2018-12-14
Per irridere i manifesti di Provita gli attivisti gay cancellano i bimbi
Gli «intrattenitori» arcobaleno Ser&Gio realizzano una caricatura dei cartelloni contro l'utero in affitto. Con la scusa di contrastare l'omofobia, tolgono dalla scena l'unica cosa importante: la cura dei figli. Nel primo manifesto era mostrato un bambino molto piccolo, con un codice a barre sul petto, che si agita disperato dentro un carrello, spinto da due ragazzi identificati come «genitore 1» e «genitore 2», e a fianco la scritta: «Due uomini non fanno una madre. #StopUteroinAffitto».Non importa che anche il giurì dell'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria (Iap), lo scorso 4 dicembre, abbia giudicato i manifesti di ProVita e Generazione Famiglia contro l'utero in affitto non offensivi e non in contrasto con il proprio codice. Per le sigle Lgbt quella resta una campagna omofoba e da censurare. Sergio Sormani e Giorgio Donders, coppia nella vita e sul lavoro con il nome d'arte SerGio, hanno infatti voluto replicare agli ormai celebri cartelloni, che denunciano la mercificazione di vite e copri, con una grottesca parodia che dovrebbe rileggere in chiave comica il messaggio contro la maternità surrogata. Ricordiamo che nel primo manifesto delle due organizzazioni aderenti al Family Day, era mostrato un bambino molto piccolo, con un codice a barre sul petto, che si agita disperato dentro un carrello, spinto da due ragazzi identificati come «genitore 1» e «genitore 2», e a fianco la scritta: «Due uomini non fanno una madre. #StopUteroinAffitto».I due sedicenti presentatori / intrattenitori, che si sono uniti civilmente lo scorso settembre, hanno rifatto il verso a questa immagine drammatica facendosi riprendere mentre spingono un carrello del supermercato che al posto del bambino contiene due palloni, uno da calcio e uno da rugby. La scena è corredata dalla scritta «due palle non fanno un etero #stopipocrisia #viveredaveri». Il tutto è presentato dal commento «etero e gay sono della stessa squadra».Il primo difetto di questa risposta strampalata alla campagna contro l'utero in affitto è che non fa ridere. La comicità di bassa lega su un argomento così drammatico non strappa un sorriso. Da uomini di spettacolo che si dicono capaci di «un duettare vivace ma sempre garbato» era lecito aspettarsi qualcosa di più ironico e pungente. Il loro scopo dichiarato di andare oltre la macchietta del «personaggio gay» probabilmente in questo caso non è stato raggiunto. Il sito gay.it fa sapere che questo è solo il primo dei tre meme pianificati, che compariranno sui social nelle prossime settimane. Magari sapranno fare di meglio. Sempre su gay.it si legge inoltre che a gennaio Sergio e Giorgio «pianificheranno anche un'affissione nella città di Milano, a spese proprie, per poi cercare qualche sponsor o associazione che possa contribuire per affiggerne almeno uno (simbolico) nelle principali città italiane».Ad ogni modo, la prima uscita di questa nuova campagna sostituisce un bambino con dei palloni, e sta proprio qui tutto il problema che sottende il pensiero di una certa area culturale, ovvero l'assoluta volontà di escludere dal dibattito pubblico il diritto del bambino a non essere frutto di un mercimonio e a non essere programmato come orfano di padre o di madre fin dal concepimento.Sia sul sito di riferimento della comunità arcobaleno sia in un video postato dai due presentatori lo scorso ottobre, riferendosi alle immagini di Pro Vita, si parla di manifesti contro le famiglie omogenitoriali e si tira in ballo l'omofobia. Eppure tutti dovrebbero ricordare che le affissioni delle due realtà pro family proposero anche la versione con due donne e con una coppia eterosessuale. Dunque l'utero in affitto e la compravendita di gameti umani sono stati denunciati in tutte le loro forme. Immancabili sono poi i richiami all'importanza dell'amore e ai bambini cresciuti da coppie di nonne o di zie per sostenere la causa dell'omogenitorialità. Fermo restando che nessuno vuole mettere in dubbio la capacita di amare di un omosessuale, il punto però resta sempre eluso: il migliore interesse del bambino è quello di cresce con un padre e una madre, è quello di non essere strappato dal seno materno a pochi minuti dalla nascita perché così è stabilito da un contratto; ed è quello di non essere frutto di una selezione di ovuli presi da una madre biologica che non avrai mai possibilità di conoscere. Insomma, il fatto che tutti noi viviamo nove mesi nell'utero di nostra madre non è un fatto indifferente come mettere nel carrello due palloni: c'è una comunione fisica, biologica ed emozionale che non può essere confutata. Bisogna quindi spiegare di nuovo che, agli orfani cresciuti con le zie, i genitori sono stati negati da un evento drammatico, mentre ai bambini ordinati con utero in affitto la madre è stata negata per una scelta di puro egoismo.Tutto questo non ha davvero nulla che fare con l'omofobia, e poterlo affermare con dei manifesti si chiama libertà di espressione del pensiero. Sempre più spesso infatti termini formulati per fermare la violenza hanno come unico risultato quello di limitare la libertà di parola di chi sostiene semplici principi in maniera argomentata, ovviamente nel pieno della legalità e del rispetto. Come hanno anche ribadito i massimi organismi di controllo sulle pubblicità.
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