2020-01-19
I big dell'auto puntano sull'elettrico per far volare i taxi sopra le città
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La notizia che Toyota Motor Corporation abbia deciso di fare un investimento da 394 milioni di dollari nella Joby Aviation, una delle 150 aziende al mondo che hanno l'obiettivo di realizzare taxi volanti elettrici per il trasporto di persone, ha fatto il giro del mondo in poche ore. Ma Joby Aviation di giapponese non ha alcunché: la sede è a Santa Cruz, California, e la società è una la start up che si dedica alla progettazione di mezzi a decollo verticale.«Il trasporto aereo è stato un obiettivo a lungo termine per Toyota, e mentre continuiamo il nostro lavoro nel settore automobilistico, questo accordo pone gli occhi al cielo», ha dichiarato Akio Toyoda, presidente e Ceo di Toyota, «mentre affrontiamo la sfida del trasporto aereo insieme a Joby sfruttiamo il potenziale per rivoluzionare il trasporto e la vita del futuro» ha concluso. Toyota non è l'unico colosso automotive che sta investendo nei taxi volanti: Aston Martin, Boeing, Airbus, Uber, Amazon e anche aziende più piccole e insospettabili stanno investendo grandi somme. Il motivo è che conviene per diverse ragioni, almeno per dieci. Prima però bisogna chiamare questi mezzi di trasporto con il loro nome: commercialmente sono Pav (Personal aerial vehicle), mentre per chi si occupa di aviazione in senso politico prendono la sigla Uam (Unmanned air machine) e infine le autorità aeronautiche che dovranno certificarli, e per questo stanno già scrivendo le norme, le hanno catalogate nella famiglia di aeromobili e-Vtol (electric-Take Off and Landing), ovvero velivoli elettrici a decollo e atterraggio verticale.L'opportunità commerciale. Per ogni tipo d'industria tecnologica, dall'elettronica alla metalmeccanica, fino all'informatica e all'energetica, questo nuovo settore rappresenta la ripartenza. Perché una persona possa salire a bordo ed essere trasportata in volo in sicurezza è necessario garantire che ogni elemento della macchina volante funzioni almeno come le parti che compongono un aeroplano moderno, ovvero che si verifichi meno di una avaria ogni milione di ore di funzionamento. Chi arriverà a questo risultato sarà il primo ad imporre la sua tecnologia. Ecco perché tutti i colossi dell'automotive vogliono esserci. È accaduta la stesa cosa trent'anni fa nella telefonia intelligente e vent'anni fa nel settore dei lanci spaziali con l'arrivo di attori privati. Anche chi ha un grande background aerospaziale ha aperto nuove società per gli e-Vtol che dal punto di vista decisionale sono indipendenti dalla casa madre. Questo perché avere esperienza nella costruzione di aeromobili aiuta nella fase avanzata della realizzazione per saper sviluppare l'affidabilità necessaria alla produzione del mezzo, ma non aiuta nell'approccio iniziale, che è totalmente diverso da quello utilizzato per aeroplani ed elicotteri e più simile a quello dei droni. Da qui la decisione di non passare da una conversione della propulsione da idrocarburo a elettrico, ma di passare direttamente al secondo cercando, con infiniti miglioramenti, di raggiungere il risultato di aumentarne l'autonomia fino a renderli utilizzabili nelle sempre più numerose megalopoli del mondo, volando senza emettere Co2 né inquinanti.La ragione politica. Le autorità aeronautiche più grandi del mondo, ovvero la Faa americana, l'Easa europea, la Caa inglese e la Caac cinese hanno accettato la sfida e stanno proprio oggi decidendo, insieme con le aziende produttrici, quali dovranno essere i requisiti minimi per poter certificare i nuovi Pav. E stando ai conti si parla di mezzo milione di veicoli entro il 2040, con i primi concessionari pronti tra un decennio. Ovvio quindi che fino a quando sarà possibile negoziare le regole del nascente settore tutti vorranno portare l'acqua al loro mulino. Dal punto di vista tecnologico si riparte da zero ma con la possibilità di utilizzare da subito le tecnologie che in aviazione sono state accettate soltanto dopo molto tempo. Si pensi per esempio alle batterie strutturali, cioè a una vera fusione tra la struttura del mezzo e gli elementi che forniscono potenza elettrica, ma anche alla compatibilità dell'elettrificazione con le condizioni ambientali critiche derivanti dal dover volare in quota e nelle stagioni fredde, nella nebbia come sotto la pioggia. Bisogna quindi ripercorrere a velocità decuplicata il percorso e l'esperienza che l'aviazione tradizionale ha fatto in 117 anni di storia. E poi esportare la tecnologia proteggendola dai concorrenti.Sfruttare l'onda ecologista. I governi stanno concedendo finanziamenti per le riconversioni energetiche, inoltre con a disposizione fonti preziose di conoscenza derivanti dalle nuove discipline come i big data o gli algoritmi si ricevono soldi per creare sia nuovi metodi per il controllo della manutenzione delle macchine volanti, sia per la realizzazione di sistemi innovativi di controllo degli spazi aerei, oggi non ancora pronti per accogliere un numero crescente di droni e neppure di queste automobili volanti. Un mezzo volante elettrico è innocuo a livello ambientale e più silenzioso di uno tradizionale a turbina, e ciò significa poterli usare più vicino alle abitazioni.La ragione accademica. Ovvero poter cambiare approccio alla progettazione, uscire dagli schemi e passare dall'aviazione tradizionale a quella dei Pav significa abbandonare i concetti di forma e progettazione mantenuti fino a oggi, evitando per esempio l'errore iniziale fatto dalle case automobilistiche, che sostanzialmente usano configurazioni classiche per le vetture elettriche e soltanto da poco stanno creando apposite piattaforme. E soltanto chi saprà usare la nuova tecnologia mantenendo i livelli di sicurezza potrà usarla e venderla.La rivoluzione finanziaria. Alcune forme di trasporto oggi consentono soltanto basse marginalità di guadagno. Il trasporto su gomma, per esempio, risente dei crescenti problemi di costo del carburante, della viabilità, dei problemi di traffico e di inquinamento, mentre l'aviazione commerciale ormai ha margini minimi sui biglietti venduti. Su queste premesse si svilupperà il mercato dei nuovi mezzi volanti che non occupano più spazi stradali. Un paradigma che stravolge il valore delle azioni societarie, delle linee di credito e dei parametri sui quali vengono valutate le aziende. Il tutto con una differente percezione da parte degli utenti, che potranno anche investire sa loro volta in queste realtà.Il mercato del lavoro. Ci saranno grandi ricadute anche sul nostro modo di lavorare, cominciando dalla creazione di nuovi specialisti in software, strutture, propulsione, controllo, gestione e manutenzione. Svilupperemo lentamente la consapevolezza che la nuova tecnologia non potrà che farci vivere meglio come sta avvenendo con le automobili che ci avvertono della distanza con altri veicoli o parcheggiano da sole. La lentezza è d'obbligo perché inizialmente, tra costi e assestamento del mercato, i Pav sostituiranno non più del 2% del parco circolante, un po' come oggi contiamo le automobili a idrogeno. Inevitabilmente alcune aziende falliranno poiché altri mezzi di trasporto saranno considerati più convenienti.La questione infrastrutturale. Che siano sui tetti di case e di centri commerciali, in aree attualmente destinate ad altro uso, nel medio periodo saranno realizzate piazzole di interscambio tra Pav e mezzi terrestri, e lo stesso avverrà da navi e da aeroporti convenzionali. Sorvolare le strade permetterà di risparmiare tempo ma per i Pav, come per la guida autonoma dei veicoli, sarà necessario creare infrastrutture interattive. Si pensi ai capolinea delle linee metropolitane, che dovranno ospitare piazzole per l'approdo di taxi volanti, e progettare questi nodi urbanistici sarà una specializzazione che creerà nuove figure professionali, ma che trasformerà anche parte dell'urbanistica. Chi per primo deve vendere i Pav, deve anche proporre le infrastrutture necessarie.Le operazioni di soccorso. I Pav potranno eseguire trasporto rapido e automatizzato di beni deperibili ma anche di plasma e organi per i trapianti da un punto all'altro del territorio, a qualsiasi orario e in qualsiasi condizione meteorologica, senza più rischiare l'incolumità degli equipaggi. E potranno anche portare un medico sul luogo di un incidente senza dover affrontare il traffico terrestre.Più sicurezza. Volando in modo autonomo e senza pilota a bordo gli e-Vtol dovranno essere strettamente monitorati dai centri di controllo dello spazio aereo, prestandosi poco a utilizzi fuorilegge. Ma altrettanto utili saranno per esempio nell'analizzare l'estensione degli incendi senza rischiare la vita umana, oppure mappare grandi coltivazioni analizzando le culture e intervenendo in modo capillare sullo stato di salute di flora e fauna, lavoro oggi fatto su piccola scala dai droni.Rivoluzione dei viaggi. I Pav inizialmente competeranno per prezzo e confort con i servizi definiti «premium», come il trasporto elicotteristico sulle città (New York, Londra, Tokyo) e quindi lentamente sostituiranno i taxi convenzionali per poi infine divenire mezzi privati. A quel punto, come per auto e moto, l'economicità o il lusso creeranno un mercato simile a quello dell'automotive, chi acquisterà un'utilitaria e chi una sportiva. Ma entrambe voleranno.
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