2024-05-16
Dall’ictus ai trombi. Anche i danneggiati dal vaccino di Pfizer chiedono indennizzi
C’è chi fu costretto al booster nonostante i gravi effetti avversi dopo la prima dose. Ma l’azienda non ammette le responsabilità.Dopo la prima dose di Pfizer, a 79 anni gli venne un ictus eppure lo vaccinarono una seconda e una terza volta. Per fortuna che i nostri vecchi erano le categorie fragili, che dovevano essere protette dai danni del Covid. Il signor Bruno, nome di fantasia di un oggi ottantaduenne di Cisterna, provincia di Latina, invece non è stato preservato da eventi avversi gravi conseguenti all’inoculo e oggi sopravvive con una emiparesi destra, disfunzione agli arti, tremori e difficoltà a parlare. «Il mio assistito ricevette la prima dose del vaccino Pfizer il 31 marzo del 2021», spiega l’avvocato Renato Mattarelli, che ha presentato domanda di indennizzo all’Asl e richiesta di risarcimento danni a ministero della Salute, Agenzia italiana del farmaco e Pfizer perché la salute del pensionato è irrimediabilmente compromessa. «Sei giorni dopo l’inoculo fu colpito da un ictus ischemico con emiparesi di tutto il lato destro del corpo e fu ricoverato in emergenza», prosegue il legale. Il nesso causale fra vaccinazione e ictus era evidente, poiché l’attacco ischemico è cronologicamente dimostrato così come è oramai noto che la reazione trombotica dell’ictus è evento avverso censito dopo la campagna vaccinale. Spesso gli ictus da vaccini sono conseguenza di formazione di immunocomplessi che attivano la micro coagulazione in tempi e luoghi sbagliati. Con un deficit neurologico grave, il signor Bruno viene successivamente trasferito in un altro ospedale di Latina per intraprendere il lento percorso della riabilitazione. E nella nuova struttura avviene l’impensabile: il 27 aprile gli somministrano la seconda dose Pfizer, malgrado le condizioni precarie in cui si trovava. Poteva amplificarsi a dismisura la prima risposta immunologica e rischiare davvero di andare all’altro mondo. Credete che la «persecuzione» nei confronti del povero pensionato e in nome del dio vaccino fosse finita lì? Niente affatto, nel gennaio del 2022, varcata la soglia degli 80 anni, il signore di Cisterna viene convinto a fare anche la terza dose in quanto «soggetto a rischio». Poteva invecchiare serenamente, invece è mezzo paralizzato e con afasia, disturbo del linguaggio. In queste condizioni, aggravate da una sindrome depressiva-reattiva che non riesce a superare, ha pensato di chiedere l’indennizzo e il risarcimento danni. Due pratiche distinte, già avviate dall’avvocato Mattarelli che sta seguendo diversi casi di danneggiati post vaccino. Tra i tanti, la condizione di sofferenza in cui si trova Graziella (altro nome di fantasia), dopo aver fatto due dosi di Pfizer e il booster con il vaccino di Moderna. Aveva 24 anni, quando l’8 luglio 2021 le somministrarono Comirnaty. Nella scheda anamnestica aveva indicato di soffrire di soffio al cuore e di essere positiva agli anticorpi anti Sars-CoV2, come emergeva da un test sierologico, eppure la vaccinarono ugualmente esponendola a un aumentato rischio di eventi avversi da vaccino. Dopo 21 giorni, il 29 luglio, le iniettarono la seconda dose malgrado continuasse ad accusare malessere generale, affaticamento, tachicardia e affanno. Qualche mese dopo alla giovane veniva diagnosticato lo «scollamento pericardico a carico della parete laterale del ventricolo sinistro e di dubbia falda di versamento pleurico sinistro». Eppure le iniettano il booster, il 18 gennaio del 2022, malgrado il problema perdurante al cuore e nonostante Graziella avesse dichiarato di essere stata a contatto con persone contagiate dal Covid-19 e di accusare, al momento dell’inoculo vaccinale «mal di gola, perdita di gusto e di olfatto». Se era positiva, non dovevano vaccinarla. Oggi la giovane ha 27 anni e ancora non riesce a salire le scale, a fare camminate, ogni sport le è interdetto.Pesantissima è la situazione di Mara, vaccinata a 32 anni con una prima dose di Pfizer. Era il 29 giugno del 2021 e subito dopo la somministrazione ebbe una reazione trombotica importante a livello del fegato. La signora dichiarò che assumeva la pillola anticoncezionale, le dissero che era ininfluente eppure ebbe una grave reazione avversa. «Ancora oggi le sconsigliano di programmare future gravidanze», precisa l’avvocato, che aveva scritto anche a Pfizer Italia, con sede legale a Latina, segnalando le problematiche della signora. Il 28 febbraio del 2023, arrivò la stupefacente risposta di Mara De Leonardis, legale rappresentante e membro del consiglio di amministrazione della società. «Le informazioni sul prodotto contenevano informazioni per i medici prescrittori e i pazienti relative all’uso appropriato del vaccino, sulla base delle conoscenze scientifiche e mediche disponibili in quel momento, e indicavano la possibilità di effetti collaterali aggiuntivi a quelli elencati», afferma la De Leonardis, per poi escludere ogni possibile richiesta. «Pfizer comprende la situazione del suo cliente. Tuttavia, non riteniamo che Pfizer sia responsabile di eventuali sintomi manifestati dal suo cliente o che esistano le basi per un’offerta di indennità da parte di Pfizer».