2023-02-12
Per il Festival dei colpi bassi di Fedez, Fdi chiede la testa dei vertici Rai
Stefano Coletta e Amadeus (Ansa)
Dopo lo scoop della «Verità», che smaschera le balle sull’agguato a Bignami, il partito della Meloni attacca: «Killeraggio politico». Il direttore dell’Intrattenimento balbetta e il premier chiede un incontro con l’ad.Ha perso gli amici e la corriera. Il giorno dopo Stefano Coletta si ritrova solo ed è costretto a balbettare: se c’ero dormivo. Prova a far passare la tesi del colpo di sonno caro ad Alberto Sordi perché non è mai stato così in bilico. Dopo aver avallato - per responsabilità di ruolo - le comparsate di Fedez nel linciaggio di un viceministro e a favore dello spinello libero, il direttore dell’Intrattenimento prime time di Rai 1 è sotto attacco e non trova, nelle pieghe della giacca di velluto da freak, una giustificazione plausibile. Ieri Fratelli d’Italia ha chiesto le sue dimissioni, soprattutto dopo la rivelazione della Verità: l’agguato era stato studiato nei dettagli e il rapper aveva provato la parte prima di andare in onda.«Di fronte al 60% di share si sta parlando solo del caso Fedez», si difende nervosamente il manager in quota Pd. «Sono qui da 15 giorni, dormo tre ore a notte. Starei attento a parlare di omesso controllo. Se devo rispondere anche di ciò che un artista improvvisa sul palco, lo trovo non civile. Se dovessi rispondere per tutto ciò che avviene in diretta dovrei dimettermi tutti i giorni. Se devo dimettermi datemi la ratio, la diretta non è prevedibile. L’indicazione per tutti era di non fare riferimenti politici; seppure non ci fosse una par condicio nazionale ci sono le elezioni regionali. Mi sono dissociato subito dall’azione di Fedez, non ero a conoscenza che avrebbe strappato la foto di un viceministro».Stridore di unghie sui vetri, frasi che evidenziano una debolezza, di più una sudditanza nei confronti di un artista che aveva messo in difficoltà la Rai al Concertone del Primo maggio di due anni fa, quando aveva accusato l’azienda di censura. Ne nacque una storia di querele incrociate e dimenticate nel cassetto dall’azienda, dopo l’endorsement di Enrico Letta e Giuseppe Conte a favore di Fedez. Coletta è costretto ad ammettere che il signor Ferragni, forse per ripagarsi del flop di Muschio Selvaggio su Rai 2 (un misero 3% di share), ha voluto ritagliarsi una notte da croupier rivoluzionario truccando le carte. Ricostruisce il dirigente Rai: «Solo nell’imminenza della messa in onda abbiamo saputo che Fedez non avrebbe più portato il testo che ci era stato dato da giorni, rifiutandosi di consegnare quello nuovo. Controlliamo tutti i testi, anche quello dei segmenti minori. Abbiamo ricevuto quelli degli altri performer, solo lui ha cambiato». Il massimo dirigente non è intervenuto per paura che, dopo un’oscena risata come quella riservata a Emanuela Orlandi, il rapper avrebbe strillato alla censura preventiva.È un’ammissione di colpa che indebolisce ancora di più la posizione del manager. Sapeva del cambiamento e del rifiuto di condividere il nuovo intervento, ha comunque deciso di far finta di niente e di trattare Federico Lucia diversamente da tutti gli altri. Di passare sopra alla presa in giro personale e di lasciarlo libero di completare l’opera da killer. Motivo per il quale nessuno oggi aiuta Coletta a uscire dalla palude. Non la presidente, Marinella Soldi, ancora contrariata per essere stata bypassata sull’invito a Sergio Mattarella; non l’ad, Carlo Fuortes, che si è dileguato (ma il premier Giorgia Meloni ha preteso un incontro); non il sindacato sul piede di guerra per gli organici; non la Commissione di Vigilanza che, in attesa del nuovo presidente, semplicemente non esiste.Così lo tsunami si abbatte su Coletta in procinto di essere rispedito nello zoo politico di Rai 3. Il cartellino rosso arriva da Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura: «Fate una narrazione unidirezionale, invece deve essere completa. Rappresento una parte politica che ha sfiorato il 30% e siamo difensori dei valori tradizionali. Esprimeremo nuovi dirigenti. Non so quando, non dipende da me, ma penso che saranno cambiati i vertici Rai». Aggiunge Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera: «In Rai tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla, rendendosi di fatto complici del soliloquio politico di Fedez e del suo attacco a un viceministro. Il suo show sarebbe stato provato prima della messa in onda. Si tratta di dettagli inquietanti. Emerge che il palco dell’Ariston si è trasformato, con il consenso e beneplacito della Rai, in una tribuna elettorale». La conseguenza è scontata: «Chi è incapace di garantire la pluralità del servizio pubblico deve lasciare il suo incarico». Sulla stessa linea d’onda il deputato Manlio Messina e il senatore Marco Lisei, entrambi di Fdi. «Il doppiopesismo della Rai non è più accettabile. Gli attacchi di Fedez non sono una spiazzante improvvisata ma un killeraggio politico che i vertici della Rai, consapevoli, hanno permesso. La Verità ci racconta che in un primo momento la foto sventolata dall’indomito rapper fosse prevista a testa giù. Questi sono i valori costituzionali decantati dal palco?».Incaricata della difesa d’ufficio dal Nazareno, Simona Malpezzi ritiene «paradossale la richiesta di dimissioni dei dirigenti Rai. Fedez non ha detto né mostrato nulla che già non fosse pubblico e risaputo. Tira aria da Minculpop». Nel Pd incassano il dividendo ma sanno che la falla è enorme, intollerabile per un servizio pubblico. La Rai potrebbe essere esclusa dall’assegnazione dei diritti futuri sul festival; la convenzione scade proprio quest’anno. L’unico a non cogliere la deriva politica da festa dell’Unità è il finto equidistante Amadeus. «Con il 66%, nuovo record di share, non parlo di politica. Difendo ciò che avviene su questo palco a spada tratta. Se c’è qualcuno che non apprezza l’arte non lo commento neanche». Un’arte corrotta dall’ideologia, dove le canzoni sono jingle fra un comizio e l’altro. Un’arte fasulla, stroncata dal suo collega Linus con un flash definitivo: «Più che il festival dei diritti ho visto il festival dei dritti».
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