In base alle stime del Codacons, il Black Friday darà vita in Italia ad un giro d'affari da circa 4 miliardi tra acquisti online e nei negozi fisici nel periodo di sconti. A far la parte del leone saranno le vendite on line: oltre 6 su 10.
(IStock)
Agevolazione per i «Comuni Cratere»: c’è il rischio che vada a chi non ne ha bisogno.
Il Superbonus 110% non muore mai. A distanza di quasi cinque anni dalla sua nascita, l’incentivo edilizio voluto dall’ex premier Giuseppe Conte non è affatto scomparso, ma continua a pesare sulle finanze pubbliche. In alcune aree d’Italia è ancora attivo in piena regola, con aliquota massima e condizioni di favore. Come noto, l’incentivo fiscale introdotto dal governo Conte II nel 2020, presentato come misura eccezionale e temporanea per rilanciare l’edilizia in piena pandemia, si è rivelato un gigantesco fardello per i conti pubblici. E oggi continua a vivere sotto forme.
«Il “Bonus Cratere” o “Superbonus rafforzato” è una versione del Superbonus 110%, appositamente strutturata per i territori colpiti dagli eventi sismici verificatisi dopo l’anno 2008; è denominato “rafforzato” perché prevede l’aumento del 50% rispetto ai limiti di spesa ammesso al Superbonus “ordinario”», conferma alla Verità l’avvocato Stefano Scalbi, esperto in materia. «Vi possono accedere: proprietari di immobili danneggiati, condomini, persone fisiche che non esercitano attività d’impresa. La misura è alternativa al contributo previsto per la ricostruzione o riparazione degli edifici danneggiati dal sisma ed opera per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2025, grazie ad una deroga al blocco dello sconto in fattura e della cessione del credito». Secondo l’avvocato Scalbi, «l’intervento è quindi soggetto alla disciplina ordinaria per l’accesso al Superbonus, ma è necessario che nel Comune ove è sito l’immobile sia stato dichiarato in passato lo stato di emergenza. La misura è applicabile anche se lo stato di emergenza è stato revocato».
Secondo i calcoli, il Superbonus è già costato alle casse dello Stato oltre 160 miliardi di euro, secondo le ultime stime del ministero dell’Economia. Una cifra che ha contribuito in modo determinante all’aumento del debito pubblico e che pone l’Italia in una posizione di fragilità rispetto ai partner europei. A ciò si aggiunge l’effetto distorsivo su prezzi, materiali e manodopera, nonché l’enorme carico burocratico generato nella Pubblica Amministrazione. Eppure, nonostante le sue evidenti criticità e i tentativi di contenimento normativo, il Superbonus non è stato del tutto smantellato. Nei cosiddetti «Comuni del Cratere» (le aree considerate colpite, a prescindere dai danni subiti, dai terremoti dal 2009 in poi, in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria) il Superbonus continua a essere concesso al 110% fino al 31 dicembre 2025. Non solo: è stato anche rafforzato, con l’innalzamento del 50% dei tetti di spesa ammessi alla detrazione. Si tratta di una versione potenziata che consente ancora la cessione del credito e lo sconto in fattura, due meccanismi che hanno alimentato frodi e speculazioni, e che erano stati limitati per tutti gli altri interventi edilizi. In queste zone, inoltre, i beneficiari possono rinunciare ai contributi per la ricostruzione post-sisma per accedere direttamente al Superbonus, ottenendo così un trattamento fiscale più favorevole. Una dinamica che, di fatto, incentiva l’utilizzo di fondi pubblici sotto forma di detrazione, al posto di contributi diretti più controllabili. Il paradosso è evidente: ciò che doveva essere un incentivo emergenziale è diventato una pratica ordinaria. Il quadro normativo, aggiornato più volte tra il 2023 e il 2024, ha mantenuto aperti numerosi canali di accesso agevolato, trasformando il Superbonus in un incentivo a lungo termine per alcune aree. L’idea che il Superbonus sia «finito» è un’illusione. Sotto la superficie delle modifiche legislative, la misura sopravvive, continua ad assorbire risorse e a rappresentare un precedente pericoloso: ogni crisi futura potrebbe essere gestita con analoghi strumenti di spesa fuori controllo.
Del resto, il Superbonus non è stato solo economicamente oneroso: è stato anche socialmente regressivo. Ha favorito chi possedeva immobili di valore, mentre cittadini meno abbienti ne sono rimasti esclusi. E grazie al fatto che la confusione normativa fa si che il provvedimento ancora in vigore non sia destinato solo a chi ha davvero perso tutto nel terremoto la storia rischia di ripetersi.
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(Ansa)
Il gruppo si è dotato di una struttura attiva 24 ore al giorno, con oltre 100 specialisti impegnati nel monitoraggio delle transazioni sospette. Un presidio necessario per contrastare le cyber truffe, organizzate da gruppi legati alla criminalità organizzata.
Il 2024 è stato un anno nero per gli attacchi informatici in Italia: secondo l’ultimo rapporto Clusit, il nostro Paese ha subito circa il 7,6% delle offensive globali, tanto da risultare uno degli Stati più vulnerabili. Fra i settori più colpiti, manifattura, sanità (+83%) e finanza e assicurazioni, comparto nel quale però si è assistito a un calo del 6,7%. Fra i casi che hanno fatto scalpore, l’attacco a Infocert, che gestisce anche gli Spid, con cui sono stati rubati i dati personali di 5,5 milioni di persone: nomi, cognomi, indirizzi email, codici fiscali e numeri di telefono. Non sono state però violate le credenziali legate all’identità digitale.
Se gli hacker sono sempre più pericolosi, le aziende da tempo investono nelle contromisure, sviluppando realtà d’eccellenza come il Fraud Prevention center di Poste italiane, con sedi a Roma e Torino, che presidia 24 ore su 24 la sicurezza delle transazioni finanziarie e assicurative negli uffici postali e online grazie a oltre 100 specialisti e tecnologie all’avanguardia. Nel 2024 il centro ha gestito più di 1 milione di alert, sventando tentativi di frode a danno dei clienti per circa 25 milioni di euro. All’interno della struttura è presente un team di data engineer e data scientist che si occupa della definizione di modelli analitico-comportamentali che vanno a implementare il motore intelligente della piattaforma dedicata al monitoraggio delle transazioni, la Piaf (Piattaforma integrata antifrode). L’ecosistema tecnologico e organizzativo di Poste si caratterizza anche perché include, in una sola piattaforma informatica, tutti i canali e i servizi finanziari del gruppo, prima gestiti da piattaforme separate: così l’azione di controllo delle transazioni è integrata in un processo unico che segue tutte le fasi, dalla prevenzione alla gestione dei tentativi di frode, in cui la componente tecnologica è a supporto di quella umana.
Nell’ultimo anno, grazie a questo sistema che si basa anche su meccanismi automatici in grado di individuare comportamenti anomali, le frodi sono diminuite del 50% sia in termini generali, sia riguardo al segmento delle carte di pagamento. In particolare, i sistemi permettono di individuare azioni sospette, come l’invio di bonifici a orari insoliti rispetto alle abitudini dei clienti o verso destinatari sconosciuti, e di bloccarle in caso di dubbi, in modo da avere tempo per effettuare le necessarie verifiche. La velocità è un elemento chiave, soprattutto per la diffusione dei bonifici istantanei che devono essere congelati praticamente in tempo reale. Per avere un’idea dell’impegno richiesto, basti pensare che Poste italiane, con circa 35 milioni di clienti, dei quali più di 20 milioni dotati di accessi digitali in app e web, esegue ogni anno oltre 3 miliardi di transazioni per circa 250 miliardi di euro. La percentuale di operazioni truffaldine risulta pari allo 0,0012% del transato. Nel corso del 2024, il sistema Fraud Dna, dedicato al monitoraggio degli accessi ai servizi online del gruppo, e la soluzione Adaptive authentication hanno consentito di analizzare complessivamente 2 miliardi di accessi ai servizi online, con la rilevazione e il blocco preventivo di circa 50.000 account compromessi.
Le nuove analisi di Poste indicano anche un cambiamento nel tipo di attacchi portati avanti dagli hacker. Nel passato era molto diffuso il phishing, ovvero l’invio di mail e messaggi che ricordavano quelli del proprio istituto di credito con link che rimandavano a pagine esterne: chi cascava nel tranello inseriva le proprie credenziali nel sistema, consegnandole ai truffatori che a quel punto facevano partire trasferimenti di denaro in automatico.
I nuovi sistemi di analisi messi in campo da grandi gruppi come Poste, però, ormai riescono con sempre maggior frequenza a bloccare automaticamente queste operazioni illegali. Nelle nuove truffe, gioca un peso sempre maggiore il fattore umano. Spesso è l’utente, ingannato dalle telefonate di finti operatori o di finti poliziotti, che esegue operazioni autonomamente seguendo le istruzioni dei truffatori. E anche gli hacker hanno cambiato profilo: se prima si trattava soprattutto di bande dell’Est Europa che pescavano a strascico fra milioni di potenziali vittime con attacchi random, ora le truffe, più sofisticate, sono organizzate da gruppi legati alla criminalità organizzata italiana.
Poste, inoltre, ha messo in campo anche progetti che prevedono la copertura del rischio sul mondo logistico relativa alle frodi sulle lettere di vettura dei pacchi e svolge attività di formazione degli sportellisti e dei clienti. Nell’ambito assicurativo, a fronte di oltre 800.000 richieste di liquidazione per un importo totale erogato di circa 17 miliardi, sono stati riscontrati 66 tentativi di frode per circa 8 milioni di euro, completamente neutralizzati anche grazie all’uso dell’Intelligenza artificiale.
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Ansa
Nonostante l’abolizione del reddito di cittadinanza sia ormai avvenuta da oltre un anno, era il primo gennaio 2024, il numero di individui scoperti ad averlo percepito illegalmente continua a crescere a ritmo costante. Tra gli abusi c’è di tutto: da chi mente sui figli a chi non ha dichiarato vincite da 1 milione.
Nonostante l’abolizione del reddito di cittadinanza sia ormai avvenuta da oltre un anno, era il primo gennaio 2024, il numero di individui scoperti ad averlo percepito illegalmente continua a crescere a ritmo costante. Ad oggi, secondo i dati delle indagini dalla Guardia di Finanza su tutto il territorio nazionale, sono 62.215 le persone identificate come responsabili di frodi legate a questo sussidio, che, sin dalla sua introduzione nel 2019, ha generato guadagni illeciti per 665 milioni di euro.
Numeri così elevati, seppur impressionanti, rappresentano solo, però, una parte del problema. Tra aprile 2019 e il 31 dicembre 2023, data in cui il reddito è stato definitivamente eliminato, lo Stato ha erogato più di 34,5 miliardi di euro a oltre 1,1 milioni di famiglie. Il sussidio medio mensile ammontava a circa 540 euro. Le attività di controllo si sono basate su sofisticati incroci di dati e analisi mirate. Così, da quando il reddito è stato introdotto, le forze dell’ordine hanno effettuato 75.910 controlli, di cui il 79,5% ha portato alla scoperta di irregolarità. Le truffe alla fine riguardano circa l’80% dei fondi verificati dalla Gdf.
Dietro molte di queste , come evidenzia il comunicato della Finanza, si cela un sistema organizzato, spesso con il coinvolgimento di centri di assistenza fiscale (Caf) e patronati compiacenti, che falsificavano i documenti necessari per ottenere il sussidio. In alcuni casi, queste reti illecite hanno permesso anche a cittadini non residenti in Italia di accedere al reddito di cittadinanza. Una parte significativa del denaro sottratto è finita all’estero, rendendo quasi impossibile il recupero.
Tra le indagini più rilevanti condotte figura quella del 2021, portata avanti dai Comandi Provinciali della Gdf di Cremona e Novara. Questa operazione ha smantellato una rete organizzata per ottenere il reddito di cittadinanza per conto di individui privi dei requisiti legali. I promotori della frode reclutavano connazionali e raccoglievano i loro documenti, che venivano poi trasmessi, tramite intermediari fidati, ai titolari di Centri di Assistenza Fiscale (Caf) compiacenti. Questi ultimi si occupavano di predisporre e compilare la documentazione falsa necessaria per presentare le richieste. Un’altra parte del gruppo criminale era incaricata di ritirare le carte di pagamento presso gli uffici postali. L’analisi di oltre 14.000 posizioni ha portato alla luce 9.000 richieste fraudolente, generando un danno di oltre 20 milioni di euro. Al termine delle indagini, sono state emesse 16 ordinanze di custodia cautelare contro i membri dell’organizzazione. Grazie alla collaborazione con l’Inps, è stato inoltre possibile bloccare pagamenti illegittimi per ulteriori 60 milioni di euro.
Ci sono, poi, molti percettori del reddito di cittadinanza che sono stati condannati e che, nei dieci anni precedenti alla presentazione della domanda, sono stati destinatari di condanne per reati che avrebbero comportato l’esclusione dal beneficio, nonché soggetti richiedenti e/o percettori del beneficio gravati da provvedimenti restrittivi della libertà personale. Per questo non avrebbero potuto godere di alcun sussidio, ma che lo hanno percepito falsificando la richiesta. Non mancano nemmeno coloro che hanno fatto richiesta del sussidio mentendo sui requisiti reddituali e patrimoniali. Tra le attività condotte in tale ambito merita sicuramente menzione quella svolta, a luglio 2024, dal gruppo di forze dell’ordine di Cesena che ha permesso di individuare due soggetti percettori della misura, per un ammontare superiore a 41.000 euro, che non avevano dichiarato vincite da gioco online per circa un milione. Infine, non è mancato chi ha dichiarato il falso sul nucleo famigliare. Ad aprile 2024, le indagini a Foggia hanno fatto emergere un’indebita percezione per 14.660 euro, da parte di un soggetto residente a Cerignola, per l’omessa indicazione della corretta composizione del nucleo familiare.
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Haliey Welch, la ragazza di «Hawk tuah» creatrice della criptovaluta $Hawk (Getty Images)
Nonostante l’alleanza annunciata tra Donald Trump e le monete digitali, sono sempre più frequenti le frodi online ai danni dei fans delle celebrità.
Con l’insediamento ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca sempre più vicino, le aspettative del mondo delle criptovalute sono alte.
La nuova amministrazione è proiettata ad andare a braccetto con questi asset digitali, con il presidente eletto che aveva già annunciato l’intenzione di creare una «riserva strategica» di Bitcoin e rendere gli Stati Uniti «la capitale delle criptovalute». Un piano che sottende una grande modernizzazione delle infrastrutture digitali per le criptovalute, ma che passa anche attraverso il trasferimento della pubblica amministrazione americana sul digitale di cui si occuperà proprio Elon Musk. Quindi la questione si lega a doppio filo alla gestione dei dati degli utenti con le blockchain. Un potenziale conflitto di interesse dietro l’angolo: sul fronte delle criptovalute con la Dogecoin cara a Musk; sul fronte dei dati, gli oltre 40.000 satelliti previsti per i prossimi anni appartengono al proprietario di X.
La direzione della rivoluzione digitale è già stata intrapresa con le scelte di Trump: Elon Musk alla guida del dipartimento dell’Efficienza governativa, David Sacks, ex dirigente di Paypal, come consigliere sulla criptovalute e sull’intelligenza artificiale. E la scelta di Paul Atkins quale presidente della Sec è coerente con questa linea: è fan delle criptovalute, già co-presidente della Token alliance e fortemente critico sulle azioni di Gary Gensler, presidente della Sec fino a gennaio. Un taglio netto con il passato se si considera la crociata di Gensler contro le criptovalute: 40 procedimenti contro le società del settore e sanzioni elevate. Al suo controllo non era sfuggita nemmeno Kim Kardashian, multata per 1,26 milioni di dollari dalla Sec nel 2022 per aver promosso su Instagram il token Emax di EthereumMax, omettendo di essere stata pagata 250.000 dollari per la pubblicità.
Tornando al presente, dopo l’annuncio di Atkins alla Sec, il Bitcoin ha raggiunto la cifra record di 100.000 dollari a dicembre. Traguardo che si è confermato anche oggi sfiorando la stessa somma. Tuttavia, si tratta di un settore che ha ancora tante ombre. Sono sempre di più i casi di truffe che trovano nei canali social un terreno fertile: i cosiddetti fuffa guru promettono guadagni facili puntualmente disattesi tramite piattaforme di trading, ma anche personaggi celebri sui social lanciano le proprie monete digitali, facendo leva sulla fiducia dei fan, per registrare valori elevati che poi si sgonfiano nel giro di qualche ora.
Uno degli ultimi casi si collega a Haliey Welch, meglio nota come la ragazza di Hawk tuah, diventata virale sui social non certo per essere esperta di galateo. Approfittando della popolarità ottenuta, Welch aveva rilasciato lo scorso 4 dicembre una memecoin chiamata $Hawk sulla blockchain Solana. In breve tempo, aveva raggiunto il valore di 490 milioni di dollari, ma dopo poche ore aveva già perso il 95 per cento.
Già le memecoin possono essere volatili perché dipendono dai cambiamenti dei trend sui social media, ma questa vicenda potrebbe essere un presunto caso di pump and dump (pompa e sgonfia), come sottolineato dallo youtuber ed esperto di criptovalute Stephen Findeisen, noto come Coffeezilla. Si tratta di una pratica fraudolenta dove il valore di un token viene gonfiato in modo artificiale con un’abile campagna di promozione e poco dopo viene venduto per guadagnarci, causando il crollo vertiginoso del prezzo. Welch ha tentato di difendersi su X spiegando: «Il mio team non ha venduto un solo token e non è stato dato alcun token gratuito a nessun influencer». Gli investitori hanno poi intentato una causa contro i creatori della criptovaluta. Anche se Welch non compare come imputata, a fine dicembre, ha dichiarato tramite un post su X: «Sto collaborando pienamente con il team legale che rappresenta le persone coinvolte», invitando i truffati a contattare Burwick Law, uno studio legale noto per essere specializzato in criptovalute.
Particolarmente articolate sono le vicende dello youtuber americano da 23 milioni di follower Logan Paul. Oltre tre anni fa aveva lanciato un videogioco chiamato Cryptozoo con Nft e blockchain, promettendo profitti facili. I giocatori avrebbero potuto comprare delle uova digitali da cui sarebbero nati degli animali ibridi da collezionare e scambiare. Ma il gioco sarebbe stato finanziato da investimenti privati, soprattutto dai fan di Paul, senza mai entrare in funzione. Alcune persone avrebbero perso fino a 500.000 dollari, inoltre i programmatori non sarebbero mai stati pagati. A gennaio dell’anno scorso lo youtuber ha deciso di rimborsare gli investitori per 2,3 milioni di dollari, in sostanza ricomprando le uova Nft, a patto che si rinunciasse a intraprendere qualsiasi azione legale contro di lui. Non tutti hanno accettato, visto che è in corso la causa portata avanti da almeno 130 investitori che sostengono di aver perso oltre 4 milioni di dollari. L’accusa sostiene che il suo team era d’accordo di iniziare la vendita dei token una volta che il valore totale avesse raggiunto i 200 milioni di dollari. Ma non è finita qui, a novembre dell’anno scorso, la Bbc ha scoperto che Paul avrebbe promosso alcuni progetti di memecoin, tra cui Dink Doink ed Elongate, senza rendere noto il proprio coinvolgimento finanziario, seguendo sempre lo schema di pump and dump. Si sarebbe poi fatto beffe del canale britannico, invitando un giornalista nella sua palestra di Portorico per un’intervista, ma sul luogo concordato è arrivato un sosia e poco dopo l’inviato si è trovato circondato da fan di Paul che hanno ricoperto di insulti la Bbc.
Chi invece è già finito nelle mani della giustizia è il sudcoreano Do Kwon, conosciuto come «il re delle criptovalute» che è stato estradato negli Stati Uniti dal Montenegro circa una settimana fa. Aveva fondato Terraform labs e sviluppato le criptovalute TerraUsd e Luna che nel 2022 avevano perso 40 miliardi di dollari. Il collasso aveva avuto ripercussioni sul mercato delle criptovalute, incluso Bitcoin. Ora sono nove i capi d’imputazione tra cui frode telematica, frode sui titoli, frode sulle materie prime. Secondo l’ufficio del procuratore di Manhattan, gli investitori sono stati tratti in inganno: TerraUsd era una stablecoin con il valore stabile di un dollaro, nel 2021 con le oscillazioni al ribasso, Kwon aveva rassicurato gli investitori che un algoritmo informatico era deputato a ripristinare il prezzo. Invece, a farlo in modo artificiale, sarebbe stata una società di trading acquistando milioni di dollari del token, che poi non è stata in grado di tamponare la situazione nel 2022 quando la stablecoin ha iniziato di nuovo a scendere.
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