2023-09-04
Periferie, la mappa della paura
Un murales vandalizzato a Quarto Oggiaro, Milano (Imagoeconomica)
Edifici malsani. Bande di immigrati che gestiscono il racket delle case occupate. Spacciatori che cacciano a pugni le forze dell’ordine quando provano a intervenire. Per frenare il degrado dei «quartieri pattumiera», il Pnrr aveva stanziato 16 miliardi. Che però ora sono a rischio.Il presidente dell’Aler di Milano, Angelo Sala: «In alcune aree gli stranieri sono ormai la maggioranza. Così l’integrazione è impossibile».Lo speciale contiene due articoli.Sono delle vere e proprie città dentro le città, con dinamiche e regole precise. Nelle periferie, che alcuni definiscono le «pattumiere sociali», le problematiche del degrado si mescolano con le tensioni etniche. Dall’ultima elaborazione Istat al 2017, emerge che il 61,5% dei residenti nei capoluoghi metropolitani vive una condizione periferica, e un ulteriore 14,9% è collocato in una situazione intermedia. Si tratta di circa 7 milioni sui 9 milioni di abitanti dei 14 maggiori capoluoghi metropolitani.Lo stupro di Caivano ha riproposto il tema del controllo di queste aree. Molti progetti ruotano attorno al Pnrr e l’annuncio del ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, di una rimodulazione del piano, da cui escono i fondi per le periferie, il dissesto idrogeologico e la transizione green, ha messo in allarme. Un pacchetto da 16 miliardi, di cui 3 per riqualificare le periferie. Agli amministratori locali, Fitto ha assicurato che il governo troverà i 16 miliardi, attingendo in parte ai fondi di coesione europei. Questi hanno il vantaggio che la rendicontazione deve essere inviata alla Commissione europea entro il 2029, cioè tre anni più tardi rispetto al Pnrr. Poi ci sono i soldi del Fondo complementare Pnrr, 30,5 miliardi stanziati dal governo Draghi, e il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc), la cassaforte europea delle Regioni. Quale è la situazione nelle periferie delle principali città? Milano Nel 2017 un gruppo di studenti del Politecnico sviluppò una mappa delle zone «da evitare»; un documento finito sul tavolo della commissione periferie di Palazzo Marino, ma da allora la situazione è peggiorata. Nelle aree da evitare ci sono Quarto Oggiaro, Barona, Corvetto, San Siro, Giambellino-Lorenteggio. A Quarto Oggiaro, recentemente un giovane è stato accoltellato per una sigaretta. A Villapizzone, circa tre settimane fa si è scatenata una guerriglia notturna a colpi di molotov contro gli abusivi di alcune case popolari. Sempre a Quarto Oggiaro, la polizia ora teme che si scateni una guerra tra bande rivali per il controllo dell’area dopo che è stato smantellato il clan dei calabresi, padroni della periferia da 15 anni. In via Bolla, quartiere gallaratese, le bande di migranti si contendono il racket delle occupazioni delle case popolari. La tensione spesso sfocia in maxi risse.Milano sta sfruttando il traino dei fondi europei per riqualificare le periferie. Deve pianificare investimenti per 1,1 miliardi: 890 milioni dal Pnrr; 82 dai fondi del React Ue, che dovranno essere investiti nel giro di un solo anno; altri 150 sono parte dei fondi strutturali 2023-2029. Alla riqualificazione del quartiere Rubattino dovrebbero andare circa 70 milioni. La rigenerazione della Goccia della Bovisa è nelle mani di Renzo Piano per la realizzazione entro il 2026, di una sorta di smart city. Corvetto, per un terzo composto da palazzi di edilizia sociale, è sospeso tra degrado e tentativi di riqualificazione. In autunno un edificio in piazzale Ferrara sarà pronto a ospitare uno studentato per oltre 200 ragazzi del Politecnico.. TorinoA Barriera di Milano e Aurora, risse e accoltellamenti sono all’ordine del giorno. La chiusura delle industrie tessili e della sede della Fiat Grandi Motori, ha impoverito la zona. Ora è dominio della malavita nordafricana. La scorsa settimana alcuni agenti che volevano arrestare uno spacciatore senegalese sono stati circondati da una cinquantina di stranieri che li hanno aggrediti con calci e pugni. La zona della Clessidra di corso Giulio Cesare, fino a piazza Foroni, è controllata dalla mafia nigeriana. Vallette è altra periferia degradata. E’ partito il primo cantiere a piazza Montale con demolizioni e ricostruzioni per quasi 6 milioni di euro su 15 che andranno solo a questo quartiere.Padova Il quartiere Arcella è ostaggio di bande di giovanissimi armati di coltelli e katana. Genova Nel quartiere di Sampierdarena le risse tra migranti sono all’ordine del giorno. Begato è tra i quartieri più pericolosi e d’Italia. In agglomerati di edifici alveari vivono circa 2.500 persone di cui oltre i tre quarti ai servizi sociali. Nel 2021 è iniziata la demolizione della Diga Rossa e della Diga Bianca, i due palazzi simbolo del degrado. I tempi della ricostruzione si stanno allungando: prima era il 2022, ora fine 2023, ma qualcuno stima non prima del 2026.BolognaSan Vitale, Navile e Savena, sono note piazze di spaccio e prostituzione.RomaLe periferie ad alto tasso di criminalità sono San Basilio, Tor Sapienza, Tor Bella Monaca, Collatino e Corviale. A Tor Bella Monaca risiedono 40.000 persone, ci sono 14 clan mafiosi e una forte presenza di migranti africani. È la piazza di spaccio più grande d’Italia. Per la riqualificazione di Corviale, Tor Bella Monaca e Santa Maria della Pietà, ballano 180 milioni del Pnrr. Per Tor Bella Monaca sono previsti progetti per 121 milioni. I lavori dovrebbero partire entro il 2023.NapoliCaivano è una delle zone più degradate del Sud Italia. A Ponticelli, circa un mese fa, c’è stata l’ennesima scorribanda armata notturna con spari in aria. È un copione che si ripete con frequenza, dicono le forze dell’ordine, quando la mala vuole lanciare messaggi a bande rivali. Scampia è considerato uno dei quartieri più pericolosi al mondo. Le Vele che inizialmente comprendevano sette palazzi, alti 14 piani, sono in corso di smantellamento. Attualmente solo la Vela più piccola è stata abbattuta. Della rinascita di questa periferia si parla da decenni. Il Comune ha assicurato che il progetto di Restart Scampia si farà e che a settembre e ottobre partiranno i cantieri. Nel rione Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio, altra periferia degradata, i lavori di riqualificazione dovrebbero cominciare a fine anno. Catania Le classifiche delle città più pericolose d’Europa la pongono al quinto posto. Librino, Picanello, San Cristoforo, Villaggio Sant’Agata, Zia Lisa e San Giorgio, formano il reticolo delle periferie ad alto tasso di criminalità con traffico di armi e droga. PalermoZen, Ballarò, Vucciria e Sperone sono tristemente note alla cronaca nera. La dispersione scolastica è tra le più alte in Italia (2 ragazzi su 3 abbandonano la scuola per entrare nella micro criminalità). I soldi per i progetti di riqualificazione piovono ma si traducono in pochi cantieri. Il sindaco Roberto Lagalla ha rivelato che per i quartieri Zen, Borgo Nuovo e Sperone, ci sono fondi da quasi 60 milioni di euro che risalgono al 2016 e che non sono mai stati utilizzati.Cagliari La rivista di architettura Domus pone Sant’Elia tra gli undici luoghi simbolo della periferia italiana dove si vive «ai margini». È uno dei più importanti snodi nella geografia del narcotraffico.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/periferie-la-mappa-della-paura-2664837879.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-modo-di-assegnare-gli-alloggi-popolari-aumenta-i-problemi" data-post-id="2664837879" data-published-at="1693758309" data-use-pagination="False"> «Il modo di assegnare gli alloggi popolari aumenta i problemi» «L’esperienza delle banlieue in Francia ci ha lasciato un forte spunto di riflessione: senza integrazione i grandi agglomerati urbani rischiano il tracollo. Sono convinto che l’integrazione possa realizzarsi solo con una attenzione particolare sulla collocazione dei nuclei all’interno dei contesti, verificando che il numero di famiglie di provenienze diverse da inserire sia equilibrata rispetto al numero complessivo. Non solo, anche le tempistiche di insediamento devono permettere il giusto tempo per favorire la conoscenza reciproca. Troppo spesso nelle periferie sono stati concentrati nuclei di diversa provenienza senza lasciare loro il tempo di integrarsi. In alcune zone, gli stranieri sono spesso diventati una maggioranza rispetto agli italiani, rendendo complessa la gestione della quotidianità per gli abitanti italiani che a loro volta scelgono di allontanarsi dai quartieri, favorendo così isolamento ed emarginazione». Angelo Sala è presidente dell’Aler di Milano, la più grande azienda di gestione di edilizia popolare in Italia, e si confronta ogni giorno con la difficile realtà delle periferie. Il rapporto tra inquilini italiani e stranieri si è invertito negli ultimi anni. «Fino al 2020 le assegnazioni erano seguite dai Comuni che conoscevano la provenienza delle singole famiglie richiedenti gli alloggi. Purtroppo, nella fase di attribuzione degli alloggi hanno badato poco a distribuire in modo bilanciato le famiglie di Paesi diversi all’interno dei quartieri, incorrendo in problematiche di integrazione nei contesti abitativi». E la conseguenza quale è stata? «Nelle case popolari delle periferie si sono create sacche di culture differenti con difficoltà di integrazione. Chi ha seguito le assegnazioni delle case popolari negli ultimi vent’anni non ha guardato all’obiettivo dell’integrazione, che significa inserire gradualmente in un contesto consolidato un numero ponderato di soggetti con esigenze e realtà differenti. Non si può definire integrazione se in un quartiere di 5.000 alloggi vengono collocate altrettante famiglie straniere della stessa provenienza (Magreb), come è accaduto a San Siro, con le conseguenze che conosciamo. Una comunità straniera così forte si è isolata e chiusa rispetto ai residenti italiani, causando non pochi problemi di convivenza». Ci sono progetti per risolvere questo problema? «L’Aler oltre alla riqualificazione del patrimonio edilizio, ha in campo progetti di innovazione sociale e socializzazione con la creazione di figure professionali, in collaborazione con la Regione Lombardia, quali i community manager. Sono giovani laureati in scienze sociali e psicologia che, tra le varie attività, sono impegnati nel ruolo di attenuatori di tensioni sociali, intercettando le difficoltà di interazione e inserimento delle comunità nei quartieri e nei caseggiati». Dove sono operativi? «Nei quartieri più problematici, San Siro, Corvetto, Lorenteggio, Molise-Calvairate e Gratosoglio. Sul territorio ci sono una quarantina di persone, dislocati nelle unità operative gestionali dell’Aler. Ogni unità operativa gestisce circa 12.000 alloggi e ogni ragazzo ha circa un migliaio di alloggi da monitorare». Ci sono stati risultati? «Assolutamente sì. Il community manager è presente con una sorta di sportello nei cortili delle case popolari per raccogliere i problemi e i bisogni delle comunità coinvolgendo poi i servizi sociali». Di quanti fondi del Pnrr disponete? «Circa 40 milioni. Attualmente stiamo effettuando interventi sul Superbonus per 300 milioni. A fine giugno abbiamo completato il 60% dei lavori, rispettando le scadenze. Entro fine anno contiamo di completare tutti i cantieri aperti. Negli ultimi 5 anni tra servizi e appalti abbiamo messo in campo, tra fondi regionali, comunali e propri, interventi per circa 1.600.000 euro per la riqualificazione e manutenzione straordinaria degli alloggi. Abbiamo risistemato circa 9.000 alloggi».
Romano Prodi e Mario Draghi (Ansa)