphone. Poi si passa ai soldi». Possibile che la vittima non si accorga di essere in trappola? «Il truffatore gioca molto sul desiderio. La vittima anche se ha il sentore che qualcosa non quadra, non vuole ammetterlo a sé stessa. Il desiderio dell’altro è così prepotente da obnubilare qualsiasi giudizio. Si vuole una sola cosa: incontrare il seduttore e sentirsi amati». E cosa accade quando la truffa è palese? «In molti, sul senso di colpa per aver ceduto, perdendo anche denaro, prevale il dolore di aver perso un amore. Alla sconfitta economica si somma quella sentimentale. La vittima ha creduto in quell’amore e ora ne è stata privata. Ecco ciò che fa più soffrire. La ricerca del successo sentimentale è comune a tutti, ma in alcuni soggetti fragili è più spiccato. Questo spiega perché il film Pretty Woman, la classica storia di Cenerentola, fa il boom di ascolti ogni volta che viene trasmesso in tv. E non per i bellissimi Richard Gere e Julia Roberts: è la rappresentazione della vittoria dell’amore. Di questo i truffatori sono consapevoli ed è un’arma che usano con destrezza».