2025-05-29
Resta il Superbonus ai terremotati. Occhio al pericolo di nuovi avvoltoi
Agevolazione per i «Comuni Cratere»: c’è il rischio che vada a chi non ne ha bisogno.Il Superbonus 110% non muore mai. A distanza di quasi cinque anni dalla sua nascita, l’incentivo edilizio voluto dall’ex premier Giuseppe Conte non è affatto scomparso, ma continua a pesare sulle finanze pubbliche. In alcune aree d’Italia è ancora attivo in piena regola, con aliquota massima e condizioni di favore. Come noto, l’incentivo fiscale introdotto dal governo Conte II nel 2020, presentato come misura eccezionale e temporanea per rilanciare l’edilizia in piena pandemia, si è rivelato un gigantesco fardello per i conti pubblici. E oggi continua a vivere sotto forme. «Il “Bonus Cratere” o “Superbonus rafforzato” è una versione del Superbonus 110%, appositamente strutturata per i territori colpiti dagli eventi sismici verificatisi dopo l’anno 2008; è denominato “rafforzato” perché prevede l’aumento del 50% rispetto ai limiti di spesa ammesso al Superbonus “ordinario”», conferma alla Verità l’avvocato Stefano Scalbi, esperto in materia. «Vi possono accedere: proprietari di immobili danneggiati, condomini, persone fisiche che non esercitano attività d’impresa. La misura è alternativa al contributo previsto per la ricostruzione o riparazione degli edifici danneggiati dal sisma ed opera per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2025, grazie ad una deroga al blocco dello sconto in fattura e della cessione del credito». Secondo l’avvocato Scalbi, «l’intervento è quindi soggetto alla disciplina ordinaria per l’accesso al Superbonus, ma è necessario che nel Comune ove è sito l’immobile sia stato dichiarato in passato lo stato di emergenza. La misura è applicabile anche se lo stato di emergenza è stato revocato». Secondo i calcoli, il Superbonus è già costato alle casse dello Stato oltre 160 miliardi di euro, secondo le ultime stime del ministero dell’Economia. Una cifra che ha contribuito in modo determinante all’aumento del debito pubblico e che pone l’Italia in una posizione di fragilità rispetto ai partner europei. A ciò si aggiunge l’effetto distorsivo su prezzi, materiali e manodopera, nonché l’enorme carico burocratico generato nella Pubblica Amministrazione. Eppure, nonostante le sue evidenti criticità e i tentativi di contenimento normativo, il Superbonus non è stato del tutto smantellato. Nei cosiddetti «Comuni del Cratere» (le aree considerate colpite, a prescindere dai danni subiti, dai terremoti dal 2009 in poi, in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria) il Superbonus continua a essere concesso al 110% fino al 31 dicembre 2025. Non solo: è stato anche rafforzato, con l’innalzamento del 50% dei tetti di spesa ammessi alla detrazione. Si tratta di una versione potenziata che consente ancora la cessione del credito e lo sconto in fattura, due meccanismi che hanno alimentato frodi e speculazioni, e che erano stati limitati per tutti gli altri interventi edilizi. In queste zone, inoltre, i beneficiari possono rinunciare ai contributi per la ricostruzione post-sisma per accedere direttamente al Superbonus, ottenendo così un trattamento fiscale più favorevole. Una dinamica che, di fatto, incentiva l’utilizzo di fondi pubblici sotto forma di detrazione, al posto di contributi diretti più controllabili. Il paradosso è evidente: ciò che doveva essere un incentivo emergenziale è diventato una pratica ordinaria. Il quadro normativo, aggiornato più volte tra il 2023 e il 2024, ha mantenuto aperti numerosi canali di accesso agevolato, trasformando il Superbonus in un incentivo a lungo termine per alcune aree. L’idea che il Superbonus sia «finito» è un’illusione. Sotto la superficie delle modifiche legislative, la misura sopravvive, continua ad assorbire risorse e a rappresentare un precedente pericoloso: ogni crisi futura potrebbe essere gestita con analoghi strumenti di spesa fuori controllo.Del resto, il Superbonus non è stato solo economicamente oneroso: è stato anche socialmente regressivo. Ha favorito chi possedeva immobili di valore, mentre cittadini meno abbienti ne sono rimasti esclusi. E grazie al fatto che la confusione normativa fa si che il provvedimento ancora in vigore non sia destinato solo a chi ha davvero perso tutto nel terremoto la storia rischia di ripetersi.
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