
Dopo aver suonato la sirena del razzismo, il prete pistoiese che ha trasformato la parrocchia in centro di accoglienza ha deciso di suonare la ritirata. E ha minimizzato i presunti colpi d'arma da fuoco contro un rifugiato: «Una goliardata». Tra i dem va di moda.Per giorni interi ci hanno raccontato la storia di un povero extracomunitario preso a pistolettate dalle parti di Pistoia. Il ragazzo, originario del Gambia, sarebbe stato fermato fuori dalla parrocchia di Vicofano, che il parroco ha trasformato in un centro di accoglienza per migranti, e qui sarebbe stato prima insultato da due italiani, i quali gli avrebbero urlato «negro di merda» e poi, estratta la pistola, gli avrebbero sparato uno o due colpi, che fortunatamente non sarebbero andati a segno. Questo quanto hanno riportato i giornali che, va da sé, hanno subito inquadrato la faccenda nell'ennesimo episodio razzista, capitato, guarda caso, proprio pochi giorni dopo «l'agguato» a Daisy Osakue, l'atleta di colore colpita all'occhio da un uovo lanciato non da un gruppo di neonazisti, come si voleva far credere, ma da una banda di cretini della quale faceva parte il figlio di un consigliere Pd. Forse, proprio perché la frittata dell'agguato xenofobo era venuta male, e nonostante le molte manifestazioni di solidarietà si era scoperto che a Moncalieri non c'era stato alcun agguato razzista alla giovane militante del Pd, il caso di Pistoia era stato usato per dimostrare che la deriva xenofoba non era un'invenzione di Matteo Renzi e dei suoi compagni e nemmeno della stampa progressista. Così abbiamo dovuto sorbirci le dichiarazioni del governatore della Toscana, il rossissimo Enrico Rossi, il quale non ha mancato di far sentire la sua voce, esprimendo solidarietà al migrante preso di mira e preoccupazione per il grave gesto di intolleranza. Vi risparmio le altre prese di posizione, che però assicuro essere sulla stessa linea di quelle del presidente della Regione. Insomma, il caso ha destato viva preoccupazione, per dirla con quelli che quotidianamente ci impartiscono prediche sulla materia dell'accoglienza.E invece, per il giovanotto del Gambia non c'era da preoccuparsi e neppure c'era da temere un'ondata razzista, perché l'episodio è per metà inventato. Eh sì, quello che doveva essere un colpo di pistola contro gli stranieri all'improvviso si è rivelato poco più di un colpo di sole e a testimoniarlo è lo stesso don Massimo Biancalani, che nei giorni precedenti sembrava a dir poco allarmato. Il parroco dei profughi, lo stesso che ha trasformato la parrocchia in centro di accoglienza e, se serve per socializzare, la fa diventare pure una pizzeria o una balera, all'improvviso ha raccontato ai parrocchiani che non hanno nulla da temere e, ammesso che a usare la scacciacani sia stato uno di loro, non devono aver paura di alcuna conseguenza. In chiesa, durante la messa, il prete ha rivelato che i proiettili probabilmente erano a salve e che quella inizialmente etichettata come un'aggressione, molto probabilmente era solo una goliardata. Sì, insomma, hanno sparato, ma anche no. Forse scherzavano, perché si sa, in parrocchia per passare il tempo ci si inventa qualche gioco, e se alla fine hanno esploso dei colpi, non volevano far male e neppure offendere. «Voglio rassicurare tutti», ha confidato il sacerdote, «perché quello che è accaduto è il gesto di qualche balordo, ma non è legato ad alcun gruppo estremista». Parola di un ministro di Dio, che per essere in pace con il Creatore non deve creare allarmi.In pratica, dopo aver suonato la sirena del razzismo, il don suona la ritirata, minimizzando i fatti e negando che l'estremismo c'entri qualcosa. Eppure tutta la stampa d'Italia ne aveva scritto. Anzi era stato un modo per compensare il flop di Daisy su cui molti cronisti avevano già edificato un castello di panna montata su razzismo e dintorni. Non c'è l'atleta italiana di colore che viene colpita per il colore della sua pelle, ma c'è il ragazzo di colore che viene preso di mira nonostante non faccia male a nessuno. Dichiarazioni, foto del poveretto che si dice spaventato e parla di un'Italia incattivita, commento di qualcuno a sostegno della tesi che la colpa è di Matteo Salvini, il quale da segretario della Lega e ministro dell'Interno gioca col fuoco.Peccato che dopo Daisy si scopra che anche la storia di Vicofano con il razzismo non abbia nulla a che fare. Si tratta di una goliardata, ha detto il reverendo. Forse c'è di mezzo un altro figlio di un esponente del Pd? O forse si tratta solo di una bufala che qualcuno ha montato senza riuscire a immaginare le conseguenze, anche penali, come per esempio il procurato allarme? La risposta non la so. Ma so che anche ieri una ragazzina di 12 anni è stata molestata da un extracomunitario a Napoli, mentre a Milano una giovane ha rischiato di essere violentata da un romeno. Naturalmente per questi fatti non ci saranno dichiarazioni sui giornali di alcun politico e nessun altro giornale vergherà editoriali come quelli pubblicati sul razzismo. Perché sinistra e giornali hanno deciso che l'unico allarme che merita sia quello sulla xenofobia. È la stampa bellezza. Quella che difende la legge Mancino.
Massimiliano Fedriga (Ansa)
Come in Emilia, pure il Friuli ha pensato alle rinnovabili anziché alla gestione dei fiumi.
Credo che uno degli errori in democrazia sia trasformare in tifoserie da stadio le diverse visioni che stanno a fondamento delle diverse gestioni della cosa pubblica. La propria squadra ha sempre ragione e l’altra sempre torto e, siccome non si è infallibili, i leader non sbagliano mai perché, ove sbagliano, o nessuno li critica oppure le critiche non fanno testo perché «vengono dall’altra parte»: e che volete che dica l’altra parte? Il risultato è che l’elettore - incapace di obiettare alla propria parte - smette di andare a votare. Se ne avvantaggia la sinistra, i cui elettori votano anche se la loro parte propone loro uno spaventapasseri. Tutto sto giro di parole ci serve perché ci tocca dire che il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha sbagliato tutto sulla politica energetica in Regione.
(IStock)
Riparte l’allarme sulle difficoltà di migliorare la propria condizione. Eppure il dato rivela una tendenza positiva: il superamento dell’ossessione della carriera, dei soldi e della superiorità, specie tra le nuove generazioni.
Oltre 3.000 professionisti, club, aziende e istituzioni sportive hanno partecipato all’ottava edizione del Social Football Summit a Torino. Tra talk, workshop e premi internazionali, focus su tecnologia, intelligenza artificiale, infrastrutture e leadership femminile nello sport, con la Start Up Competition vinta da Wovlabs.
2025-11-19
Colpevolizzare tutti i maschi per la violenza sulle donne creerà solo giovani più fragili
Gino Cecchettin (Ansa)
Etichettare gli uomini bianchi come potenziali criminali non fermerà i femminicidi. La condanna generalizzata, ora perfino a scuola, provoca invece angoscia nei ragazzi.
Ci parlano di femminicidi. In realtà ci assordano. Il signor Gino Cecchettin, padre di una figlia brutalmente assassinata, chiede corsi di prevenzione scolastica. Abbiamo una cinquantina di cosiddetti femminicidi l’anno su una popolazione di 60 milioni di abitanti. Ogni anno le donne assassinate sono poco più di cento, a fronte di 400 omicidi di maschi di cui non importa un accidente a nessuno. Abbiamo circa tre morti sul lavoro al giorno, al 98% maschi: anche di questi importa poco a tutti, a cominciare dal sindacalista Maurizio Landini, troppo impegnato in politica estera fantastica per occuparsi di loro. I suicidi sono circa 4.000 l’anno, e di questi 800 circa sono donne e 3.200 uomini. Il numero dei suicidi dei maschi è approssimato per difetto, perché molti maschi non dichiarano nulla e simulano l’incidente.






