2020-05-20
Piccoli tagli e interessi: il Btp piace e serve a salvarsi dalla patrimoniale
Ursula von der Leyen (Ansa)
L'emissione di debito pubblico legata alla ripartenza post Covid ha raccolto 8,7 miliardi in sole 48 ore. Punti di forza: la cedola minima dell'1,4% lordo, l'assenza di commissioni bancarie e il 12,5% di tassazione. Il Btp Italia piace agli italiani. E la frase non deve sembrare un semplice modo di dire. E non è nemmeno (forse solo in piccola parte) una questione di patriottismo. In soli due giorni l'emissione di debito pubblico esplicitamente legata alla ripartenza post Covid ha raccolto 8,7 miliardi e il successo sembra destinato a proseguire, continuando a suscitare l'apprezzamento dei piccoli risparmiatori, attratti dalla cedola minima dell'1,4% lordo (garantito rispetto alla parte variabile collegata all'inflazione), da un premio fedeltà raddoppiato all'8 per mille per chi terrà il titolo fino a scadenza, dall'assenza di commissioni bancarie e da una tassazione agevolata del 12,5%. Insomma, l'emissione è sexy. Magari in altre situazioni un piccolo investitore non ci avrebbe perso la testa, ma adesso vale la pena girarsi per strada e farci un pensierino in più. La pezzatura è piccola, da 1.000 euro in su, e il tasso garantito protegge da uno dei rischi maggiori che molti analisti si attendono: la super inflazione. Non subito e nemmeno nel 2022, ma poi è probabile che con l'obiettivo di abbattere la montagna di debiti pubblici che affliggerà tutti i Paesi occidentali le banche centrali riescano a coordinarsi per portare il tasso dell'inflazione il più vicino possibile alle due cifre. Chi è cresciuto negli anni Settanta ricorderà bene gli andamenti dei titoli di Stato in quel periodo. D'altronde se non si riesce ad abbattere il debito solo con le forbici, si prova modificando il denominatore. Tradotto, è possibile che l'inflazione corra più velocemente dei tassi d'interesse e quindi scendendo il valore del denaro scenderà anche il peso del debito. Ecco, il Btp Italia anti Covid ha incorporata una assicurazione contro questo eventualità. L'altra polizza potrebbe tornare utile già prima della fine dell'anno. Nei palazzi romani - anche La Verità l'ha scritto più volte - l'idea di infilare nella legge Finanziaria 2021 una nuova patrimoniale è presa in considerazione. D'altronde i decreti che si susseguono tendono a spostare i problemi verso l'autunno così come le scadenze fiscali vengono di volta in volta fatte slittare. Prima o poi arriverà il redde rationem, ma il bilancio del 2020 andrà chiuso e i buchi tappati. Le aziende non potranno morire di tasse, ma i privati dovranno attendersi tassazioni extra sulla casa, altre imposte sui beni mobiliari e una tremenda ipotesi di prelievo sui conti sopra i 100.000 euro. Non si tratterebbe di prelievo forzoso come quello del 1991: il celebre 6 per mille firmato da Giuliano Amato. Ma di una conversione forzosa. Una parte della liquidità potrebbe essere trasformata in un Btp perpetuo. Che di fatto è una mezza fregatura. Non avendo scadenza favorisce quasi esclusivamente chi lo emette e non chi lo acquista. È vero che esiste pure il mercato secondario, ma è difficile immaginare che qualcuno si sbracci per averlo. Ecco che il Btp Italia anti Covid diventa una garanzia contro eventuali patrimoniali. Il titolo resterebbe intonso e manterrebbe il privilegio concesso in sede di emissione. E di questi tempi non è poco. Ai primi di aprile, Giovanni Bazoli, presidente emerito di banca Intesa, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera per ricordare a chi governa il miglior modo di approcciare la ricchezza privata: 2.409 miliardi di debito dello Stato ma 4.374 miliardi di ricchezza finanziaria degli italiani, con appena 926 miliardi di passività e 1.840 miliardi di attività delle società non finanziarie. Più semplicemente, l'avvocato bresciano ha ricordato che lo Stato dovrebbe emettere qualcosa come 300 miliardi di titoli destinati solo agli italiani. Incentivandoli a scegliere tale strada volontariamente e prelevando forzosamente dai conti correnti. Il riferimento, alla luce del rischio insito nella prossima legge Finanziaria, adesso sembra prendere forma. Le emissioni anti Covid servono a questo. Il Tesoro dovrebbe avere coraggio e seguire i consigli di chi spinge per le maxi emissioni. Ieri il responsabile del debito pubblico del Mef, Davide Iacovoni, si è detto stupito del successo, aggiungendo che «non vuole concentrare troppo le emissioni» per non ingolfare le scadenze. Ecco che un piano mensile di emissioni garantirebbe una entrata parallela alle classiche aste di titoli di Stato. La maxi emissione chiesta più volte da La Verità sarebbe da spalmare nei prossimi sei mesi. E a quel punto i soldi del Mes e di qualunque altro fondo europeo sarebbero ridicoli oltre che ridondanti. È un progetto complicato da portare avanti perché vede il governo molto freddo. Il Pd preferisce legarsi all'Europa per giustificare la propria esistenza politica e Giuseppe Conte ha bisogno di giustificare la poltrona con l'assenso del Pd. Inoltre ci sono i docenti e i competenti, liberali da tastiera, che sognano il mercato europeo unico dove tutto è teoria. Il loro obiettivo è giustificare una categoria che si basa su consulenze teoriche. Mandare avanti un Paese è un'altra cosa. Mandare avanti l'Italia poi...
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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