2018-06-22
L'Inpgi è in perdita e querela i propri giornalisti per un milione di euro
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Situazione kafkiana per 14 giornalisti chiamati in causa per aver scritto del loro stesso ente di previdenza. Due avevano criticato la mancata costituzione civile nell'inchiesta Sopaf. Lo storico giudiziarista Frank Cimini: «Walter Tobagi non avrebbe mai fatto una cosa simile».L'Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalisti in Italia, chiede risarcimento in sede civile ai giornalisti che ne hanno scritto in passato. Sembra un gioco di parole, in realtà è una storia kafkiana e a tratti surreale dove le vittime sono quindici colleghi, 2 a Milano e 12 a Roma, raggiunti da cause civili dell'ente previdenziale della loro stessa categoria per la cifra complessiva di un milione di euro. La vicenda è stata raccontata oggi nella sala stampa del tribunale di Milano da Alessandro Galimberti, presidente dell'Unci (Unione Nazionale Cronisti Italiani) alla presenza di Frank Cimini e Manuela D'Alessandro, due dei colleghi citati in giudizio per un articolo scritto sul sito indipendente Giustiziami. Ingpi chiede loro 75 000 euro. Il motivo? La storia risale ormai a tre anni fa. I due cronisti di giudiziaria sarebbero stati responsabili di essersi posta la domanda sul motivo per cui la cassa di previdenza non si era costituita parte civile nel processo che vedeva indagati tra gli altri il presidente Andrea Camporese. «Cari giornalisti, siete contenti che l'ente che custodisce le vostre pensioni non cerchi di rimettere in cassa quasi otto milioni rubati agli iscritti attraverso una presunta truffa?» si legge nell'articolo. «Questo sta accadendo nel processo milanese a Giorgio e Luca Magnoni, padre e figlio, accusati di avere raggirato, attraverso la fallita holding Sopaf di cui erano amministratori, gli enti previdenziali di medici, ragionieri e, appunto, giornalisti. Nell'udienza di oggi hanno chiesto di costituirsi parti civili l'Enpam (Ente Nazionale dei Medici) e la cassa previdenziale dei ragionieri, nessuna istanza invece è arrivata dall'Inpgi. Come mai? Facciamo un'ipotesi. Forse perché il presidente dell'Inpgi Andrea Camporese è tra gli indagati in un rivolo di questa indagine?». Semplici domande, diritto di cronaca. Per di più l'anno dopo l'Inpgi si costituì parte civile e Camporese è stato assolto dalle accuse. Ma c'è qualcosa di più. E' vietato criticare l'ente di previdenza della nostra categoria? Soprattutto è mai possibile che un sindacato di giornalisti, contiguo all'Inpgi, che ogni giorno dice di battersi contro le fake news e contro le querele temerarie, poi invece non dica nulla su questa richiesta danni ai colleghi? «Ogni giorno» dice Galimberti, «la Fnsi (il sindacato dei giornalisti, ndr) fa pubbliche professioni di difesa della libertà di espressione, e da almeno due anni ha dichiarato guerra a quelle che vengono definite le querele temerarie. Sembra davvero incoerente che di fronte a una formulazione di critica giornalistica assolutamente pertinente l'Inpgi faccia un'azione di citazione a giudizio che somiglia molto alla temerarietà». A quanto pare la decisione di intraprendere l'azione civile sarebbe stata presa dal consiglio di amministrazione ora presieduto da Marianna Macelloni. Del resto il bilancio 2017 ha chiuso con un disavanzo di gestione di 100,613 milioni di euro. E proprio Macelloni spiegò in aprile che "questa è in estrema sintesi la fotografia del primo bilancio in perdita della storia dell'Istituto. Una perdita tutta imputabile allo sbilancio tra entrate contributive e prestazioni previdenziali. Sono i numeri di una vera emergenza che non mostra nessuna inversione di tendenza». Cimini ha spiegato «che sarebbe bastato mandare una lettera di smentita, invece questo appare un atto intimidatorio». Per di più i due cronisti non hanno mai partecipato politicamente alle attività dell'Inpgi («Non voto da anni alle elezioni politici, figuriamoci a quelle dell'Inpgi» dice Cimini). E D'Alessandro aggiunge di essere rimasta spiazzata, anche perché «dopo oltre mille pezzi sul blog, a volte anche duri, non avevamo mai ricevuto querele o citazioni». La causa si svolgerà a Roma. Il sindacato tace. Anzi, a portare avanti l'azione civile sarebbero stati gli eredi di Stampa Democratica, il vecchio sindacato fondato da Walter Tobagi, il giornalista del Corriere della Sera ucciso dalle Brigate Rosse il 28 maggio del 1980. Cimini lo conosceva bene, quando lavorava al Manifesto. «Non lo avrebbe mai fatto».