2025-11-21
Concia: «La separazione delle carriere è di sinistra»
L’ex parlamentare del Pd e attivista Lgbt: «Sono favorevole da 30 anni, i dem non si schiaccino sulle posizioni dell’Anm. Non mi piace il progressismo delle scomuniche. Via il prosciutto dagli occhi: l’estremismo islamico è nemico dei diritti».Anna Paola Concia, sono passati dieci giorni dalla sua lettera aperta alla sinistra. Reazioni?«Nessuna».Silenzio tombale?«Qualcuno mi ha scritto privatamente, ma nessuna risposta pubblica. Perciò ignoro completamente cosa pensino».Dieci giorni fa, Anna Paola Concia, ex parlamentare Pd, attivista dei diritti civili, omosessuale dichiarata che vive con la compagna a Francoforte ma è presentissima nel dibattito italiano, curatrice del volume appena uscito Quel che resta del femminismo (Liberilibri) e fondatrice del Comitato per il sì al referendum sulla separazione delle carriere dei giudici, ha scritto sul Foglio un accorato j’accuse contro il dogmatismo della sinistra che, per stigmatizzare i critici dell’estremismo woke, non esita ad applicare «censura, violenza, gogna, emarginazione, esclusione».Sperava in una risposta dai leader o da persone rappresentative dei partiti a cui si è rivolta?«Quella lettera era il frutto di una lunga riflessione. Ho letto parecchi saggi di autori stranieri sull’argomento e da tanto tempo mi interrogo su questi temi. L’ho scritta con il cuore in mano, nella speranza che, almeno, facesse riflettere».Insomma, si aspettava qualcosa di più?«So che tanti condividono quelle riflessioni, ma non si espongono».Per paura, pigrizia, rassegnazione?«Essendo stata a lungo nel Pd, penso che non si voglia mettere in discussione la linea del partito».Per non disturbare il manovratore?«È un momento delicato, in cui è difficile fare discussioni aperte sull’efficacia di alcune battaglie sui diritti civili e sulle donne».Si aspettava un segnale da Elly Schlein?«No. Magari una riflessione l’avranno fatta tra loro. Forse da qualche riformista mi aspettavo una reazione, anche privata».Invece?«Qualcuno mi ha scritto, bell’articolo... Con qualche riformista del Pd mi sarebbe piaciuto fare due chiacchiere. Ma la tendenza a rimuovere è prevalente. Comunque, a me farebbe piacere che anche la destra si interrogasse sui diritti civili».Giusto.«Penso che la polarizzazione tra destra e sinistra su questi temi sia una iattura che non fa fare neanche mezzo passo avanti. La sinistra ha il monopolio dei diritti civili e la destra il monopolio anti diritti civili. È una situazione manichea che, secondo me, non corrisponde neanche alla realtà delle persone sia di destra che di sinistra, perché ci sono posizioni miste e più sfumate».Nel finale della lettera ha scritto di non riconoscersi «in questa sinistra che ha sostituito il pensiero con la paura di sbagliare parola». E quando si sbaglia cosa succede?«Ormai la politica ha adottato le formule e le modalità oppositive dei social. Invece di provare a confrontarsi, se si sbaglia parola piovono scomuniche».Mi viene in mente la vicenda dell’ex assessore alla cultura di Livorno Simone Lenzi.«La conosco. Grazie al comportamento di cui il Pd locale non può andare orgoglioso, sono diventata amica di Lenzi. Ha subito la gogna…».Aveva ironizzato sull’arte didascalica postando la statua di una donna con il pene, un trans, accompagnata dalla parola «woman».«È stato accusato di essere omofobico e transfobico, cosa falsa, e fatto fuori dall’incarico di assessore, ruolo nel quale ha sempre dimostrato grande attenzione ai diritti Lgbt». Mi viene in mente anche il caso del ministro Eugenia Roccella, crocifissa per aver parlato delle «gite» ad Auschwitz che hanno lasciato in eredità molto antifascismo senza cancellare l’antisemitismo.«Quel concetto si poteva esprimere meglio. Mi è capitato di portare dei ragazzi ad Auschwitz e riconosco che c’è una riflessione da fare su ciò che hanno prodotto le visite ai campi di concentramento e le giornate della memoria. È giusto interrogarci sulla retorica della Shoah, perché oggi l’antisemitismo è riscoppiato in tutto il suo orrore. Il ministro non ha usato le parole giuste, ma senza gridare allo scandalo, le avrei corrette, raccogliendo il suo invito a riflettere sull’argomento».Ha anche detto che le università, che dovrebbero essere il luogo del confronto, sono diventate luogo di settarismo.«L’ho scritto anch’io. Le università tolgono la parola a chi dissente, impedendo il confronto tra chi ha idee diverse».Rinfreschiamo la memoria con il caso di Emanuele Fiano?«E il caso di Maurizio Molinari, di David Parenzo e di Daniele Capezzone, l’unico non ebreo dei quattro».Che reazioni ha avuto la sua denuncia del dogmatismo che accomuna le battaglie Lgbt e pro Pal?«Irritate. È evidente che spesso quelle battaglie sono portate avanti dalle stesse persone, con modalità politiche per me inaccettabili». Ha evidenziato un parallelismo scomodo tra battaglie Lgbt e pro Palestina.«Sono battaglie diverse, assimilate dallo stesso dogmatismo, che ha allontanato molte persone di sinistra, costrette a rifugiarsi nel silenzio per non essere massacrate».Come valuta l’innamoramento italiano per il nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani?«La sinistra è sempre affascinata dal papa straniero. Premettendo di aver votato per Mamdani, Antonio Monda ha scritto che sarebbe un errore madornale illudersi di applicare le sue proposte in Italia. Ho letto su un giornale un titolo sognante: “Se Mamdani fosse sindaco di Milano…”».È un’infatuazione?«Chi di noi non è d’accordo con il sostegno ai deboli, gli asili e i trasporti gratuiti? Sono una donna di sinistra, approvo il sostegno ai più deboli, tanto più in una città dov’è difficile vivere anche per il ceto medio. Se lo facessero il giorno dopo il comune di New York sarebbe in bancarotta. Non sono i buoni propositi, ma le ricette a dover funzionare. Perciò, sarei più prudente».Fondamentalismo islamico e estremismo Lgbt sono la nuova miscela vincente?«No perché, com’è noto, sono incompatibili. La sinistra deve togliersi il prosciutto dagli occhi, riconoscendo che l’estremismo islamico cancella le donne, ammazza gli omosessuali e discrimina i diversi».Come mai una contraddizione così palese non ha sfiorato le piazze pro Pal?«È una domanda da rivolgere a loro. Come fate a giustificare Hamas che ammazza gli omosessuali e opprime le donne? Da femminista universalista, mi batto per i diritti delle donne ebree, palestinesi, iraniane, afghane...».In Italia, nominando vicepresidente della Toscana Mia Diop, si copia la formula Mamdani?«Pur apprezzandola, penso che un ruolo così di primo piano potrebbe non giovare né a lei né al suo futuro politico».Lei è tra i fondatori di «Sìsepara», il Comitato per il sì al referendum sulla separazione delle carriere: gli anatemi se li cerca?«Da 30 anni sono favorevole alla separazione delle carriere che è da sempre una battaglia della sinistra. Sarebbe sorprendente se arrivasse un anatema su un argomento oggetto di referendum e che a sinistra è stato ampiamente condiviso».La rigidità che si registra dipende dal ruolo della magistratura militante?«In questo momento, soprattutto nel Pd, si discute se sia il caso di schiacciarsi sulle posizioni dell’Anm. Questa legge è una parte della riforma che vuole promuovere il giusto processo, con un giudice terzo e una carriera separata da quella del pm. È una legge in vigore in tutte le democrazie occidentali. L’articolo 104 della Costituzione non cambia, viene solo aggiunta la creazione di due Csm, uno per i giudici e l’altro per i Pm. L’indipendenza della magistratura, che è un principio importante, rimane inalterata. Quello che decade è il potere delle correnti che decidono trasferimenti, promozioni, incarichi…».È il sistema del sorteggio che disturba i magistrati?«Che è già in uso nella composizione del Tribunale dei ministri. L’Anm obietta che chiunque non può far parte del Csm. Perché? I magistrati superano già un concorso e per accedere al Csm devono avere anni di esperienza. Il paradosso è che chi sostiene la riforma ha più fiducia nella competenza dei giudici di quanto non ne abbiano i contrari».Perché il presidente dell’Anm Cesare Parodi evita il confronto con il ministro Carlo Nordio?«In Germania non sarebbe possibile che, per contrastare una legge del Parlamento, un gruppo di magistrati aprisse la sede del loro comitato nel palazzo della Cassazione. Qui l’imparzialità dei giudici è sacra: non possono andare in tv e rilasciare interviste. Evitare il confronto con il ministro per non trascinare il dibattito sul terreno politico, come ha detto Parodi, è pura ipocrisia. Con il sottosegretario alla Giustizia Paolo Sisto l’ha fatto».Ernesto Galli della Loggia ha scritto che eticizzando la politica la sinistra tende a concepirla «come lotta tra il bene e il male, eredità della sua convinzione… di essere la rappresentante per antonomasia del progresso», il che instaurerebbe un senso di superiorità e toglierebbe legittimità all’avversario. È così?«Sì, è così. Bisogna riconoscerlo». La sinistra ha metabolizzato l’arrivo al governo di una destra guidata da una donna o deve fare ancora un po’ di strada?«Penso che l’abbia faticosamente metabolizzato».In una recente intervista il professor Luca Ricolfi ha detto che «gli intellettuali e i giornalisti di sinistra sono la maggiore sciagura cognitiva che si sia mai abbattuta su uno schieramento politico: anziché aiutare a comprendere la realtà, fanno l’impossibile per celarne i lati sgradevoli». Cosa ne pensa?(Ride) «È una lettura severa che forse non aiuta la riflessione. Ma non è stato il destino cinico e baro a far vincere la destra nel 2022. Interrogarsi sulle ragioni e su che cosa di noi ha contribuito alla vittoria della destra aiuterebbe a non perseverare nell’errore».Ho visto che ha gioito per il suicidio assistito contemporaneo delle gemelle Kessler: non è estremismo woke anche quello?«No e sono contenta di vivere nel Paese dove questo è possibile. Forse bisognerebbe interrogarsi laicamente su questo tema. Anche perché non è un obbligo, ma una libera scelta in una società civile. Sono per il libero arbitrio sulla propria vita e sulla propria morte».Contesto l’uso dell’aggettivo propria: non decidiamo noi di venire al mondo perciò non possiamo disporne.«Invece, nel momento in cui veniamo al mondo, nell’età adulta siamo padroni della nostra vita».La morte diventa un fatto di carte bollate?«Non è così. Il suicidio assistito non è una scelta leggera. Evidentemente il dolore di vivere era più forte del dolore di morire».Quella che lei chiama società libera e civile nasconde il nichilismo?«Non è nichilismo».E che cos’è?«Una scelta di autodeterminazione».