2019-03-02
L'Italia apre l'ambasciata in Burkina Faso per dare fastidio ai francesi
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L’Italia pianta la sua bandiera in Burkina Faso, definito qualche giorno fa dal ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas in visita nella capitale Ouagadougou, «un Paese chiave per la stabilità dell’Africa occidentale». Il consiglio dei ministri ha infatti deliberato oggi (venerdì 1° marzo), la nomina di Andrea Romussi a nuovo, e primo, ambasciatore d’Italia a Ouagadougou. Spetterà infatti a lui aprire l’ambasciata d’Italia in Burkina Faso.Il Burkina Faso è uno di quei Paesi che furono coinvolti nella lite diplomatica tra Italia e Francia, nata dal caso sul franco Cfa, evocato dal pentastellato Alessandro Di Battista e dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.Il decreto che istituiva l’ambasciata, firmato l’8 gennaio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dall’allora premier Paolo Gentiloni e dai ministri Pier Carlo Padoan (Tesoro) e Angelino Alfano (Esteri) e registrato alla Corte dei conti il 29 gennaio, è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale poco meno di un anno fa, il 19 aprile scorso. L’Italia ha deciso quindi di avere di più un consolato onorario (che è alle dipendenze dell’ambasciata in Costa d’Avorio) in Burkina Faso proprio nella fase in cui al Paese africano spetta la presidenza di turno del G5 Sahel, l’organizzazione di Stati coinvolti nella lotta al terrorismo islamico che coinvolge anche Ciad, Mali, Mauritania e Niger. Dietro ai cinque ci sono l’Unione europea, per quanto riguarda la maggior parte degli stanziamenti economici, e Francia, per quanto riguarda le attività militari, attraverso l’operazione militare Barkhane di stanza nella capitale del Ciad, N’Djamena, da cui a inizio febbraio sono partiti i raid dei caccia francesi che hanno favorito l’avanzata del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica che si gioca il futuro della Libia contro il premier tripolino Fayez Al Serraj, nel Fezzan. Le forze di Haftar continuano ad avanzare nel Sud della Libia, dopo essersi assicurate il controllo dei maggiori giacimenti petroliferi tra cui quello di El Feel gestito dall’italiana Eni assieme alla compagnia petrolifera libica Noc. E il rinnovato asse tra Parigi e Bengasi rischia di complicare la partita italiana per la Libia. Con l’apertura dell’ambasciata a Ouagadougou l’Italia, spiega una fonte della Farnesina alla Verità, cerca un’interlocuzione diretta con il governo burkinabè. Su diversi fronti, a partire dal contrasto all’immigrazione che, dopo il collasso della Libia, ha nella fascia del Sahel la prima sfida. E dopo la polemica sul franco Cfa, l’Italia vuole sfruttare due elementi: la presidenza del Burkina Faso del «francese» G5 Sahel e le insicurezze della regione (basti pensare che circa 2.000 scuole in Burkina Faso, Mali e Niger sono state chiuse per minacce agli insegnanti, pericolo di attacchi e utilizzo delle strutture a scopi militari, secondo un recente comunicato dell’Unicef). Obiettivo, come spiega la fonte diplomatica: piantare il tricolore italiano in Burkina Faso e provare a sfruttare le difficoltà della Francia, oggi sempre «distratta» dalle proteste in Algeria. Africa e questioni militari sono nel curriculum del primo ambasciatore italiano a Ouagadougou, Andrea Romussi, di cui chi lo conosce per esperienza sul campo loda, parlando con La Verità, la preparazione sugli aspetti strategici. Ha iniziato la sua carriera in Farnesina alla Direzione generale per i Paesi dell’Africa subsahariana, sezione Africa occidentale (proprio quella che tocca il Burkina Faso). Poi Zambia, la missione d’Italia presso la Conferenza del disarmo di Ginevra, ritorno a Roma all’ufficio Nato della Farnesina, quattro anni di Afghanistan tra i caldi 2010 e 2014, un breve passaggio a Beirut per organizzare la Conferenza di Roma sul rafforzamento delle forze armate libanesi, infine la missione d’Italia alle Nazioni Unite di New York, dove si occupato di nucleare, dalla Corea del Nord all’Iran.Certo, spiega la fonte diplomatica alla Verità, la Farnesina sa di non poter puntare, almeno nel breve termine, a strappare il Burkina Faso dall’influenza francese. Ma il ministero degli Esteri italiano, guidato dal ministro Enzo Moavero Milanesi e della dama di ferro Elisabetta Belloni, segretario generale che vigila su tutte le nomine, ha deciso di accelerare a piazzare la bandierina italiana nel Paese africano anche per sfruttare in chiave libica le difficoltà francesi. Il Burkina Faso, dove a differenza del Mali non c’è alcuna missione di sostegno delle Nazioni Unite, si sente un po’ lasciato solo dalla Francia di fronte alla recente escalation di minacce jihadiste. E dal Burkina Faso partono le carovane di migranti che attraversano il Niger, recentemente visitato dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta, per arrivare in Libia e tentare l’avventura del mare verso le coste europee, italiane in particolare. Fermare i flussi è il primo imperativo per l’Italia se vuole ridare stabilità al governo tripolino di Al Serraj (sempre che, invece, non voglia riavvicinare Haftar, finito da qualche settimana nell’orbita francese). E un canale diretto tra Roma e Ouagadougou attraverso un’ambasciata italiana nella capitale burkinabè è il primo passo.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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