2018-04-19
Per favore, almeno fate la legge elettorale
Lo spettro di tornare alle urne resta sempre sullo sfondo. Un nuovo voto sarebbe la dimostrazione di un fallimento. Ma il fiasco è in primo luogo del pessimo Rosatellum. E cosa vieta di trovare un'intesa per cancellarlo, visto che il Parlamento è in funzione?Ma perché, intanto, non fanno una nuova legge elettorale? Che stanno aspettando? L'ispirazione divina? Il Mago Otelma? L'esploratrice Casellati? Indiana Jones alla ricerca del quorum perduto? La congiunzione astrale del Mattarellum in Capricorno con ascendente Porcellum? Abbiamo fior fior di parlamentari che bivaccano nel nulla da mane a sera, occupano i talk show tv non sapendo come ammazzare il tempo, affollano i bar rimpiangendo i bei tempi in cui la buvette era sostanzialmente gratis: perché non si impegnano per produrre subito una bella legge capace, caso mai dovessimo andare al voto, di produrre un risultato un po' meno incerto del presente? Chi o cosa glielo impedisce? Vedo già le sopracciglia alzate dei mestieranti di palazzo. Eh, uh, no, mah, come si fa, acciderbolina, non è possibile, che cosa stai dicendo? Eppure a me sembra un ragionamento esemplare: il governo non c'è ancora e forse non ci sarà a breve, miracoli di Elisabetta Casellati esclusi. Però il Parlamento è regolarmente in funzione. O almeno dovrebbe. Non mi risulta che deputati e senatori siano caduti in letargo né che siano stati colti da paralisi progressiva alle meningi. E, lo sappiamo tutti, quella elettorale è una tipica legge di iniziativa parlamentare. Che, cioè, spetta alle Camere. Mica all'esecutivo che non c'è. Dunque, che stanno aspettando? Perché non si muovono? Perché non provvedono? Qui vedo la seconda alzata di sopracciglia dei soliti esperti. Eh, uh, no, mah, che tipo di legge elettorale si potrà mai fare, come si fa a trovare l'accordo, uno vuole il premio di partito, l'altro di coalizione, l'intesa è impossibile, etc etc. Tutte argomentazioni molto valide, nell'ottica del retrobottega di palazzo. Ma che lasciano il tempo che trovano. Perché alle persone comuni, quelle che amano più la sostanza delle cose che i bizantinismi della politica, la questione sembra molto semplice: ma chi l'ha detto che siamo condannati per sempre al Rosatellum? Chi l'ha detto che dovremo tenerci in eterno una legge elettorale che tutti giudicano schifosa e che ha prodotto come risultato l'impasse di questi giorni? Perché non si può cambiare? Dove sta scritto? Nel mondo delle persone normali, in genere, funziona così: se una cosa fa schifo, si cerca di cambiarla. Perché non dovrebbe valere in Parlamento?Luigi Di Maio e Matteo Salvini forse non riusciranno a fare un governo insieme. Però hanno fatto insieme alcuni passaggi delicati in queste settimane, a cominciare dall'elezione dei presidenti delle Camere e dei presidenti delle Commissioni uniche. Perché, mentre si aspetta il risultato dell'esplorazione, non chiedono ai loro parlamentari di cercare anche un'intesa per cambiare la legge elettorale? Il premio di maggioranza alla coalizione non va bene? Quello al partito neppure? Si trovi un'altra strada. Ci sono il doppio turno alla francese, il modello dei sindaci, il voto alternativo, il doppio salto carpiato con avvitamento a destra, il tarapia tabioco come se fosse Antani: una persona normale non può pensare che non esista nel mondo un sistema elettorale capace di dare una maggioranza stabile a questo Paese, vi pare? E allora trovatelo. E approvatelo. Mentre l'esploratrice finisce di esplorare, voi cambiate la legge. A oggi non sappiamo se il (sottolineo con soddisfazione: il) presidente del Senato Casellati troverà una soluzione. E non sappiamo se, nel caso non la trovasse, dal cilindro del Quirinale spunterà qualche altro governo, possibile o impossibile, più o meno duraturo. In ogni caso una cosa è certa: lo spettro di nuove elezioni a breve resta sempre sullo sfondo, quella delle urne è un'opzione possibile, anche se forse non la più gradita dai cittadini. Si capisce: tornare a votare sarebbe la dimostrazione di un fallimento. Ma il fallimento è, in primo luogo, proprio del Rosatellum. E allora sarebbe ancor più fallimentare se si dovesse tornare a votare con lo stesso sistema, che si è già dimostrato disastroso. Quindi ci permettiamo di ripetere la domanda: perché Lega e 5 stelle non si mettono d'accordo per intervenire? Perché i parlamentari invece di stare al bar non si mettono subito al lavoro? Che cosa stanno aspettando? Speriamo in una risposta. Possibilmente prima della fine della loro partita di biliardo.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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