2025-11-21
Pensioni truccate a «Repubblica»: patteggia lo stato maggiore di Gedi
L'amministratore delegato di «Repubblica», Monica Mondardini, e il presidente del gruppo editoriale «L'Espresso», Carlo De Benedetti (Ansa)
La truffa milionaria all’Inps costa solo cinque mesi a Monica Mondardini, braccio destro di Carlo De Benedetti. Pena definita «incongrua» dal gip che aveva rifiutato la proposta due anni fa. Accolta la richiesta per altri 15 imputati, risarciti quasi 20 milioni.Ha dovuto attendere due anni, ma alla fine il braccio destro di Carlo De Benedetti, Monica Mondardini (oggi ad del gruppo Compagnie industriali riunite), ha ottenuto di patteggiare una pena di soli 5 mesi per la truffa milionaria ai danni dell’Inps perpetrata dal gruppo editoriale Gedi (che all’epoca controllava La Repubblica, L’Espresso, testate locali e diverse radio) quando era lei a guidarlo.Hanno patteggiato anche altri 15 imputati, concordando pene che vanno da 5 mesi e 29 giorni a un anno. L’esecuzione è stata sospesa ed è stata garantita a tutti la non menzione sul casellario. La pena più pesante (12 mesi) è toccata all’ex capo delle risorse umane di Gedi, Roberto Moro. Ma anche lui può tirare un sospiro di sollievo. Due anni fa il gip Andrea Fanelli del tribunale di Roma aveva rigettato l’istanza di patteggiamento di alcuni imputati eccellenti, tra cui Mondardini e Moro, proposta che era stata approvata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dalla pm Claudia Terracina. L’inchiesta era quella sui prepensionamenti truccati del gruppo Gedi (i requisiti venivano raggiunti in vari modi, modificando i libretti di lavoro o demansionando i dirigenti o spostando i dipendenti da un’azienda all’altra), ossia della casa editrice all’epoca di proprietà di De Benedetti, e Fanelli aveva ritenuto che l’offerta di Mondardini e Moro e delle cinque società (Gedi Gruppo editoriale Spa, Gedi news network Spa, Gedi printing Spa, A. Manzoni & C. Spa ed Elemedia Spa) che si sono offerte di patteggiare fossero davvero troppo morbide.La pena concordata con la pm Terracina dalla Mondardini (difesa dall’ex Guardasigilli Paola Severino e da Maurizio Bellacosa) e da Moro (assistito da Francesco Dottore), era di cinque mesi e dieci giorni di reclusione con pena sospesa.Ma Fanelli nella sua decisione aveva scritto che non erano concedibili le attenuanti «in quanto il vantaggio ricavato non è “minimo” come richiesto dalla norma (essendo - anche a voler accogliere la tesi degli istanti in ordine alla quantificazione del profitto conseguito - superiore a un milione e mezzo di euro) e, soprattutto, in quanto non può assolutamente definirsi “particolarmente tenue” il danno cagionato all’Inps (pari a oltre 15 milioni)». Il gip aveva definito la pena concordata con la Procura da Mondardini e Moro «manifestamente incongrua per difetto rispetto al disvalore dei fatti loro contestati e al ruolo dagli stessi rivestito nell’ambito dell’attività delittuosa». Non basta. Per il giudice «le loro condotte avevano consentito agli enti del gruppo Gedi di conseguire un consistente profitto e, soprattutto, avevano cagionato all’Inps di entità assai rilevante». Inoltre, sempre per Fanelli, «gli stessi avevano rivestito un ruolo di primo piano nell’ambito della realizzazione della complessa truffa ordita in danno dell’Inps». Il 13 ottobre scorso (ma la notizia ha iniziato a circolare solo ieri), il giudice del dibattimento, Giulia Cortoni, non ha ritenuto di fare propria la linea intransigente del collega e ha considerato le attenuanti generiche equivalenti per i due imputati Vip e prevalenti per la maggior parte degli altri ex dipendenti del gruppo che hanno patteggiato. Alla fine la Mondardini, che per Fanelli era una delle menti della truffa, ha dovuto aggiungere solo 19 giorni rispetto alla proposta rigettata due anni fa, mentre a Moro è andata un po’ peggio. A entrambi è stata inflitta una multa da 900 euro.Hanno patteggiato, tra gli altri, anche un ex sindacalista della Cgil e l’ex segretaria del direttore dell’Espresso. Alla fine la Procura di Roma ha disposto come risarcimento in favore dell’Inps la somma complessiva di 16.107.539 euro (compresi 639.894 euro a titolo di interessi legali). All’inizio dell’inchiesta la Guardia di finanza aveva valutato che il danno per l’Inps fosse di circa 22 milioni per le pensioni erogate sulla base di documentazione fasulla a un’ottantina di dirigenti e impiegati che avevano usufruito dello scivolo quando erano poco più che cinquantenni. All’epoca l’ingiusto profitto ottenuto da Gedi, gruppo che aveva evitato di pagare contributi previdenziali e stipendi, era stato valutato in circa 38,9 milioni. Per questo nel dicembre del 2021, dopo tre anni di indagini, era stato deciso un sequestro preventivo di pari importo. A ottobre il giudice Contorni ha disposto la restituzione di 19,2 milioni al gruppo editoriale, dopo avere ordinato «la confisca e la devoluzione all’erario» della somma di ulteriori 3,5 milioni.Il giudice, nell’udienza dello scorso 13 ottobre, dopo avere preso atto che l’ente previdenziale era stato integralmente risarcito dalle società sotto inchiesta, ha autorizzato la sospensione del procedimento con messa alla prova nei confronti di 7 imputati fra cui Romeo Marrocchio (che ha versato 15.000 euro), ex manager del gruppo Gedi e, successivamente, capo del personale del gruppo Sole 24 ore, l’ex dirigente Giovanni Dotta e Felicita Mornata.Quello della Mornata era considerato uno dei casi più emblematici, come hanno scritto in un’annotazione le Fiamme gialle: «L’imponente truffa posta in essere ai danni dell’Inps, a parere di questa polizia giudiziaria, è stata finalizzata non a scongiurare un ipotetico stato di crisi aziendale (che poteva portare a una eventuale vertenza tesa al licenziamento di personale), ma alla massimizzazione dei profitti. In tal senso, come detto, è paradigmatica la vicenda di Felicita Mornata che, pur essendosi proposta per essere impiegata come collaboratrice esterna della Somedia Spa (per la quale era stata espressamente richiesta), è stata deliberatamente e fittiziamente assunta dalla A. Manzoni & c. Spa e da quest’ultima poco tempo dopo prepensionata, per continuare la propria attività come consulente esterno della stessa Somedia Spa».Il processo prosegue con rito ordinario per una sessantina di ex dipendenti.