T&E, la principale organizzazione indipendente europea per la decarbonizzazione dei trasporti, ha lanciato l’allarme dopo aver analizzato i nuovi dati pubblicati dall’Ue sulle quattro ruote elettriche, le cui emissioni sarebbero in media quasi cinque volte superiori a quelle indicate dai test ufficiali di immatricolazione. «Le auto ibride plug in (Phev) inquinano più di quanto dichiarino», ha spiegato T&E.
Secondo l’analisi effettuata sui dati dell’Agenzia europea dell’ambiente, le Phev emettono in media 139 grammi di CO2 per chilometro, rispetto ai 28 grammi per chilometro rilevati nei test ufficiali. I dati reali sono stati raccolti da sistemi di monitoraggio dei consumi di carburante su 127.000 veicoli ibridi plug in immatricolati nel 2023. In virtù di queste discrepanze, Bruxelles ha fissato dei fattori di correzione (utility factor) per rettificare la scala emissiva di queste auto. Gli utility factor fissati per il 2025 e il 2027 riducono gradualmente il divario tra emissioni ufficiali e reali, il che significa che le case automobilistiche, per rispettare gli obiettivi della Commissione in materia di CO2, spiega sempre T&E, dovrebbero ridurre le vendite di veicoli ibridi plug in, o aumentare ulteriormente, a compensazione, le vendite di auto elettriche a batteria. Auto a batteria che però sono state decisamente bocciate dal mercato, come dimostrano i dati sulle immatricolazioni.
«Chiunque sia minimamente addentro al settore automotive», ha sottolineato Andrea Boraschi, direttore di T&E in Italia, «sa benissimo, e non da oggi, che i valori sui libretti di immatricolazione differiscono radicalmente dalla CO2 emessa in condizioni reali di guida. Oggi abbiamo solo la certezza che il divario tra emissioni ufficiali e reali è ancora peggiore di quanto sin qui stimato».
Le Phev alternano un motore elettrico alimentato da una batteria, ricaricata tramite collegamento alla rete elettrica, e un motore a benzina o diesel. Rappresentano l’8,6% delle vendite di auto in Europa e le case automobilistiche vogliono continuare a venderle anche dopo il bando dei motori termici nel 2035.
Questa ennesima bocciatura dei veicoli eco (o presunti tali) forse potrebbe far suonare la sveglia a Bruxelles: se la guerra ai motori tradizionali - che ha terremotato l’industria europea - è stata fatta anche in base a dati sballati, ecco un altro buon motivo per fare marcia indietro ed eliminare il bando delle macchine a diesel e a benzina dal 2035.
Musica e vette, con i colori e i profumi dell’alba sulle cime del Trentino: dal 27 agosto al 4 ottobre torna I suoni delle Dolomiti, che festeggia i 30 anni. Gli eventi in programma non solo offrono un’esperienza unica in cui la bellezza dei paesaggi si intreccia con le performance di artisti di fama internazionale, ma rappresentano anche un’occasione per sensibilizzare il pubblico sulla tutela dell’ambiente valorizzando le Dolomiti, patrimonio mondiale Unesco, e promuovendo un turismo consapevole, inclusivo (quattro eventi sono accessibili anche alle persone con disabilità) e sostenibile. La direzione artistica è del violoncellista Mario Brunello.
La kermesse prenderà il via il 27 agosto alla Malga Tassulla, con una performance di musica classica del Teophil ensemble Wien, composto da musicisti dei Wiener philharmoniker. Il 29 agosto, al cospetto del Gruppo del Latemar e del Monte Agnello, sarà la volta del coro femminile Le Mystère des Voix Bulgares, che intreccia le tradizioni bulgare con la contemporaneità. Il giorno seguente Malga Spora accoglierà ancora la world music con protagonisti Avi Avital, Giovanni Sollima, Alessia Tondo e Giuseppe Copia.
Il 2 settembre ai laghi di Bombasel concerto di Le Scat Noir, primo al concorso dedicato a Paolo Manfrini. Il 4 settembre al Col Margherita si terrà L’Alba delle Dolomiti, un concerto di musica tradizionale e jazz che accompagnerà il sorgere del sole. Protagonista Wu Wei, uno dei più grandi virtuosi dello sheng, strumento tradizionale cinese, con il fisarmonicista Pascal Contet e il contrabbassista Alexis Baskind. Il 6 settembre, a Malga Canvere, i Les Mécanos daranno vita a un’esperienza che mescola la tradizione francese e occitana con suoni contemporanei. Il 9 settembre, tappa nell’anfiteatro naturale di località Prati Col a San Martino di Castrozza, con un incontro tra parole e musica: Marco Paolini e Alberto Ziliotto presenteranno Bandiera bianca. L’irresistibile ascesa della vocazione turistica Cristo è resort, che nasce per il trentennale del festival e si inserisce nel progetto Atlante delle Rive.
Dal 12 al 14 settembre si terrà uno degli eventi più iconici: il Trekking dei Suoni (unico a pagamento), con Mario Brunello e il Quartetto Prometeo, che cammineranno con i partecipanti portando la musica da camera tra i paesaggi unici delle Dolomiti di Brenta.
Il 17 settembre, a Madonna di Campiglio, un altro progetto speciale conPaolo Fresu e l’Orchestra Haydn, in un incontro tra jazz e musica classica. Il 20 settembre, al Camp centener sulle Dolomiti del Brenta concerto di Daniel Norgren, autore della colonna sonora del film Le otto montagne. Il giorno seguente, a Sagron Mis nel Primiero, la violoncellista cubana Ana Carla Maza. Il 23 settembre, nel parco di Villa Welsperg andrà in scena un adattamento de Il Flauto Magico di Mozart, con Elio nel ruolo di narratore e baritono e il Philharmonic oboe quartet dei Berliner philharmoniker. Il 27 settembre, al rifugio Torre di Pisa, protagonista Kebyart, un quartetto di sassofoni.
Per la chiusura, il 30 settembre, il 2 e il 4 ottobre si terrà un evento speciale. I protagonisti saranno i giovani musicisti di tutta Europa dell’Euyo (European union youth orchestra) e dell’Accademia Stauffer di Cremona, impegnati in una residenza artistica di una settimana in Val di Fassa, sotto la direzione del maestro Jean-Christophe Spinosi. Il 30 settembre, al Rifugio Vajolet, suonerà l’Euyo wind quintet, un gruppo di musicisti classici. Il 2 ottobre, sarà invece la volta del Quartetto Thumòs al Rifugio Contrin. Il festival si concluderà il 4 ottobre, nei pressi del Rifugio Fuciade, con il concerto dell'Euyo&Stauffer European orchestra, che eseguirà la Sinfonia Pastorale di Beethoven, un’ode alla bellezza naturale delle montagne.
Programma completo sul sito www.isuonidelledolomiti.it.
L’acqua è sempre più un asset strategico per la crescita economica e la stabilità geopolitica. Ma gli investimenti non sono ancora sufficienti: le risorse destinate oggi al comparto sono ben al di sotto di quanto necessario. Eppure, ogni euro investito in infrastrutture idriche ne genera almeno 2,5. Ogni 100 milioni investiti si attivano oltre 1.600 nuovi posti di lavoro. Un tema sempre più al centro del lavoro di Acea, che a metà luglio, in collaborazione con il World economic forum, ha organizzato un workshop con oltre 30 direttori e alti rappresentanti a livello internazionale del settore per condividere esperienze e creare strategie in vista degli appuntamenti istituzionali internazionali in programma il prossimo anno: dall’annual meeting del World economic forum a Davos alla Conferenza Onu sull’acqua.
Già lo scorso gennaio Fabrizio Palermo, ad di Acea, durante il World economic forum aveva partecipato a un panel con il commissario europeo all’Ambiente Jessika Roswall, sottolineando: «Oggi siamo orgogliosi di lanciare un’alleanza dell’acqua. Meno di un anno fa, quando noi di Acea presentammo questa visione a Davos, ci sembrava ambiziosa. Dopo un anno di intenso lavoro con il World economic forum, la water industry community è diventata realtà riunendo allo stesso tavolo altissime competenze internazionali».
Parole a cui hanno fatto seguito quelle di Marco Pastorello, chief transformation officer del gruppo, in occasione dell’evento di metà luglio: «Investire nel settore idrico genera un impatto socioeconomico immediato e diffuso lungo l’intera filiera: dall’edilizia ai servizi, dall’industria fino all’innovazione tecnologica. Colmare il gap infrastrutturale è una leva strategica per stimolare crescita economica, occupazione e aumentare la competitività dei territori».
In un contesto segnato da scarsità crescente e accesso frammentato all’acqua, le tensioni tra Stati per il controllo dell’oro blu sono in aumento. Tuttavia, se gestita con criteri di equità e trasparenza, la risorsa idrica può trasformarsi in una leva diplomatica, favorendo il dialogo e promuovendo stabilità nel lungo periodo.
Per sbloccare il potenziale economico e sociale dell’acqua, il settore ha bisogno di dati condivisi, strumenti finanziari dedicati, governance rafforzata e nuovi modelli di business. La disponibilità di dati affidabili e standardizzati è cruciale: le istituzioni pubbliche e le banche di sviluppo richiedono infatti sistemi di reportistica omogenei per allocare le risorse e guidare le riforme. Parallelamente, è necessario sviluppare strumenti finanziari mirati e mappature degli investimenti per mobilitare capitali pubblici e privati. Progetti come reti intelligenti anti perdite, sistemi di riuso su larga scala e impianti di desalinizzazione offrono ritorni finanziari in linea con altri settori con rischi contenuti. Serve però anche un quadro di governance più chiaro e centralizzato, supportato da un’autorità regolatoria indipendente.
Infine, il settore idrico si sta sempre più aprendo a nuove contaminazioni industriali. Dalle soluzioni decentralizzate per il settore immobiliare fino ai sistemi di raffreddamento ottimizzati con Ia, l’acqua è una leva di competitività anche per attori non tradizionali. Allo stesso modo, l’adozione di modelli multiutility, che integrano acqua, energia e gas, rappresenta un’opportunità.
Il workshop di Ginevra ha così posto le basi per consolidare un’agenda industriale condivisa. A giugno la Commissione Ue ha adottato l’European water resilience strategy che ha fissato oltre 40 azioni prioritarie per rafforzare la sicurezza e l’efficienza del settore idrico. L’obiettivo ora è arrivare a Davos 2026 con un pacchetto strutturato, che comprenda un dimensionamento chiaro del divario infrastrutturale del settore idrico con soluzioni e investimenti prioritari e un set di abilitatori finanziari e normativi per accelerarne la scalabilità.




