2018-11-22
Piaggio Aero pende dalla bocca di Profumo. E porta i libri in tribunale
Il governo sta studiando come coinvolgere Leonardo, gruppo controllato dal Tesoro. Ma nel frattempo l'azienda chiede l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria. Nebbia fitta sul futuro di Piaggio Aerospace, l'azienda strategica del settore Difesa controllata da Mubadala, fondo degli Emirati Arabi Uniti. A rischio ci sono 1200 posti di lavoro e soprattutto il futuro della nostra industria nei velivoli da pilotaggio remoto, i droni P.1hh e P.2hh. Tanto che il 22 novembre l'azienda ha portato i libri in tribunale e chiesto l'amministrazione straordinaria. Dopo la gestione dell'ex ministro Roberta Pinotti e dell'ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica, Enzo Vecciarelli, ora capo di Stato maggiore della Difesa, il dossier Piaggio è nelle mani del Mise di Luigi Di Maio e di un suo fedelissimo, Carmine America. La scorsa settimana la visita ad Abu Dhabi del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non è servita a sanare i nodi irrisolti. L'azienda attende una mossa da parte del governo e soprattutto da Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, prima di iniettare nuova liquidità in un'azienda che da mesi rischia di chiudere i battenti. Durante l'incontro con i sindacati di martedì, Giorgio Sorial, vice capo di gabinetto del Mise, ha assicurato che l'esecutivo «sta sviluppando un lavoro dettagliato viste le implicazioni internazionali della vicenda» (gli emirati sono impegnati anche sulla crisi di Alitalia con Etihad) e che ha impegnato per Piaggio i «massimi livelli istituzionali». L'obiettivo del governo gialloblù è quello di salvare un asset importante per il Paese e concedere una stabilità finanziaria che ormai latita da almeno tre anni. Ai primi giorni di dicembre ci dovrebbe essere un nuovo aggiornamento tra le parti. Ma le preoccupazioni restano tra i lavoratori che aspettano soprattutto una reazione da parte di Leonardo, secondo indiscrezioni l'unica che potrebbe entrare nell'azionariato per salvare l'azienda. In che modo però? Questa è la domanda a cui nessuno al momento sa dare una risposta. C'è chi sostiene di una partecipazione variabile dal 50% a scendere, ma è difficile che piazza Montegrappa possa impegnarsi in un'operazione che gli analisti hanno già bocciato la scorsa settimana: Leonardo non può sobbarcarsi un impegno economico di questo tipo. E allora si torna al punto di partenza, anche perché il decreto Pinotti - presentato dallo stesso Vecciarelli la scorsa estate - che prevedeva 766 milioni di euro di finanziamento è bloccato. A fermarlo sarebbe stato Di Maio in persona. Eppure sarebbe stata forse l'unica soluzione per ridare liquidità a un'azienda a un passo dal fallimento. Nel frattempo però tra i sindacati si vocifera di altre offerte sul tavolo che a quanto pare non sono ancora state affrontate.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
Ecco #DimmiLaVerità del 18 settembre 2025. Il nostro Carlo Cambi ci rivela tutti i dettagli delle imminenti Regionali nelle Marche.