
Lettera dei ministri dell’Energia ai vertici Ue: «Marcia indietro sulla direttiva che zavorra le imprese o stop alle forniture di Lng».Con le norme folli e nemiche delle imprese, il legislatore dell’Unione Europea potrebbe scriverci un’enciclopedia con tanto di appendici. Ma poche direttive hanno causato così tanti mal di pancia al sistema produttivo come quella sulla due diligence, tristemente nota per l’impronunciabile acronimo Csddd. La direttiva è stata approvata da un pezzo e dal 2026 dovrà essere recepita dai singoli Stati, ma finché c’è vita, nelle azienda c’è la speranza che qualche entità di buona volontà gli assesti un colpo mortale. Motivo? Come buona parte della poderosa produzione europea le finalità sulla carta sono nobili, ma la messa a terra irrealizzabile e foriera di complicazioni. La Csddd pretende infatti che le grandi aziende facciano un lavoro di identificazione e prevenzione rispetto agli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente nelle proprie attività e lungo l’intera catena di fornitura. Un lavoro enorme e che richiederebbe una tracciatura della filiera che oggi non esiste.Emanazione naturale degli Accordi di Parigi prima e del Green Deal europeo poi, la direttiva (conosciuta anche come regolamento sulla sostenibilità) vorrebbe limitare fenomeni epocali come lo sfruttamento del lavoro, l’impiego minorile e il surriscaldamento, ma per come è stata disegnata raggiungerà un unico risultato: quello di ingolfare l’industria. Pensiamo solo a un’azienda tessile che avrà il dovere di verificare se i suoi fornitori di tessuti in Bangladesh «sfruttano» bambini o al produttore di elettronica che sarà tenuto ad accertarsi che l’azienda alla quale si rivolge per acquistare il cobalto necessario per le batterie si affidi a subfornitori africani rispettosi degli standard etici. Una barezelletta. È quello che devono aver pensato i ministri dell’Energia di Stati Uniti e Qatar quando hanno scritto una letterina dai toni ultimativi a Bruxelles. Il senso della missiva, rivelato dal Financial Times, è abbastanza chiaro: cara Europa, se non fai marcia indietro sulle nuove norme che inaspriscono gli obblighi su clima e diritti umani, scordati pure di continuare a fare affari con noi. Il riferimento è alle esportazioni di gas naturale liquefatto che dopo lo stop al gas russo sono diventate una vera e propria ancora di salvataggio per il Vecchio continente. «Vi scriviamo», si legge nelle missiva a firma Chris Wright, Segretario del dipartimento dell’Energia Usa, e Sherida Al-Kaabi, ministro di Stato per gli Affari energetici del Qatar, «per esprimere la nostra profonda preoccupazione per la continua mancanza di azioni volte ad affrontare le preoccupazioni, serie e legittime, universalmente riconosciute, sollevate dalla comunità imprenditoriale globale in merito alla Direttiva sulla Due Diligence per la Sostenibilità Aziendale (Csddd). In particolare, le sue conseguenze indesiderate sulla competitività delle esportazioni di Gnl e sulla disponibilità di energia affidabile e accessibile per i consumatori dell’Ue».Due i concetti da tener presenti. Da una parte la sottolineature che a scrivere sono Stati Uniti e Qatar, ma che l’allarme è globale. È l’intero tessuto industriale mondiale che non riesce a comprendere gli arzigogoli dell’Ue su ambiente e diritti umani.Quindi le dirette conseguenze dell’avvertimento. E qui tocca far riferimento al famoso accordo tra Trump e Ue sui dazi. In quell’occasione, l’inquilino della Casa Bianca oltre a fare il bello e il cattivo tempo sulle tariffe da imporre all’Europa, aveva evidenziato a Ursula & compagni che gli Stati dell’Unione si stavano impegnando ad acquistare 750 miliardi di dollari di energia dall’America. Insomma, se quell’accordo commerciale dovesse venir meno, si riaprirebbe anche tutta la partita sui dazi.Di questo la lettera non fa cenno, così come nel testo non si dice che l’Ue riceve circa il 16% del suo gas dagli Stati Uniti e il 4% dal Qatar e che queste percentuali sono in crescita. Bene, cosa succederà se quelle forniture dovessero venir meno con il contestuale addio in toto ai rifornimenti russi? L’Europa non risponde. O meglio, interrogata dal Financial Times fa sapere che già stava lavorando ad alleggerimenti sulla direttiva contestata, ma si sa che i suoi tempi sono lunghi e quasi mai coincidono con quelli della vita reale. Così come non coincidono con la realtà le parole della Von der Leyen che nella recente lettera sulla competitività aveva rassicurato famiglie e imprese sul fatto che con nuovi meccanismi sulle importazioni si sarebbero ridotti i prezzi, e ancora ieri parlava della necessità di produrre «energia pulita made in Europe». Peccato che gran parte delle materie prime e delle relative catene di approvvigionamento parlino cinese da un pezzo.
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Pechino è diventato il partner commerciale più importante per Merz superando gli Stati Uniti. Intanto Volkswagen ferma la produzione di Golf a causa del mancato arrivo dei chip dell’asiatica Nexperia.
(Totaleu)
«Strumentalizzazione da parte dei giornali». Lo ha dichiarato l'europarlamentare del Carroccio durante un'intervista a margine della sessione plenaria al Parlamento europeo di Strasburgo.
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