2018-03-22
Pensionamenti sospetti, la Guardia di Finanza a «Repubblica»
Sequestrati documenti al gruppo Gedi nell'inchiesta su una presunta truffa all'Inps. Il titolo perde in Borsa Hanno messo le mani sui conti economici e sui contratti dei dipendenti prepensionati o trasferiti ad altre mansioni. Per verificare la correttezza delle attività che hanno permesso all'allora gruppo Espresso - oggi Gedi spa dopo la fusione con Italia editrice che edita La Stampa e Il Secolo XIX - , e alla controllata Manzoni pubblicità, di accedere alle provvidenze statali e alle facilitazioni contributive previste dal riconoscimento dello stato di crisi nel settore dell'editoria tra il 2012 e il 2015, gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria di Roma, ieri mattina, hanno perquisito la sede amministrativa dell'azienda. Lo stato di crisi dichiarato dal Gruppo editoriale della famiglia De Benedetti era farlocco? L'ipotesi della Procura di Roma (l'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Francesco Dall'Olio) è «truffa ai danni dell'Inps». L'indagine nasce da una sofferta inchiesta interna avviata dall'istituto di previdenza nel mese di maggio del 2016, dopo una denuncia via mail di un dipendente del gruppo di Marco De Benedetti inviata direttamente al presidente Tito Boeri. Per comprendere fino in fondo la delicatezza della faccenda va ricordato che il presidente dell'Inps è stato per anni editorialista del quotidiano Repubblica e che è direttore scientifico in aspettativa della fondazione De Benedetti. Dopo la segnalazione via posta elettronica i vertici dell'istituto previdenziale hanno deciso di approfondire le accuse, a una condizione: che gli stessi accertamenti fossero estesi ad altri gruppi, a partire da Sole 24 ore e Rcs. Nella denuncia si delineava un quadro inquietante: organici aziendali gonfiati pochi mesi prima della dichiarazione dello stato di crisi e personale spostato da una società all'altra per attingere a piene mani alla Cassa integrazione e attivare contratti di solidarietà. E ancora: dirigenti demansionati sulla carta a poligrafici per poterli prepensionare, in qualche caso anche senza l'età giusta. E così, dopo una prima verifica positiva, le direzioni competenti dell'Inps cominciano a cercare i primi riscontri che finiscono, nero su bianco, in una segnalazione al ministero del Lavoro, firmata da Massimo Cioffi, ex direttore generale dell'Inps poi rimosso dopo un lungo braccio di ferro con il presidente Boeri. La segnalazione arriva anche in Procura. E ora i riflettori sono puntati su due operazioni di ristrutturazione dell'azienda che avrebbe chiesto il riconoscimento di esuberi assumendo altro personale poco prima, anche dall'esterno del gruppo. Nella segnalazione Cioffi riportava anche i nominativi di sette dirigenti trasformati in «quadro» per essere messi in panchina in anticipo: secondo gli accertamenti delle direzioni dell'Inps i nuovi lavoratori «assunti» non sarebbero neppure usciti dalle aziende di origine. Ma tra il 2012 e il 2015 sono stati concessi per decreto al gruppo editoriale L'Espresso e alla Manzoni Spa 187 prepensionamenti di poligrafici e 69 di giornalisti, tutti a carico dello Stato e degli istituti di previdenza di appartenenza (Inps e Inpgi), mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di solidarietà. Il danno che avrebbe subito l'Inps sarebbe stato quantificato in circa 30 milioni di euro. Da Gedi Spa ieri hanno comunicato alle agenzie di stampa che l'ufficio del personale del gruppo sta fornendo piena collaborazione agli inquirenti per consegnare copia dei fascicoli dei dipendenti indicati dalla Procura nel decreto di acquisizione della documentazione. E sostengono di essere certi di dimostrare «l'assoluta regolarità delle pratiche». Il titolo ha perso il 4,7% in Borsa.
(Ansa)
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