2024-05-30
Picasso e la metamorfosi della figura. In mostra al MUDEC di Milano
True
Pablo Picasso. Donna che gioca in spiaggia Femme jouant sur la plage 1928, Olio su tela. Collezione privata© Succession Picasso, by SIAE 2024
A chiusura delle celebrazioni del 50°anniversario della morte di Pablo Picasso, al Museo delle Culture di Milano una grande mostra (sino al 30 giugno 2024) ripercorre la ricchissima produzione del genio spagnolo, dalla gioventù al cubismo, alla luce del suo amore per le fonti artistiche antiche e per l’arte africana. Tra dipinti e sculture, esposte oltre quaranta opere, tra cui il magnifico dipinto Femme Nue e il preziosissimo Quaderno num 7, ricco di 26 disegni e bozzetti di studi preparatori per Les Demoiselles d'Avignon .Se parlando di Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973) il collegamento con i suoi periodi «blu» e «rosa» è quasi immediato, molto meno lo è con il «periodo africano », quella fase artistica poca nota (ma, come vedremo poi, estremamente importante nella parabola stilistica dell’inarrivabile genio spagnolo) nella quale Picasso sentì profondamente l’influenza dell’arte africana- altrimenti detta primitiva -, al punto da diventare ricercato collezionista di opere «tribali », di maschere soprattutto. Fu un periodo temporalmente piuttosto breve (dal 1906 al 1909 circa), che venne dopo la «fase blu» e dopo la «fase rosa», ma che rivestì -insieme alle opere di Paul Cezanne- un ruolo fondamentale nel lungo e articolato percorso che portò alla nascita del cubismo. E dimostrare quanto ci sia di primitivo nell' «onnivora» produzione artistica picassiana e quanto le fonti artistiche primigenie cambiarono per sempre il suo modo di percepire la figura è l’obiettivo della mostra attualmente in corso al MUDEC di Milano, un’esposizione che - in perfetta sintonia e continuità con il museo che la ospita - illustra la genesi del movimento cubista proprio riconoscendo in essa la centralità dell’arte «nigra» e il fascino durevole che questo linguaggio artistico provocò nella sensibilità del Maestro spagnolo. La Mostra e le nuove generazioni di artisti africani Curato da Malén Gual e Ricardo Ostalé, il percorso espositivo, in cui opere di Picasso (dalla Maschera nigra alla Testa indiana variopinta) dialogano con un corpus di fonti antiche e reperti archeologici ed etnografici, si snoda attraverso sei sezioni, in un arco temporale che va dal 1906 - un anno cruciale nell'opera di Picasso, che corrisponde alla scoperta dell'arte di altreculture - al 1970, quando l’artista riesce finalmente a raggiungere, dopo una costante «Metamorfosi delle figure», quella magia della forma cui ha sempre anelato. Una mostra che, come mai nessun’altra, guarda al primitivo per spiegare come l’opera di Picasso abbia affondato le sue radici nel passato, ma che guarda anche al presente, per fornire una chiave di lettura dell’ evoluzione della pittura contemporanea e delle nuove generazioni di artisti africani che si sono trovati a confrontarsi con il genio spagnolo, rielaborandone il linguaggio e la sua visione delle cose. Proprio per questo, l’ultima sala espositiva raccoglie opere di noti artisti contemporanei (dal beninese Romuald Hazoumè al mozambichiano Gonçalo Mabunda passando per il congolese Cheri Samba) che vedono in Picasso il principale interprete dei fondamenti espressivi del continente africano. Un riconoscimento che si si evidenzia nel recupero - in chiave moderna - delle valenze magico religiose delle maschere rituali della tradizione figurativa subsahariana, quelle stesse maschere i cui elementi formali sono presenti, in tempi e modi diversi, in molte opere di Picasso: a partire da Les Demoiselles d’Avignon, la famosa tela datata 1907 che segna la fine del «periodo rosa» e la nascita del Cubismo. E qui il cerchio si chiude… A dimostrazione che, come era solito affermare Picasso «Non c’è passato né futuro nell’arte. Se un'opera d'arte non può vivere sempre nel presente, non ha significato» .
(Totaleu)
«Strumentalizzazione da parte dei giornali». Lo ha dichiarato l'europarlamentare del Carroccio durante un'intervista a margine della sessione plenaria al Parlamento europeo di Strasburgo.